Il mercato del cloud vale oggi, a livello globale, 120 miliardi di dollari (fonte: Gartner, settembre 2018), in Italia 2,34 miliardi di euro (fonte: Osservatorio Cloud Transformation, 2018) con un tasso di crescita annuo nel nostro Paese del 19%. Se è vero che il cloud mette a disposizione infrastrutture performanti, flessibili e a basso costo, pensare di adottare il cloud lasciando inalterati i processi di business rappresenta un atteggiamento miope che può portare a disattendere le aspettative.
L’adozione multi-cloud è spesso guidata da esigenze specializzate come la crescente ricerca di flessibilità da una parte e l’esigenza di mantenimento degli investimenti pregressi dall’altra, ciò mette a disposizione un ecosistema IT che consente di combinare servizi cloud pubblici offerti da più fornitori con soluzioni con infrastrutture on-premise e consentendo di spostare dati e applicazioni tra i diversi ambienti. A indirizzare le aziende verso il MultiCloud concorre non solo la ricerca di maggiore efficienza, ma anche e soprattutto il desiderio di maggiore elasticità, flessibilità e continuità del servizio e ottimizzazione dei costi.
“Alla domanda sui motivi per l’utilizzo di più piattaforme cloud, gli intervistati si concentrano fortemente su flessibilità. Nessuna piattaforma cloud singola soddisfa tutti i requisiti del carico di lavoro aziendale.” (Fonte: Forrester and Virtustream).
La maggior parte delle organizzazioni utilizzerà quindi più servizi in Public Cloud, oltre che tradizionali applicazioni e infrastrutture, e potenzialmente servizi cloud privati. Ciò si tradurrà in un ambiente ibrido che aumenta l’esigenza di un’unica governance per la sicurezza e i problemi di gestione. Ma gestire più ambienti cloud è complesso.
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Hybrid Cloud e MultiCloud, evitiamo di confonderli
Spesso si confonde Hybrid Cloud con MultiCloud. Nell’Hybrid Cloud si combina la propria infrastruttura on-premise con un unico cloud pubblico. È più semplice, ed è spesso un passaggio intermedio al MultiCloud. Quest’ultimo ha la caratteristica di erogare un modello di cloud che connette l’infrastruttura Public Cloud di più CSP (Cloud Service Provider), come ad esempio AWS, Google o Azure e l’infrastruttura privata on-premise dell’azienda o ente. Con il MultiCloud si aggregano in un’unica soluzione componenti appartenenti a vari Service Cloud attraverso una modalità Hybrid Management, inclusa l’eventuale componente on-premise.
La possibilità di esercitare una gestione unificata con la possibilità di monitorare o rilasciare nuove componenti su un’architettura distribuita su più CSP è il vero elemento di discontinuità di questo modello. Un fornitore di servizi MultiCloud deve essere in grado di mettere a disposizione dei propri clienti una CMP (Cloud Management Platform) per la gestione centralizzata di tutti i servizi. Una CMP, di fatto, è un portale da cui monitorare l’architettura di rete nella sua globalità. Nella prassi comune, a oggi, si accede a un portale per ogni CSP da cui si vede la componente Cloud del singolo provider.
Oltre alla semplificazione nella visione dell’architettura di rete, il MultiCloud rende più semplice tenere sotto controllo i costi della struttura Cloud. Un compito reso spesso complesso dai diversi modelli di costo, a consumo e flat, imposti dai vari provider.
Ulteriori requisiti sono la disponibilità di strumenti di monitoring per valutare se e quali componenti sono correttamente dimensionate, in modo da effettuare un continuo “tuning” finalizzato a ottimizzare prestazioni e costi.
Due ulteriori vantaggi di un modello MultiCloud sono l’accesso a un più ampio portafoglio di risorse IT e l’evitare il cosiddetto “lock-in” da parte di un singolo CSP.
In particolare, accedendo a più funzionalità applicative si può implementare un ambiente sia infrastrutturale che applicativo più customizzato sulle reali esigenze. L’azienda o ente pubblico ha la possibilità di mixare servizi di vari CSP, accedendo all’offerta di AWS, Azure o Google Cloud Platform, che rappresentano il 90% dell’offerta globale, sotto un’unica governance. In questo modo, chi eroga il servizio di MultiCloud diventa anche SPOC (Single Point Of Contact) per il cliente, fornendo un’unica interfaccia sia per la gestione dei guasti che commerciale.
Da un modello MultiCloud si ottiene anche un miglioramento della cybersecurity, potendo accedere a tecnologie più ampie e potendo applicarle all’intera piattaforma.
Il MultiCloud, inoltre, ha un duplice aspetto tecnologico-economico, che lo rende auspicabile per qualsiasi direzione IT: riduzione dei costi e aumento della strategicità dell’IT che diventa parte integrante del processo di business e non più funzione a supporto. Grazie alla possibilità di scegliere dinamicamente il cloud più appropriato in relazione al tipo di esigenza e al costo associato: per esempio spostando i carichi di lavoro su provider differenti in funzione del prezzo dei servizi, o delle esigenze prestazionali oppure memorizzando dati su sistemi storage di diverso tipo in base ai requisiti di accesso o di sicurezza, si rende necessario tenere allineato il reparto IT alle esigenze di Business in modo stringente.
