Lavorare meno allo stesso salario: così si “battono” i robot secondo il Movimento 5 Stelle

Pubblicato il 13 Mar 2018

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Ridurre le ore lavorate a parità di salario per contrastare i “mali” della robotizzazione. È una delle proposte che Pasquale Tridico, economista dell’Università di Roma Tre indicato da Luigi di Maio come ministro del Welfare della sua ipotetica futura squadra di governo, ha fatto ieri sul blog del Movimento 5 Stelle, indicando i cinque punti chiave su cui il suo ministero si focalizzerebbe se gli venisse affidato l’incarico.

Tridico individua nelle politiche di austerità e nella precarizzazione del posto di lavoro, iniziata col pacchetto Treu del 1997 e proseguita fino a oggi con il Jobs Act di Renzi e la riforma Poletti sui contratti a termine, le cause “alla base del nostro declino economico”. Il docente di economia del lavoro e politica economica prosegue la sua analisi spiegando come, a fronte di un lavoratore che “perde diritti e quote salari, l’impresa rinuncerà agli investimenti ad alto contenuto di capitale, all’innovazione e quindi anche alla formazione di lavoratori qualificati con più alti salari”.

Tutto ciò si traduce in “frequenti casi di sotto-mansionamento, e giovani laureati costretti a svolgere lavori meno qualificati con più bassi salari” e “casi di emigrazione qualificata e fughe di cervelli all’estero”. La qualità del posto di lavoro, gli investimenti in settori avanzati e la formazione continua vanno dunque, nell’ipotesi di Tridico, rimessi al centro dell’attenzione, e per farlo il ministro in pectore indica 5 priorità.

La prima è il tanto discusso reddito di cittadinanza, quello sul quale il Movimento 5Stelle ha fortemente improntato la campagna elettorale e che dal 5 marzo è diventato protagonista di meme e post satirici su tutti i social network. Tridico spiega che si tratta di un “reddito minimo condizionato alla formazione e al reinserimento lavorativo. Lo Stato sosterrà economicamente chi oggi non raggiunge la soglia di povertà indicata da Eurostat, in cambio dell’impegno a formarsi e ad accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro, purché siano eque e vicine al luogo di residenza”.

Quanto al reperimento dei fondi necessari, secondo Tridico grazie al reddito di cittadinanza “1 milione di persone che attualmente non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare (i cosiddetti ‘inattivi’ e scoraggiati) verranno spinti alla ricerca del lavoro attraverso l’iscrizione ai Centri per l’Impiego”. Questo, aggiunge Tridico “permetterà di rivedere al rialzo l’output gap, cioè la distanza tra il Pil potenziale dell’Italia e quello effettivo, perché 1 milione di potenziali lavoratori saranno di nuovo conteggiati nelle statistiche Istat. Se aumenta il Pil potenziale”, prosegue Tridico, “possiamo mantenere lo stesso rapporto deficit/Pil potenziale, cioè il cosiddetto ‘deficit strutturale’, spendendo circa 19 miliardi di euro in più di oggi. Il reddito di cittadinanza costa 17 miliardi complessivi, compresi i 2,1 miliardi per rafforzare i centri per l’impiego, e potrebbe quindi finanziarsi interamente grazie ai suoi effetti sul tasso di partecipazione della forza lavoro”.

La seconda priorità indicata da Tridico è “destinare almeno il 34%” degli investimenti produttivi dello Stato “nel Sud Italia, che ha urgente bisogno di uscire dal sottosviluppo e dal sotto-investimento a cui lo hanno condannato le politiche economiche degli ultimi decenni e l’assenza di una strategia industriale e di sviluppo”. La percentuale individuata non è casuale: “la popolazione del Sud Italia è anche superiore al 34% del totale della popolazione, la clausola del 34% non sarebbe un favore al Meridione, ma il giusto compromesso per farlo tornare a crescere”. Tridico cita inoltre “la Banca pubblica di investimento, che erogherà credito a tassi agevolati a micro, piccole e medie imprese”.

La terza priorità è rappresentata dal “salario minimo orario, che ha il compito di salvaguardare quelle categorie di lavoratori non coperte da contrattazione nazionale collettiva” e la quarta “un Patto di Produttività programmato tra lavoratori, governo e imprese, al fine di rilanciare salari, produttività e investimenti, soprattutto in quei settori in cui decideremo di intervenire selettivamente con la riduzione del cuneo fiscale”.

Quinta e ultima priorità, come dicevamo all’inizio, è la robotizzazione: secondo Tridico si tratta di “una sfida che non va lasciata alla schizofrenia del mercato, ma gestita politicamente. Il primo passo in questo senso sarà la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, in modo da aumentare l’occupazione e incentivare la riorganizzazione produttiva delle imprese”.

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Daniela Garbillo

Giornalista pubblicista con 30 anni di esperienza di redazione, coordinamento e direzione maturata presso case editrici, gruppi e associazioni in diversi settori, dalle tecnologie innovative alle energie rinnovabili, dall'occhialeria al beauty, all'architettura. All'attivo anche importanti esperienze in comunicazione, organizzazione di eventi e marketing.

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