La legge di bilancio istituirà l’Istituto italiano di Cybersicurezza

Nella bozza della Legge di bilancio si prevede la costituzione di un Istituto italiano di cybersicurezza. Ecco come sarà e a che cosa servirà

Pubblicato il 14 Nov 2020

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Aggiornamento del 18/11 – Questo articolo è stato espunto dalla versione finale del Disegno di Legge di Bilancio approdato in parlamento


Diffondere consapevolezza sui pericoli della rete, oltre ad accrescere le competenze nel campo. L’Istituto italiano di cybersicurezza – IIC, la cui istituzione verrà prevista dalla prossima Legge di Bilancio 2021, sarà nelle intenzioni del Governo una nuova fondazione con compiti formativi, organizzativi e di supporto nell’ambito della sicurezza informatica.

Nel testo della bozza del disegno di legge di bilancio tutti i dettagli di questa nuova realtà che ora vi presentiamo.

Il contesto

Sul tema della cyber security si sta ponendo sempre più attenzione da parte del Governo, con iniziative a tutela dello Stato e dei privati. Solo a fine ottobre per esempio è entrato in Gazzetta il decreto con cui si stabiliscono le regole del Perimetro nazionale di sicurezza cibernetica, normativa con cui si punta a difendere attivamente le infrastrutture strategiche dell’Italia.

Da sottolineare anche che già tra gli interventi indicati come incentivabili nell’ambito delle misure 4.0 per le imprese sono previste le misure di sicurezza informatica. Del resto, considerando un contesto più ampio, quelli relativi alla sicurezza informatica non sono argomenti rinviabili o aspetti secondari che possono essere trascurati. Soprattutto sul fronte della data protection, legato a doppio filo a quello della cyber security. La normativa europea in materia parla chiaro, il GDPR stabilisce che si debba provvedere a dotarsi di adeguate misure di sicurezza pena sanzioni salate.

Istituto italiano di Cybersicurezza: gli obiettivi

Dell’IIC si parla nell’articolo 96 della bozza della Legge di bilancio, in cui si annuncia la sua costituzione. Gli obiettivi indicati, citando il testo, sono.

  • promuovere e sostenere l’accrescimento delle competenze e delle capacità tecnologiche, industriali e scientifiche nazionali nel campo della sicurezza cibernetica e della protezione informatica
  • favorire lo sviluppo della digitalizzazione del Paese, del sistema produttivo e delle pubbliche amministrazioni in una cornice di sicurezza
  • conseguimento dell’autonomia, nazionale ed europea, riguardo a prodotti e processi informatici di rilevanza strategica, a tutela dell’interesse della sicurezza nazionale nel settore.

L’istituto consisterà in una fondazione di cui sono “membri fondatori il Presidente del Consiglio dei ministri, che per le attività attuative del presente articolo si avvale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza di cui all’articolo 4 della legge 3 agosto 2007, n. 124, nonché i Ministri partecipanti al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR) di cui all’articolo 5 della legge 3 agosto 2007, n. 124, il Ministro dell’università e della ricerca e, ove istituita, l’Autorità politica delegata per le funzioni nella materia delle tecnologie dell’informazione e dell’innovazione digitale”, come recita il comma 4 dell’articolo.

Al comma 5 si specifica che “la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il tramite del Segretariato generale, esercita la vigilanza amministrativa sulla Fondazione e, per il tramite del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, la vigilanza sulla corrispondenza dell’attività tecnico-operativa da essa svolta agli scopi e agli obiettivi di cui al presente articolo”. Le regole che determinano la governance della fondazione vengono incluse nello statuto, come indicato nel comma 6 dell’articolo.

