robotica

Verso l’Internet delle Abilità: l’integrazione tra AI e Robotica nell’era di Industria 5.0

Nel corso del suo intervento all’Industry 4.0 360 Summit Bruno Siciliano, professore ordinario di Automatica e Robotica all’Università di Napoli Federico II, ha spiegato come l’integrazione dell’AI alla robotica possa contribuire alla transizione verso un’industria umano-centrica.

Pubblicato il 21 Mar 2025

bruno-siciliano


Il ruolo della robotica nel supportare il passaggio da Industria 4.0 a Industria 5.0 e le nuove frontiere applicative aperte dall’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nei robot: sono alcuni dei punti salienti dell’intervento di Bruno Siciliano, professore ordinario di Automatica e Robotica all’Università di Napoli Federico II, nel corso dell’Industry 4.0 360 Summit.

Siciliano, figura di spicco nel panorama internazionale della robotica, ha parlato della sfida di sviluppare un’intelligenza artificiale fisica, sottolineando i rischi di un uso indiscriminato di tali tecnologie e promuovendo il concetto di “Internet of Skills”, l’Internet delle Abilità che valorizza le competenze umane, e IAT, InterAction Technologies, le tecnologie dell’interazione tra uomo e robot.

La sfida strategica per l’Europa nel contesto globale dello sviluppo della robotica e dell’AI

Parlando delle recenti evoluzioni nel campo della robotica, rese possibili dall’integrazione con l’intelligenza artificiale, Siciliano ha evidenziato il rischio che l’Europa possa trovarsi schiacciata tra le potenze della Cina e degli Stati Uniti, schiacciata come un “sandwich”.

Da un lato vi sono infatti i grandi capitali di investimento provenienti dalla Silicon Valley (Stati Uniti); dall’altro, vi è la proliferazione di società cinesi che stanno investendo massicciamente nel campo della robotica umanoide e dell’Intelligenza Artificiale.

“L’Europa, a mio avviso, sconta una mancanza di mentalità imprenditoriale e di una forte propensione verso investimenti ad alto rischio e alto potenziale di guadagno. Questo espone il continente al rischio concreto di rimanere schiacciato tra queste due potenze”, commenta il professore.

Verso le tecnologie dell’interazione

Le innovazioni nel campo dell’AI fisica, tra cui le ultime uscite Gemini Robotics di Google e Isaac GR00T N1 di Nvidia, segnano un importante punto di svolta nella transizione dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (IT) verso quelle dell’interazione (IAT).

“Non si tratta di una semplice evoluzione terminologica, ma un cambiamento di paradigma che pone al centro l’importanza dell’azione fisica”, spiega il professore.

L’acronimo IAT è stato proposto, in collaborazione con il professor Antonio Bicchi, non solo per distinguersi dal consolidato IT, ma soprattutto per sottolineare il ruolo cruciale dell’interazione fisica nel contesto delle nuove tecnologie.

“La robotica viene tradizionalmente definita come la connessione intelligente tra percezione e azione”, spiega il professore. “Ma mentre le attuali tecnologie dell’informazione e i software di intelligenza artificiale, inclusa l’AI generativa, eccellono nella parte cognitiva e percettiva, spesso manca la componente attuativa, la capacità di agire concretamente nel mondo fisico”.

Per questo, aggiunge il professore, l’uso indiscriminato di queste tecnologie puramente cognitive nel campo della robotica potrebbe comportare rischi.

La transizione verso le tecnologie dell’interazione (IAT) riconosce, quindi, che l’Intelligenza Artificiale del futuro dovrà essere di tipo fisico, integrando capacità di percezione, cognizione e azione.

Questo implica uno sviluppo che vada oltre la mera elaborazione di informazioni e che si concretizzi in un’interazione tangibile con l’ambiente e con l’essere umano.

“Questa prospettiva è fondamentale per l’evoluzione verso l’Industria 5.0, dove la tecnologia è pensata sempre più a misura d’uomo, integrando le abilità umane con le capacità delle macchine”, spiega Siciliano.

Verso l’Internet of Skills

Parallelamente, vi è anche un’altra importante trasformazione in corso: il passaggio dall’Internet delle Cose all’Internet delle Abilità (Internet of Skills).

“Questo concetto sottolinea un futuro in cui la tecnologia non è solo connessa a oggetti (come nell’Internet delle Cose), ma è focalizzata e valorizza le competenze e le capacità individuali”, spiega il professore.

L’Internet delle Abilità pone quindi l’accento sul potenziale umano e su come la tecnologia possa essere uno strumento per esaltare e connettere queste abilità individuali.

Una transizione che può essere abilitata solo da comunicazioni e scambi di dati veloci. “Il 5G ha iniziato questo percorso e  il 6G, con lo sviluppo del concetto di internet tattile, probabilmente lo porterà a termine”.

Integrazione dell’AI nella robotica: come è evoluto lo scenario negli ultimi tre anni

Che la prossima frontiera dello sviluppo robotico sarebbe stata guidata dall’integrazione dell’AI lo avevano “predetto” da tempo esperti come il Professore Siciliano.

Tuttavia, spiega il professore, negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria svolta nello sviluppo di applicazioni basate sull’AI fisica, che può essere ricondotta alla collaborazione tra OpenAI e Figure AI.

“Inizialmente, al momento della fondazione di OpenAI da parte di Sam Altman e Wojciech Zaremba, Zaremba dichiarò che la sfida per i successivi tre anni di sviluppo avrebbe riguardato unicamente la parte cognitiva dell’intelligenza artificiale e non la parte manipolativa, considerata troppo complicata”, spiega.

Tuttavia, in soli tre anni, questo scenario è mutato radicalmente grazie proprio alla collaborazione co0n l’azienda statunitense, che si occupa proprio dello sviluppo di robot umanoidi powered by AI.

Figure AI, infatti, pur non realizzando l’umanoide più performante, ha dimostrato l’uso di un’intelligenza artificiale di tipo generativo nella robotica. Un esempio emblematico di questo cambiamento è rappresentato dal filmato di un robot che, senza alcun modello preesistente, riconosce una mela e la porge a una persona. Questo dimostra un’integrazione tra capacità percettive, cognitive e manipolative che inizialmente era considerata una sfida a più lungo termine da OpenAI.

“Nonostante i limiti attuali (come la difficoltà nel distinguere un oggetto reale da uno finto), questa collaborazione e l’interesse di grandi player come OpenAI rappresentano un vantaggio e porteranno a un’accelerazione tecnologica nel settore della robotica dotata di Intelligenza Artificiale”, conclude il professore.

Valuta la qualità di questo articolo

C
Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5