Un investimento privato di 5,2 milioni in quattro anni, un pool di 15 ricercatori provenienti da tutto il mondo, il know how dell’Istituto Italiano di Tecnologia e le imprese del “sistema Bergamo” consorziate in Intellimech: sono gli ingredienti del Joint Lab, il laboratorio sull’intelligenza artificiale e la robotica per le imprese che a gennaio 2021 aprirà le porte al Kilometro Rosso di Bergamo.
A raccontare l’anima di questo progetto, nel corso della tavola rotonda “La robotica come fattore abilitante per l’innovazione industriale”, uno degli eventi della seconda conferenza italiana di i-Rim, l’Istituto Robotica e Macchine Intelligenti, Giorgio Metta, direttore dell’IIT, e Gianluigi Viscardi, presidente di Intellimech.
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Un laboratorio di eccellenza per robotica e automazione
“Quella di Intellimech è una storia partita 13 anni fa, quando non si parlava di ancora di 4.0 ma ancora di meccatronica: abbiamo pensato a un consorzio per accompagnare le piccole imprese a conoscere la ricerca attraverso progetti condivisi con aziende più grandi”, spiega Viscardi.
“Oggi, come allora per la meccatronica, anche per la robotica abbiamo capito che bisogna far crescere il territorio, preparare nuove competenze e quindi abbiamo chiesto all’IIT di Genova di sviluppare un progetto assieme a noi, che ne siamo capofila, a Confindustria Bergamo, al Kilometro Rosso, all’Università di Bergamo e a nove aziende ‘Champion’ che hanno dato un contributo finanziario maggiore. Un laboratorio che avrà in organico 15 ricercatori, che diventeranno 25 a regime. Sono tutti giovani che hanno risposto a un bando internazionale dell’IIT e che stanno arrivando da tutte le parti d’Europa proprio per lavorare in questo centro”.
Una piattaforma robotica modulare a disposizione delle imprese
Il laboratorio congiunto, che ormai è in fase di completamento, avrà la sua sede presso l’Innovation District del Kilometro Rosso, per supportare le imprese negli ambiti caratteristici dell’industria 4.0, come la robotica e l’intelligenza artificiale.
L’idea è di sviluppare una piattaforma robotica modulare e interoperabile nella quale le tecnologie e le funzionalità dei sistemi robotici progettati nel Joint Lab, dai sistemi di presa alla movimentazione alla visione, potranno essere “disaccoppiate e dotate di intelligenza distribuita” per facilitarne il trasferimento nei diversi scenari applicativi. A beneficiarne saranno naturalmente i soci del Consorzio Intellimech, ma anche, a cascata, l’intero sistema industriale territoriale delle aziende che si rivolgeranno al laboratorio “in un’ottica di Open Innovation”, come sottolinea Viscardi.
“Quello che stiamo cercando di capire, grazie anche all’esperienza in essere con i Competence Center Artes e Start 4.0. è proprio come portare le soluzioni alle imprese. L’idea è di estrarre know how dai progetti di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia, come il nostro robot umanoide iCub, per metterlo a disposizione delle applicazioni reali”, aggiunge Metta.
Da iCub alla soft robotics, le frontiere della robotica arrivano all’impresa
L’Istituto Italiano di Tecnologia metterà quindi a disposizione del Joint Lab le esperienze fatte nel mondo della robotica e diventate una vera eccellenza anche a livello internazionale.
Un comparto, questo, nel quale sono impegnate circa 300 persone che stanno portando avanti tecnologie di frontiera, come la robotica umanoide, l’interazione tra uomo e macchina, le applicazioni industriali come i cobot, la robotica riabilitativa, e la progettazione di nuove macchine, come i robot quadrupedi o i centauri, che possono operare sia in campo industriale che in scenari di crisi, come incendi, inondazioni e altre situazioni complesse.
A questo si aggiunge una nuova tecnologia, quella dei soft robot, che a breve potrebbe dare risultati particolarmente interessanti.
“Il mio sogno è che si riesca a realizzare un umanoide ‘soft’ – continua Metta – ma è chiaro che ci sono applicazioni più immediate. Sulla parte dei gripper, ad esempio, ho visto delle cose eccezionali, azioni che si fanno con un tentacolo e che sarebbe molto difficile fare con una mano. Stiamo sviluppando anche nuovi materiali, che hanno una flessibilità e una robustezza difficili da ottenere con quelli tradizionali. Mi aspetto che da qui possano nascere soluzioni realmente innovative, concrete e sofisticate”.