Non solo smartphone: Huawei e Industria, ora che cosa succede?

Huawei coopera per lo sviluppo industriale con governi e istituzioni in tutti i continenti, è leader nella tecnologia 5G, sostiene le tecnologie abilitanti 4.0 ed è partner strategico dei grandi costruttori di automazione europei, ma anche americani.

Pubblicato il 21 Mag 2019

Huawei apertura


La bomba nel mondo consumer è esplosa. Con il taglio degli aggiornamenti di Android da parte di Google, per i possessori di smartphone, tablet e PC firmati Huawei si annunciano tempi difficili. Per la società che tecnicamente è una cooperativa comunista con quote detenute al 100% dai suoi dipendenti è a rischio la seconda posizione di costruttore mondiale di telefonini. Ma anche per Google e le altre aziende hi tech americane che hanno seguito la linea (o forse il diktat) di Trump, le conseguenze di questa scelta appaiono imprevedibili, anche in ragione dell’ormai fortissima integrazione tra tecnologie americane e cinesi.

Davanti hanno un colosso presente in 140 Paesi, forte di 105,2 miliardi di fatturato in dollari (dato 2018), 8,7 di utile netto, 188 mila dipendenti, oltre 50 mila brevetti registrati. Lati oscuri? Certo, dai diritti negati ai lavoratori ai sospetti di spionaggio tramite backdoor nascoste nei dispositivi, qualche preoccupazione è giustificata.

In ogni caso il gigante asiatico non se ne starà a guardare e scriverà altri capitoli dell’ormai conclamata guerra tra Stati Uniti e Cina per il primato tecnologico, economico e militare.

Ma c’è un altro punto di caduta dell’ultima mossa di Google. Un punto che tocca le divisioni Carrier ed Enterprise di Huawei. Quelle, per capirci, che si occupano di infrastrutture di comunicazione, servizi di rete, IoT, intelligenza artificiale, Cloud, Smart Factory.

Huawei coopera per lo sviluppo industriale con governi e istituzioni in tutti i continenti, è leader nella tecnologia 5G, sostiene le tecnologie abilitanti 4.0 ed è partner strategico dei grandi costruttori di automazione europei, ma anche americani.

All’edizione 2018 di Hannover Messe Huawei si è presentata con un sistema di collaudo nell’ambito delle reti OPC UA TSN (Time Sensitive Networking) cui hanno partecipato tra gli altri ABB, Arm, B&R, Hilscher, Honeywell, Intel, National Instruments e Schneider Electric, mentre all’edizione 2019 ha presentato la piattaforma di intelligenza artificiale Atlas che rende possibili scenari di ogni tipo in grado di connettere dispositivi, sistemi edge e cloud.

Che succede ora senza accesso ad Android e un domani forse senza il supporto di altre tecnologie? Il “boicottaggio” nei confronti di Huawei si estenderà anche al mondo produttivo, 4.0, B2B e degli standard industriali? Difficile dirlo, ma è abbastanza chiaro capire cosa sta succedendo e perché.

La trasformazione digitale ed epocale che stiamo vivendo pone un enorme problema di governance: come si stanno muovendo le autority per le comunicazioni? chi regola i nuovi standard tecnologici? come si va definendo il quadro normativo? chi controlla le piattaforme, le infrastrutture e i dati? quali misure di privacy e sicurezza sono condivise? che effetti hanno le nuove tecnologie a livello ambientale e sociale? Tanti interrogativi, poche risposte e la certezza che le grandi potenze non vogliono cedere sovranità su questi terreni. Fintanto che il tema della governance delle tecnologie digitali strategiche (IoT, Cloud, AI, 5G, Big Data) non sarà affrontato con logiche internazionalmente riconosciute, prevarrà la logica della guerra dove i protagonisti non sono solo Stati Uniti e Cina, ma anche Russia ed Europa. Una guerra che, con ogni probabilità, durerà a lungo e che ci offrirà altri colpi di scena.

Armando Martin

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Redazione

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