In Cina apre il primo tribunale… digitale per l’economia digitale

La corte di Hangzhou si occuperà delle dispute su cybersecurity e violazione della proprietà intellettuale. Sullo sfondo, la tecnologia di Alibaba

Pubblicato il 25 Ago 2017

La giustizia


Nella capitale cinese dell’e-commerce, Hangzhou, metropoli a sud di Shanghai, apre la prima corte di tribunale che opera solo sul web. La corte internet di Hangzhou si occuperà di casi che riguardano la rete. Dalle dispute sul commercio elettronico alla cyber security, fino all’integrazione tra l’economia del web e la società. Dall’inizio alla fine il processo si svolgerà in internet. L’obiettivo dichiarato della corte cinese è di “accelerare i tempi” dei verdetti e di “risparmiare costi”. La promessa, come si legge sulla home page, è di poter inoltrare memorie e difese in cinque minuti.

I giudici del web

La corte di Hangzhou sarà chiamata a esprimersi su temi relativi a informazioni false sui prodotti in vendite in internet, sulle transazioni e sui contratti che regolano l’e-commerce, sulla logistica delle compagnie che distribuiscono gli acquisti, su piccoli prestiti ottenuti in rete o sulla violazione nel web della proprietà intellettuale. Dopo la denuncia, entra in gioco un mediatore, che tenterà di comporre la questione in via stragiudiziale nei quindici giorni successivi, attraverso videoconferenze o live streaming. Se la mediazione fallisce, il caso passa alla corte, che opererà sempre via internet.

Difensori e querelanti dovranno aprire un account sul sito della corte, dove caricare i documenti, le memorie e le prove relative al caso, che passeranno poi al vaglio dei giudici cinesi.

Archivio online

La corte fornirà anche una database dei casi già trattati, con i quali costruire una letteratura sulla giurisprudenza cinese in materia di economia digitale e per aiutare avvocati e aziende a pianificare le proprie attività sulla base dei precedenti legali.

La longa manus di Alibaba

Dietro l’intera macchina operativa della corte del web c’è l’impianto del colosso cinese dell’e-commerce, Alibaba. Il gruppo proprio a Hangzhou ha il quartier generale. La società fondata da Jack Ma e quotata a Wall Street ha fornito l’infrastruttura cloud, su cui sono archiviati i documenti delle dispute. Inoltre il suo sistema di pagamento, Alipay, serve a verificare l’identità di querelanti e ricorrenti, che altrimenti devono fornire copia della carta di identità a un ufficio di Hangzhou.

La scelta della sede

La scelta di insediare la corte nella città di Hangzhou non è casuale. Il primo fattore, come evidenzia China law blog, è il boom di cause relative all’e-commerce sottoposte al tribunale locale. Da 600 casi nel 2013 a oltre 10mila nel 2016. La metropoli ospita le principali aziende cinesi del commercio elettronico e una zona economica speciale a dazio zero, dove gli operatori stranieri possono consegnare le merci senza pagare le spese di importazione.

Il secondo, più sottile, è la forte dipendenza della corte internet dall’azienda che le ha fornito l’infrastruttura, Alibaba. Un rapporto che ha sollevato i dubbi degli stessi autori di China law blog, che si chiedono se “abbia senso che il sistema di affidi così pesantemente sulla tecnologia di un’azienda” e che garanzie offra il colosso in termini di protezione dei dati, privacy e appropriazione indebita, ma anche se i giudici di Hangzhou avessero altra scelta, considerato lo strapotere di Alibaba in Cina.

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Z
Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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