Il mondo della robotica al lavoro per dare una risposta ai bisogni della sanità

Mondo della ricerca, dell’industria e dei maker si uniscono per dare risposte alle nuove necessità sorte con l’emergenza Covid19. Nasce TechForCare, una piattaforma open per robotizzare la nostra sanità

Pubblicato il 11 Apr 2020

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Un’alleanza tra studiosi, imprese e maker per dare una risposta il più rapida possibile alla richiesta di strumenti per la lotta al Covid 19. È questo l’obiettivo di TechForCare, una piattaforma aperta che mette insieme questo diversi mondi per rendere disponibili soluzioni pratiche per il mondo della sanità e dell’assistenza alle persone con progetti accessibili e di facile realizzazione. Ne abbiamo parlato, insieme a tanti altri argomenti, con il professor Antonio Bicchi, presidente dell’Istituto di Robotica e Macchine Intelligenti (I-RIM), che ci ha aiutato a capire le risorse che il comparto della robotica può mettere a disposizione di questa emergenza.

“Ci stiamo impegnando molto in questo momento – ha spiegato – con lo scopo di dare risposta, sopratutto, ai problemi degli operatori esposti, dei medici, dei sanitari, ma anche di coloro che devono continuare a fornire servizi essenziali e di chi presto tornerà a produrre. Abbiamo tecnologie che possono aiutare molto, come quelle legate all’intelligenza artificiale fisica, le macchine intelligenti che sono indispensabili in questo momento”.

Progetti semplici per dare risposte immediate

Il problema, come spesso accade, è quello della tempistica per la realizzazione, anche perché il mondo accademico è pronto, con progetti che potrebbero essere molto utili in questa fase, ma che sono stati pensati per essere usabili tra qualche anno. “Noi oggi abbiamo già in molti laboratori robot che possono andare autonomamente nella casa di un paziente e aiutarlo anche in operazioni complesse, con manipolazioni, ma purtroppo questi sono pochi, non bastano per quello che serve ora perché non è stato riprodotto dalla filiera industriale il numero di pezzi che servirebbero. Ora servono soluzioni già disponibili, dove forse non ci sarà il massimo dell’avanzamento scientifico, ma che possono esser realizzate nei grandi numeri”.

“Questa è l’altra faccia della medaglia”, prosegue Bicchi. “Tutta la ricerca che è stata fatta ha portato a risultati che oggi sono disponibili sul mercato e che possiamo utilizzare. L’attenzione  dei media è sempre concentrata sulle cose strabilianti che un robot può fare ma c’è ne sono molte, magari più semplici, che sono già a disposizione. Pensiamo solo ai robottini che girano già nelle nostre case, questi possiamo metterli a frutto oggi per gli ospedali e per tutte le altre realtà dove c’e bisogno”.

TechForCare, la grande alleanza contro il Covid 19

La strada, quindi, è quella di mettere a punto progetti semplici, con istruzioni che possono essere seguite da chiunque ha qualche competenza nel settore, per riuscire a costruire attraverso istruzioni elementari il robot che va nel piccolo ospedale, nella cittadina. “Qui è importante l’alleanza che abbiamo fatto con il mondo dei maker – continua Bicchi – che è fondamentalmente diverso da quello di I-Rim, fatto di accademici e industrie, ma che ha le stesse motivazioni ideali e la stessa passione per la tecnologia. E con questo mondo abbiamo costruito una coalizione, che si chiama TechForCare per produrre assieme a loro idee, che non sono solo robot ma macchine intelligenti di vario tipo, come i respiratori.

“Noi le validiamo attraverso un team di nostri esperti, e le mettiamo a disposizione di tutti attraverso una piattaforma aperta. Questo è un dovere morale ma anche un’opportunità perché questo può portare a nuove collaborazioni. A un progetto pubblicato su questo sito, che è  passato sotto un’analisi di studiosi che dicono che è una cosa concreta e non una fake news, può contribuire chiunque, per offrire patch, miglioramenti, che possono far crescere i progetti. E poi raccogliamo le disponibilità di chi, sul territorio, è in grado di realizzare questi progetti e, quindi, tutti quei gruppi, che possono essere fablab, gruppi di makers, ma anche studenti, appassionati di tecnologia, che ora sono a casa, insomma – conclude Bicchi – di chiunque abbia competenze ragionevoli per realizzare questi progetti nella propria realtà locale”.

L’intervista in podcast o in video

Qui sotto potete trovare l’intervista sia in formato audio (podcast) sia in video. Buon ascolto (o visione!)

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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