Il diagramma seguente riassume questo concetto di centralità dell’IT nel processo di Business.
Per poter essere un fornitore MultiCloud è necessario avere forti competenze tecniche ed esperienza nella gestione d’infrastrutture IT complesse, disporre della capacità e della forza per stabilire partnership privilegiate con i principali CSP, come Amazon e Microsoft. Un altro requisito importante è la capacità di erogare i cosiddetti Managed Service per consentire la progettazione e il monitoraggio dell’architettura di servizio nel suo intero ciclo di vita.
Le strategie MultiCloud
Requisito basilare di un CSP è la disponibilità di una rete di Data Center, possibilmente Tier IV, in grado di spostare efficacemente i carichi di lavoro tra server e sistemi di storage e da un Data Center a un altro in base ai picchi di carico.
Anche la collocazione geografica dei Data Center da cui vengono erogati i servizi ha la sua importanza. Una connettività dedicata può incidere pesantemente sul costo di un progetto Cloud, e non tutti i servizi possono essere erogati tramite accessi internet. I Data Center in Italia, per un’azienda con sede in Italia, offrono una latenza minore, e questo per tutte le applicazioni legacy che non sono cloud-native è un aspetto da tenere presente in qualunque progetto di migrazione al Cloud.
Entrando nel dettaglio, una strategia di MultiCloud si delinea partendo dalla scelta di una strategia di migrazione applicativa.
Possiamo indicarne fondamentalmente tre:
- Lift & Shift, ovvero una sorta di virtual co-location; si perdono i vantaggi del passaggio al Cloud;
- Lift & Reshape: cambiamenti degli engine (OS, DB, processori) e delle applicazioni per migliorare l’uso del cloud, sviluppo di API per l’integrazione;
- Rewrite & Redesign: reingegnerizzazione delle applicazioni, adozione della containerizzazione.
Il primo scenario è quello più semplice ma meno produttivo, si realizza una colocation delle risorse IT senza molti benefici.
Lo scenario “Lift & Reshape” è stato approfondito; le ultime ricerche di Capgemini rivelano che un gruppo selezionato di aziende che hanno anticipato il loro percorso di adozione di API e integrazione ibrida ha raggiunto prestazioni aziendali superiori rispetto ai loro competitor che hanno continuato a lavorare in maniera tradizionale.
Lo scenario “Rewrite & Redesign” apre la strada ai Dockers. Un contenitore è un’unità standard di software che impacchetta il codice e tutte le sue dipendenze così l’applicazione viene eseguita rapidamente e in modo affidabile da un ambiente di elaborazione a un altro. L’adozione dei container avrà una crescita esponenziale, con le imprese sempre più dipendenti dalle implementazioni multi-cloud.
Individuata la migration strategy, il provider di servizi MultiCloud deve, insieme con il cliente, seguire 4 step realizzativi:
- Valutazione
- Pianificazione
- Implementazione
- Stabilizzazione & ottimizzazione
La valutazione è l’assessment e verifica dell’ambiente del cliente, identificazione dei dati e delle applicazioni che risultano essere idonee per un contesto managed e di esecuzione in Cloud. Viene redatta un’analisi di fattibilità tecnico economica e fornito un Tco per la soluzione
La pianificazione è la convalida degli obiettivi aziendali, valuta le opzioni e le alternative di implementazione, crea una strategia di roadmap di implementazione, stabilisce Kpi e metriche successive.
L’implementazione è l’esecuzione della roadmap pianificata allo step precedente.
Viene creata una mappa dell’infrastruttura basata sulla dipendenza delle applicazioni e sulle loro performance. Le applicazioni vengono raggruppate in base alle loro relazioni e dipendenze, utilizzando processi di valutazione e di mappatura dell’infrastruttura. Vengono risolti eventuali problemi di sicurezza e privacy. Viene effettuata la presa in carico dell’infrastruttura, ovvero:
- Attivazione della discovery dell’architettura applicativa cliente
- Correlazione dei dati ottenuti dal discovery con i dati di assessment
- Predisposizione per le operazioni di delivery e configurazione eventi per il monitoraggio
La stabilizzazione & ottimizzazione ottimizza risorse e costi in ambienti Multicloud sia in termini di utilizzo, sia in termini di costi. Raccoglie dati su performance e di utilizzo, permettendo di programmare per tempo eventuali cambi di requisiti. Porre rimedio alle vulnerabilità dei sistemi. In questa fase si posiziona la gestione dei workload, il supporto base IT (patching, aggiornamenti, gestione configurazione, gestione identity), la configurazione di impostazioni, policy di sicurezza e dimensionamento corretto delle risorse.
L’adozione di MultiCloud costituisce, dunque, una nuova interessante fase del percorso di cloud transformation delle aziende ed enti pubblici, che devono saper sfruttare le opportunità a disposizione lavorando su aspetti che non riguardano solo la tecnologia ma anche i processi. Lo scenario è fluido e nei prossimi anni è lecito attendersi una forte selezione tra chi avrà saputo interpretare la Digital Transformation e chi resterà, inevitabilmente, indietro.