il valore dei dati

Condividere, collaborare e valorizzare i dati per una manifattura intelligente e competitiva

Le aziende manifatturiere italiane stanno affrontando la sfida di integrare tecnologie avanzate come l’IoT, l’AI e il cloud per migliorare l’efficienza produttiva e competitiva. La sessione “Condividere, collaborare e valorizzare i dati per una manifattura intelligente e competitiva” dell’Industry4.0 360 Summit ha esplorato, anche attraverso casi d’uso, l’importanza di sfruttare appieno le potenzialità dei dati per una produzione più efficiente.

Pubblicato il 24 Mar 2025

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Capire come sfruttare pienamente le potenzialità di collaborazione, condivisione e valorizzazione dei dati è una sfida per le aziende manifatturiere nella transizione verso una produzione più efficiente e competitiva.

Di questo si è parlato nel corso della sessione “Condividere, collaborare e valorizzare i dati per una manifattura intelligente e competitiva” dell‘Industry4.0 360 Summit.

Macchinari connessi, a che punto sono i produttori italiani? L’indagine dell’Osservatorio IoT

Un percorso che inizia dalla raccolta dei dati dall’ambito operativo attraverso macchinari connessi. Un settore che si trova a metà tra chi integra le tecnologie nei macchinari e i clienti finali che le installano nelle fabbriche.

L’indagine dell’l’Osservatorio IoT ha restituito una fotografia del settore dei produttori di macchinari connessi in Italia, attraverso un’indagine che ha coinvolto un campione di 300 aziende, prevalentemente PMI (il 93% del campione), concentrate principalmente nel settore della meccanica, seguito da alimentare, metallurgico, costruzioni e chimico-farmaceutico.

La ricerca ha evidenziato che il 67% dei produttori ha iniziato a connettere i propri macchinari, ma con livelli diversi. Un quarto ne connette meno della metà, un altro quarto ne connette più della metà, e solo uno su 5 (meno del 17%) produce tutti i macchinari già connessi.

Un dato positivo è che più della metà (52%) di chi sviluppa macchinari connessi ha acquisito esperienza sul tema da prima del 2018.

Per quanto concerne le figure chiave che influenzano la decisione di investire in connettività, al primo posto si trova l’amministratore delegato, seguito dal responsabile di ricerca e sviluppo e dal responsabile vendite (grazie alla crescente richiesta di servizi legati ai macchinari connessi).

Le principali motivazioni per l’investimento sono: guadagnare o mantenere il vantaggio competitivo (43%), gli incentivi (37% – Piano Transizione 4.0), e rendere più efficaci le relazioni con i clienti (29% – after-sales).

Per quanto riguarda il tema centrale dei dati, la ricerca sottolinea che la situazione non è ancora ottimale, con solo la metà delle aziende (50%) che ha accesso ai dati dai propri clienti, e una crescita molto lieve rispetto all’anno precedente.

Accesso che è strumentale per abilitare diversi utilizzi e vantaggi, come rendere più efficaci le attività di supporto (42%), aumentare la visibilità del parco macchinari (25%) e sviluppare versioni migliorative dei macchinari (25%).

“Gli utilizzi ci sono e sono diversi, bisogna quindi attivare maggiore capacità di avere quel dato”, commenta Giulio Salvadori, Direttore Osservatorio Internet of Things, Politecnico di Milano.

Dato che è sempre più strettamente regolamentato: a settembre 2025, ad esempio, si attende l’arrivo del Data Act europeo che regolerà il mercato dei dati e garantirà la portabilità al cliente finale, spingendo i produttori a innovare.

Oltre al tema IoT i produttori di macchinari stanno lavorando su altre tecnologie, come cloud, big data, intelligenza artificiale ed edge computing. La ricerca ha evidenziato come le prime quattro tecnologie su cui stanno investendo i produttori di macchinari, oltre l’IoT, siano basate sui dati.

Spicca, nel particolare, il forte interesse per l’intelligenza artificiale, con l’81% dei produttori che crede nella sua integrazione nei macchinari connessi, prevedendo che ciò avverrà principalmente nei prossimi 2-4 anni (52%).