I compiti dell’istituto

Come riportato nella bozza di legge al comma 2, i compiti dell’istituto italiano di cybersicurezza sono:

  • l’elaborazione, lo sviluppo, la promozione e il supporto “di iniziative e progetti di innovazione tecnologica e programmi di ricerca riguardanti la sicurezza delle reti, dei sistemi e dei programmi informatici e dell’espletamento dei servizi informatici, in coerenza con la strategia nazionale di sicurezza cibernetica”
  • supporto delle istituzioni nazionali che si occupano “della protezione cibernetica e della sicurezza informatica, anche ai fini della partecipazione alla definizione degli standard internazionali nel settore”
  • promozione della consapevolezza “dei rischi informatici presso le istituzioni, le imprese e gli altri utenti di prodotti e servizi informatici”.
  • A tal fine, il comma 3 spiega che l’istituto instaurerà rapporti con enti affini sia in Italia che all’estero
  • La fondazione si potrà occupare di stipulare “contratti, convenzioni, accordi o intese con soggetti pubblici e privati” sempre per i fini prima indicati, nonché di promuovere “la costituzione di nuove società, associazioni o fondazioni” e partecipare “a società, associazioni o fondazioni esistenti, a strutture di ricerca, di alta formazione e di trasferimento tecnologico in Italia e all’estero, se tali soggetti svolgono attività comunque strumentali al perseguimento delle sue finalità”.

Finanziamenti e patrimonio

La cifra prevista per le finalità dell’articolo 96 sarebbe un totale di oltre 210 milioni di euro così suddivisi:

  • 30 milioni di euro per il 2021
  • 70 milioni di euro per il 2022
  • 60 milioni di euro per il 202
  • 50 milioni di euro per il 2024

Ancora da stabilire la cifra a partire dal 2025.

Il comma 8 dell’articolo 96 in bozza della Legge di Bilancio precisa che il patrimonio sarà costituito “da apporti dei membri fondatori ed è incrementato da ulteriori apporti dello Stato, nonché da risorse provenienti da soggetti pubblici e privati”.

Importante sottolineare che “le attività, oltre che dai mezzi propri, possono essere finanziate da contributi di enti pubblici e di privati. Alla Fondazione possono essere concessi in comodato beni immobili facenti parte del demanio e del patrimonio disponibile e indisponibile dello Stato”, se questi hanno valore storico o artistico la cessione avverrà d’intesa con il Ministro per i beni e le attività culturali.

Lo statuto della fondazione, per evitare possibili usi impropri del denaro “vincola l’intero patrimonio della Fondazione al perseguimento delle finalità di cui al comma 2 e precostituisce modalità idonee ad assicurare che, in sede di liquidazione del patrimonio stesso, i beni necessari a tale perseguimento non siano distratti dall’utilizzo da parte di soggetti pubblici”.

Il comma 9 precisa che “tutti gli atti connessi alle operazioni di costituzione della Fondazione e di conferimento e devoluzione alla stessa sono esclusi da ogni tributo e diritto e vengono effettuati in regime di neutralità fiscale”.

Il personale

Il comma 10 precisa che per portare avanti le proprie attività, la Fondazione potrà dotarsi di proprio personale ma può avvalersi di ulteriori unità, anche dirigenziali, messe a disposizione “su richiesta della stessa, da enti pubblici e da amministrazioni pubbliche secondo le norme previste dai rispettivi ordinamenti. La Fondazione può avvalersi, inoltre, della collaborazione di esperti e di società di consulenza nazionali ed estere, ovvero di università e di istituti universitari e di ricerca”.

Quando si parte

L’idea è partire il prima possibile, sempre se i dati contenuti nella bozza della legge saranno confermati: “Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza assicura il più celere avvio delle attività della Fondazione”.

Si dovrà attendere il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la nomina di un commissario unico e un collegio dei revisori. Il commissario unico “fino all’approvazione dello statuto e all’entrata in funzione degli organi dallo stesso previsti, adotta con i poteri dell’organo monocratico ogni atto occorrente per assicurare la costituzione e il funzionamento delle strutture amministrative della Fondazione, nonché gli atti necessari per l’avvio e lo svolgimento delle attività”. Il compenso di commissario e revisori sarà determinato con un altro decreto.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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