Questa settimana la Commissione Giuridica del Parlamento Europeo ha approvato, con 17 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti, la relazione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica preparata lo scorso mese di maggio da un gruppo di lavoro guidato dalla deputata Mady Delvaux. Ve ne avevamo parlato diffusamente qui.
La relazione si occupa dei potenziali problemi che potrebbero emergere in relazione al progressivo diffondersi della robotica – dalla responsabilità civile all’etica – e chiede alla Commissione Europea di presentare una proposta legislativa sull’argomento.
La relazione propone, in sintesi, le seguenti attività:
- creazione di un “registro” per gli smart robot
- predisposizione un codice etico-deontologico degli ingegneri robotici (Carta sulla robotica)
- creazione di un’Agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale
- interventi in materia di proprietà intellettuale che proteggano e promuovano l’innovazione
- sviluppo di standard per la tutela della privacy (umana) “fin dalla progettazione (privacy by design) e per impostazione predefinita (privacy by default), di consenso informato e di crittografia”
- valutazione di un possibile obbligo di informativa societaria sulla portata e sulla proporzione del contributo della robotica e dell’intelligenza artificiale ai risultati economici di una società ai fini delle imposte e dei contributi previdenziali
- sul tema della responsabilità per il danno causato “da robot sempre più autonomi”, introduzione di un “regime di assicurazione obbligatorio, come già avviene, per esempio, con le automobili” a carico del produttore
- la costituzione di un fondo di risarcimento che garantisca il risarcimento quando il danno causato dal robot non è assicurato (tipo il fondo vittime della strada)
- l’istituzione di uno status giuridico specifico per i robot, di modo che almeno i robot autonomi più sofisticati possano essere considerati come “persone elettroniche con diritti e obblighi specifici, compreso quello di risarcire qualsiasi danno da loro causato”.
La parola alla relatrice
In un’intervista rilasciata al Parlamento Europeo dopo l’approvazione della relazione, Mady Delvaux chiarisce al meglio alcuni punti. Ne riportiamo alcuni stralci
Nel suo rapporto si affronta un problema chiave e cioè se i robot debbano avere uno status giuridico, una sorta di personalità elettronica. Cosa vuol dire?
Quando si svilupperanno robot in grado di apprendere cose nuove da soli, saranno necessari vari accorgimenti. Stiamo chiedendo alla Commissione le varie opzioni possibili. Si ptorebbero dotare i robot di una personalità virtuale. Una cosa simile avviene ora per le aziende, ma non è una questione che si risolverà dall’oggi al domani. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è creare un quadro giuridico per i robot che sono attualmente sul mercato o lo saranno nei prossimi 10 o 15 anni.
Nel frattempo chi sarà responsabile in caso di danni? Il proprietario, il costruttore, il progettista o il programmatore?
Abbiamo due opzioni. Secondo il principio della responsabilità oggettiva, a rispondere dovrebbe essere il produttore perché è nella posizione migliore per limitare i danni. Poi starà al produttore rivalersi contro i suoi fornitori. L’altra opzione è fare dei test di valutazione del rischio prima della messa in funzionamento di un robot e le eventuali responsibilità per condotte sbagliate sarebbero in questo caso condivise da tutti i soggetti interessati. Vogliamo proporre l’assicurazione obbligatoria, almeno per i grandi robot.
Che fretta c’è? Perché il Parlamento sta spingendo?
Per una volta, vorremmo impostare principi comuni europei e un quadro giuridico comune prima che ogni Stato membro una una propria e differente legge. La normalizzazione è anche nell’interesse del mercato: l’Europa è forte nel campo della robotica ma se vogliamo rimanere leader del mercato abbiamo bisogno di decidere regole comuni a livello europeo. Sulla responsabilità, i clienti devono avere la certezza di essere assicurati in caso di danni. Il grande problema è la sicurezza e la protezione dei dati. I robot non possono funzionare senza uno scambio di dati per cui vi è anche una questione di privacy su chi avrà accesso a questi dati.
Le persone hanno paura di perdere il posto di lavoro poiché è stato detto che i robot sostituiranno gli esseri umani in molti posti di lavoro. Tuttavia, da questa situazione potrebbero crearsi posti di lavoro per le persone altamente qualificate mentre le persone scarsamente qualificate – in numero maggiore – verrebbero sostituite. Come può essere risolta questa situazione?
Credo che questa sia la più grande sfida per la nostra società e per i nostri sistemi educativi. Non sappiamo che cosa accadrà. Credo che rimarranno pochi posti di lavoro per persone scarsamente qualificate. I robot non sostituiranno gli esseri umani; io parlerei piuttosto di cooperazione. Chiediamo alla Commissione di esaminare l’evoluzione, quali attività umane saranno sostituite da robot. Per i lavori usuranti, si tratta di una buona cosa: penso a quando si devono trasportare merci pesanti o se il lavoro è pericoloso (incendi, sott’acqua…). Dobbiamo monitorare ciò che sta accadendo e dobbiamo essere preparati per ogni scenario futuro.
C’è altro un punto controverso nel rapporto e riguarda i nostri sistemi di sicurezza sociale. Se ci saranno molti più disoccupati, bisogna assicurargli una vita decente. Questo è anche un invito agli stati membri, affinché riflettano su questa tematica fuori o dentro l’Ue.