Secondo i dati distribuiti oggi da UCIMU – Sistemi per Produrre, l’associazione che riunisce i costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, nel secondo trimestre 2016 l’indice degli ordini registrati dalle aziende del comparto ha fatto registrare, nel suo insieme, un calo del 6,9%. Un risultato certamente negativo che dipende in gran parte dalla diminuzione degli ordini dall’estero, in calo, nel complesso, del 10,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Particolarmente negativi i numeri relativi agli ordini in arrivo da Cina (-20) e Russia (-78% a causa delle misure restrittive sul commercio imposte dall’embargo in atto).
Positiva, invece, la performance del mercato domestico: gli ordini dei clienti italiani sono aumentati del 5%, facendo registrare il dodicesimo trimestre consecutivo di crescita. Merito dell’effetto congiunto di Nuova Sabatini e Superammortamento, che Massimo Carbonero, neoeletto presidente di UCIMU, si augura possano essere riconfermati e rafforzati.
Il futuro
Le dinamiche in atto in questo comparto così importante per il made in Italy sono difficili da decifrare. Da una parte le aziende del settore si sono riprese dagli anni bui della crisi grazie alle esportazioni, arrivate a rappresentare fino al 75,4% della domanda nel 2014, a fronte di una domanda interna asfittica. Oggi invece l’export vale meno del 65%, mentre la domanda interna cresce stabilmente.
Che cosa accadrà in futuro dipende da diversi fattori: innanzitutto le dinamiche del commercio internazionale: oltre al rallentamento dell’economia cinese e all’embargo verso la Russia, saranno da valutare le imperscrutabili ripercussioni nel medio periodo della Brexit. D’altra parte ci sono importanti mercati che torneranno a essere protagonisti, come ad esempio l’Iran.
E poi c’è il nodo Italia: gli incentivi stanno dando linfa vitale a un mercato che per troppo tempo ha letteralmente bloccato ogni genere di investimento in innovazione, al punto da destare serie preoccupazioni sia per l’aumento dell’età media del parco macchine, sia per la lentezza con la quale cresce il suo livello di automazione. Gli incentivi non potranno essere eterni, ma devono sicuramente essere da subito più efficaci. Per questa ragione c’è da augurarsi che diventino presto realtà le misure che il Governo ha promesso per portare il manifatturiero italiano nell’èra dello smart manufacturing.