Connettività che genera l’opportunità di offrire nuovi servizi. La ricerca dell’Osservatorio ha raggruppato l’offerta in diversi cluster:

  • Servizi standard, come quelli informativi o legati all’energy management o la manutenzione preventiva
  • servizi evoluti, integrati con con AI, con la manutenzione predittiva o prescrittiva e coperture assicurative particolari
  • servizi basati su nuovi modelli di business, ancora molto rari (pay-per-use, pay per performance, machine-to-machine payment, nuovi modelli di pricing, etc.

L’esperienza dei produttori e la loro capacità di valorizzare i dati sono correlate all’offerta di servizi più avanzati, così come la capacità di valorizzare il dato e le collaborazioni messe in campo per sviluppare un’offerta omnicomprensiva.

Oltre le buzzword: capire quali tecnologie implementare

Capire che impatto avranno queste tecnologie sui macchinari e sulle aziende richiede la comprensione del loro processo evolutivo. Non più disruptive, ma incrementale, precisa Federico Milan, Digital Innovation Manager di Breton.

Milan mette in guardia dal rischio di utilizzare le “buzzword” tecnologiche senza una reale implementazione, finendo per accumulare tecnologie e forse complicare il lavoro invece di connetterlo, e quindi non aumentando la produttività.

“Come soluzione per trasformare queste “buzzword” in qualcosa di tangibile, quindi? le nuove tecnologie probabilmente diventeranno delle commodity. Pertanto, non è tanto l’acquisizione della tecnologia in sé a essere importante, quanto il modo in cui viene utilizzata. Accenna brevemente al 5G”, spiega.

Importante, a tal fine, è sviluppare una teoria solida basata su:

  • l’esplorazione di nuove tecnologie
  • l’exploitation delle tecnologie, quindi prendere le tecnologie che meglio si adattano al contesto specifico e implementarle
  • capire come utilizzare queste tecnologie
  • condividere le informazioni
  • valorizzare i dati

Valorizzare i dati, il punto di vista dei fornitori: la testimonianza di Infor

Non si tratta solo di quali tecnologie adottare, quindi, ma di come mettere a terra progetti di digitalizzazione in grado di valorizzare i dati a servizio dell’efficienza aziendale.

Accompagnare le aziende in questo percorso è uno degli obbiettivi di Infor, che si occupa di posizionare soluzioni nel mercato manifatturiero, sia per l’industria discreta che di processo.

L’azienda propone soluzioni applicative, principalmente sistemi ERP, ma anche un ecosistema collaterale di warehouse management, PLM e configuratori di prodotto, tutti a supporto del business delle aziende manifatturiere.

“Il nostro obiettivo principale è quello di efficientare e ottimizzare i processi di business dei clienti, fornendo soluzioni enterprise di livello internazionale e ad alto valore tecnologico”, commenta Alfredo Diana, Sales Account Manager di Infor.

In questo percorso, l’intelligenza artificiale e l’innovazione vengono applicate per ottimizzare ulteriormente ciò che i loro applicativi già fanno, aggiungendo valore.

Questo si traduce in un efficientamento dei processi di business di vario tipo, come quelli di manufacturing puro, acquisti, vendite e logistica.

“Abbiamo sviluppato tecnologie mirate a dare un contributo particolare, avendo raggiunto anche risultati importanti. Non è importante portare la tecnologia in casa se non si sa qual è la sfida che si va a fronteggiare. L’importante è  ascoltare il cliente per capire le esigenze principali del business che non sono automatizzate o sono ripetitive”, aggiunge.

A tal proposito, Diana ha fornito un esempio concreto di un cliente che aveva la necessità di automatizzare i processi di ricezione merci, scannerizzazione bolle e archiviazione documenti.

Infor, attraverso una simbiosi di tecnologie RPA (Robert Process Automation) e intelligenza artificiale, ha sviluppato una soluzione che ha portato a una riduzione dei tempi di archiviazione e associazione documentale ai fornitori di circa il 93%. Le due persone precedentemente dedicate a questo lavoro sono state riallocate a ruoli di controllo e supervisione.

Al suo interno Infor ha una divisione Innovation, un hub gestito a livello internazionale con il compito di implementare, manutenere e migliorare queste soluzioni. Questa divisione crea anche pacchetti chiamati “value plus”, che combinano tecnologie come RPA e AI per ottimizzare specifici processi, come l’offerta relativa all’automazione del ricevimento e archiviazione documentale, proposta come soluzione “read to use”.

