Il rapporto Clusit presentato martedì durante il Security Summit indica che entro il 2025 ci saranno circa 75 miliardi di strumenti IoT. Sempre più connessioni, in ambito industriale e civile, con conseguenti rischi di sicurezza da considerare e prevenire per evitare problemi alle organizzazioni.
Il tema della centralità, attuale e futura, dell’Internet of things nella nostra quotidianità è stato dibattuto nel corso dell’atelier tecnologico “Quando ad Internet si collegano macchinari, impianti, oggetti”, moderato da Enzo Tieghi, AD di ServiTecno e membro del Comitato Scientifico di Clusit, nella terza giornata del Security Summit.
L’incontro è stata l’occasione per approfondire due casi interessanti di applicazione dell’IoT, il primo in un contesto urbano e il secondo in ambito industriale, per capire le potenzialità di queste innovazioni e la loro relazione coi temi della safety and security.
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IoT per la città, come abbinare tecnologia e sicurezza
Lorenzo Ivaldi, professore all’Università di Genova, membro del Comitato Scientifico di Clusit, ha spiegato che “Gli ambiti applicativi dell’IoT sono infiniti, non solo industriali, ma per esempio anche relativi al contesto urbano, come per la mobilità, l’ottimizzazione del traffico. Ci sono però problematiche pesanti nel rendere disponibili questi oggetti e utilizzarli”, sul piano della sicurezza. Dunque la progettazione dall’inizio deve tener conto di:
- autenticazione del singolo oggetto con certificato digitale
- micro segmentazione di tutte le reti per servizi per ambiti applicativi
Purtroppo l’attualità dell’IoT “è meno sicura”, precisa Ivaldi, ricordando però il grande potenziale di queste soluzioni, nell’ottica di semplificare e automatizzare il lavoro.
Per esempio, un progetto a Genova prevede di “montare telecamere ad alta definizione sui bus per fare un monitoraggio del manto stradale. In questo modo si sa dove sono le buche e si possono mandare in maniera mirata gli operai”, senza perdite di tempo e di risorse.
Il digital twin con l’IoT
Nell’ambito della applicazioni nell’industria invece, l’IoT in connubio col cloud può offrire nuovi strumenti per garantire la sicurezza delle reti, sfruttando l’innovazione del digital twin.
Franco Callegati, professore al Dipartimento di Informatica, Scienza e Ingegneria, dell’Università Bologna ha ricordato il progetto “Industria 4.0 sicura” finanziato da Regione Emilia Romagna, che si è occupato proprio di questo aspetto.
Il digital twin, capace di integrarsi con componenti reali grazie allo scambio dei dati, è stato l’elemento per realizzare una sorta di cyber range, un ambiente di prova realistico in cui sperimentare l’efficacia delle misure di cyber security: “Da un lato si può replicare il comportamento del sistema industriale, dall’altro sia effetttuare prove e validazioni ma anche fare training del personale per renderlo più consapevole e abile a operare in questi contesti”, ha commentato Callegati.
In questo modo “si può mappare sul sistema virtualizzato i livelli tipici del modello e affrontare in modo mirato problemi legati alle validazioni delle architetture di sicurezza messe in campo”. La sicurezza diventa quindi più semplice per tutti: “Questo strumento dà accesso a operazioni che normalmente richiedono esperienza anche a utenti che non hanno tale consapevolezza”.