Si chiamerà MindBot ed è il protagonista di un nuovo progetto europeo a guida italiana per la creazione di un robot in grado di ridurre lo stress sul posto di lavoro.
L’Istituto Scientifico Eugenio Medea di Bosisio Parini (LC), insieme con altri partner europei, realizzerà infatti un prototipo di cobot – un robot che può collaborare in sicurezza condividendo spazi di lavoro con l’uomo – in grado di accorgersi dello stato di stress del lavoratore e di modificare di conseguenza la sua interazione con l’uomo per metterlo più a suo agio.
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Un robot al servizio della salute del lavoratore
La realizzazione di MindBot metterà la robotica a servizio della motivazione e del benessere dei lavoratori, tutelando l’uomo anche dal punto di vista della salute mentale.
“Il focus del nostro progetto è promuovere la salute mentale del lavoratore e disporre tecnologie in grado di reagire in modo appropriato alle esperienze negative di stress”, spiega Gianluigi Reni, ideatore del progetto e responsabile dell’area di ricerca in tecnologie applicate del Medea. “Il risultato finale sarà un cobot che aiuti il lavoratore, che capisca quando è il momento di rallentare e prendersi una pausa o quando invece è possibile spingere sull’acceleratore”.
Il progetto, che si intitola “Mental Health promotion of cobot Workers in Industry 4.0”, ha vinto un bando europeo Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione da quasi 4 milioni di euro.
“La nostra idea”, continua Reni, “è quella di progettare luoghi di lavoro in cui il livello di sfida e la difficoltà delle attività lavorative siano abbinati alle abilità dei lavoratori, in modo flessibile, dinamico e personalizzato. Puntiamo a sviluppare modelli di impiego lavorativo adeguati alle capacità delle singole persone, utili anche per soggetti con diagnosi di disturbo dello spettro autistico“.
Cobot e autismo
La ricerca vedrà infatti coinvolti come consulenti soggetti affetti da autismo. Saranno loro ad aiutare MindBot a capire come relazionarsi in modo migliore con i nuovi colleghi di lavoro.
Tra i risultati attesi vi è proprio la definizione di un modello occupazionale per le persone con diagnosi di disturbo dello spettro autistico che lavorano nelle piccole e medie imprese manifatturiere che adottano cobot, uno strumento in grado di facilitarne anche l’inserimento lavorativo.
“MindBot fonda le sue radici sulle competenze ingegneristiche e sull’attività di ricerca del Medea nel campo dell’inserimento nel mondo del lavoro di soggetti con disabilità”, precisa Maria Teresa Bassi, Direttore scientifico del Medea. “Durerà tre anni e sarà un esempio di alta tecnologia al servizio della persona”.
Il progetto mira appunto anche alla definizione di linee guida organizzative per progettare un ambiente di produzione basato sul cobot, permettendo di identificare fattori di protezione e di rischio per la salute mentale durante l’attività con esso.
Il progetto e i partner europei
Il kick-off meeting a Bosisio Parini ha dato il via al progetto che porterà alla realizzazione di un prototipo entro la fine del 2022. Al suo interno collaborano partner con specifiche competenze in psicologia, organizzazione aziendale, riabilitazione, interfaccia cobot-operatore umano, intelligenza artificiale, sensistica wearable.
Oltre all’IRCCS Medea, infatti, partecipano l’Università degli Studi di Milano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (istituto di Sistemi e Tecnologie Industriali Intelligenti per il Manifatturiero Avanzato STIIMA, Unità di Lecco), l’impresa belga Biorics NV, il centro di ricerca sull’intelligenza artificiale tedesco DFKI, l’Università croata di Rijeka, l’azienda tedesca produttrice di robot Kuka, l’Università tedesca di Augsburg e il Ministero del lavoro croato.