L’importanza del 5G nelle reti private per la fabbrica intelligente: il ruolo di TIM Enterprise

Abilitare queste e altre applicazioni e la gestione di grandi volumi di dati all’interno della fabbrica intelligente richiede però un’infrastruttura di connettività avanzata, in particolare le reti private 5G.

Di questo si occupa TIM Enterprise, come spiega Maria Cristina Mascione, Marketing 5G Vertical & IoT dell’azienda.

“Abbiamo una grandissima mole di dati da gestire. I macchinari sono sempre più intelligenti e quindi la connettività che è stata vista in passato come una commodity ora diventa cruciale. Per questo motivo riteniamo che il 5G è la tecnologia 5G abbia una forte vocazione industriale. Questo perché il 5G offre una grandissima capacità di banda, bassa latenza, alta affidabilità e la capacità di gestire un numero elevatissimo di device”.

In particolare, per il mondo del manifatturiero e della logistica, si sta assistendo a una progressiva adozione a livello mondiale di soluzioni 5G di rete privata. I vantaggi includono:

  • utilizzo di frequenze licenziate che non hanno il problema dell’interferenza, cruciale in un ambiente di fabbrica
  • possibilità di evitare il cablaggio, rendendo la “wireless factory” più facilmente riconfigurabile e la catena di produzione più facile da gestire
  • maggiore sicurezza, in quanto il dato è segregato all’interno della rete privata installata presso il cliente, sia per la componente radio che per il core network. Il 5G è intrinsecamente più sicuro grazie a una crittografia avanzata dei dati, ma nella rete privata la sicurezza è ulteriormente massimizzata non essendoci un colloquio con la rete pubblica.

“Il 5G non è solo un abilitatore, ma un ecosistema che consente la collaborazione tra diversi stakeholder, come produttori di macchine, fornitori di connettività e sviluppatori di applicativi, per una fabbrica veramente moderna e sostenibile”, aggiunge.

Importante, in questo percorso di innovazione, è il ruolo dei Competence Center, con cui TIM Enterprise collabora ormai da diverso tempo.

Questi centri di competenza, sottolinea Mascione,

  • consentono la formazione e la creazione di conoscenze e know-how specialistico
  • permettono alle imprese di sperimentare sul campo soluzioni innovative senza costosi investimenti iniziali che possono essere onerosi soprattutto per le piccole aziende. Questo include la possibilità di utilizzare tecnologie come le reti 5G e di effettuare il fine-tuning delle soluzioni
  • supportano l’individuazione di finanziamenti del PNRR o di altri fondi nazionali ed europei per l’innovazione

“In un periodo in cui si parla molto di competenze, i competence center si sposano bene con questa necessità”, commenta Milan“Breton collabora con i competence center vicini alla propria sede, poiché la vicinanza aiuta, e li considera fondamentali per introdurre nuovi paradigmi, non solo nuove tecnologie, ma anche nuovi modelli di business e modi diversi di applicare la tecnologia nei processi”, aggiunge.

I dati a servizio dell’efficienza dei processi nel manifatturiero: alcuni casi d’uso

La sessione ha approfondito il valore dell’innovazione, a partire dalla valorizzazione dei dati, all’efficientamento dei processi aziendali, con alcuni esempi di casi d’uso.

L’intelligenza artificiale, ad esempio, sta portando benefici misurabili in diverse aree aziendali, come la gestione post-vendita e le previsioni di vendita, dimostrando il suo valore pratico di nel contesto manifatturiero.

Combilift

È questo il caso di Combilift, un’azienda irlandese produttrice di carrelli elevatori, cliente cloud di Infor, che aveva difficoltà nella gestione delle parti di ricambio nell’aftermarket.

Gli operatori faticavano a identificare i componenti esatti necessari per le operazioni di sostituzione, data la presenza di circa 60.000 SKU. Questo causava ritardi e costi elevati dovuti a interventi multipli.

Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, gli operatori riescono ora a identificare automaticamente le componenti necessarie al ricevimento della richiesta di intervento, permettendo di effettuare la sostituzione completa al primo intervento.

Questo ha portato a un’ottimizzazione dei tempi, una riduzione dei costi del servizio di circa il 40% e un aumento del guadagno per transazione del 30%.

Kamatic Seating

Altro esempio è quello di Kamatic Seating, azienda produttrice di sedute per grandi impianti, come gli stadi, con una produzione massiva in serie, aveva due principali problematiche.

Da un lato, l’area vendite aveva difficoltà a consolidare i dati provenienti dal CRM per fare previsioni di vendita. Dall’altro lato, l’ufficio fornitori faticava a creare un ranking dei fornitori.

Con l’intelligenza artificiale, è stato creato un modello di analisi predittiva che ha permesso di aggregare automaticamente i dati del CRM, predisponendo previsioni di vendita e portando a un aumento del tasso di vendita del 5% per Kamatic.

Lato fornitori, l’AI ha permesso di avere in tempo reale una classifica dei fornitori su specifiche attività di procurement, riducendo i tempi di selezione dei fornitori di circa il 93%.

Ducati

Altro caso d’uso è quello sviluppato da Tim, che vede al centro una piattaforma multirobot sviluppata da Tim e basata sul cloud, che consente di acquisire un enorme flusso di dati e immagini in tempo reale per ottimizzare le azioni del robot, rendendo il tutto più collaborativo e sicuro.

L’azienda ha sperimentato con Ducati una soluzione sperimentale per il loro magazzino di Valsamoggia, inaugurato nel 2024, dove svolge attività complesse sia di inbound che di outbound.

La soluzione sviluppata da TIM Enterprise ottimizza il controllo di qualità della moto e l’individuazione della moto all’interno del magazzino, facilitando le operazioni di picking. Questa soluzione utilizza anche la rete 5G per manovrare il robot e fornire informazioni.

Portare l’AI all’interno delle macchine: l’approccio di Breton

Milan ha invece portato la testimonianza di come l’azienda supporta i costruttori di macchine nell’implementazione di tecnologie avanzate, come AI e Machine Learning.

In particolare, il progetto Magick, in fase di completamento ad aprile, affronta il tema dell’utilizzo dell’AI generativa per due pilastri importanti per Breton:

  • expert (o gestione esperti), quindi l’applicazione dell’AI generativa per il knowledge management e per fornire servizi ai clienti, in modo da avere un operatore sempre disponibile 24 ore su 24 per le loro necessità
  • designer Breton (o progettista Breton), quindi l’applicazione di concetti generativi per aiutare i progettisti nello sviluppo delle loro mansioni, non solo nella programmazione (coding) ma anche nello sviluppo di effetti grafici ed estetici, aumentando la loro capacità di creatività.

Verso una manifattura sempre più intelligente e competitiva grazie all’AI

Approcci, storie e testimonianze che dimostrano il valore di tecnologie come l’AI nella manifattura. Ma quali sono i scenari futuri?

“Come 40 anni fa sarebbe stato impensabile un’azienda senza un sistema ERP per rimanere competitiva, allo stesso modo, a lungo termine, le aziende che non adotteranno o faticheranno a implementare soluzioni innovative come l’AI potrebbero trovarsi in difficoltà”, commenta Diana.

“Pertanto, per rimanere competitive, le organizzazioni aziendali avranno bisogno di maturare almeno un minimo di competenza e visibilità su ciò che accade nel mondo dell’AI e dell’innovazione in generale, anche su altre tecnologie come RPA e process mining.

Per quanto riguarda il ruolo degli operatori, Diana prevede uno spostamento verso ruoli di controllo, gestione e validazione dei risultati generati dagli automatismi all’interno del contesto manifatturiero.

Questa evoluzione, a medio-lungo termine, comporterà una riallocazione delle risorse all’interno delle aziende, con una crescente necessità di personale qualificato, senza necessariamente implicare una riduzione del personale complessivo.

“È fondamentale cogliere la sfida della digitalizzazione, specialmente per le molte imprese italiane, incluse quelle più piccole, che spesso incontrano maggiori difficoltà nell’affrontare questo processo rispetto alle grandi aziende con maggiore capacità di investimento”, commenta Mascione.

“Più si rendono le soluzioni tecnologiche alla portata di tutti, tanto più facilmente si potrà raggiungere un’economia di scala che consenta il miglioramento dell’efficienza e della produttività”, aggiunge.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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