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Supply chain: dati e tecnologie per resilienza e compliance ESG



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Durante un evento dedicato all’innovazione per le supply chain, si è discusso del ruolo delle soluzioni ConsulTech come Suppliance360 e Switch360 di P4I che offrono alle aziende la capacità di monitorare, valutare e migliorare le performance dei fornitori, garantendo conformità alle normative e rispondendo alle crescenti aspettative di sostenibilità

Pubblicato il 19 giu 2024



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La capacità di gestire la propria catena di fornitura in modo affidabile, responsabile e sostenibile è diventata una priorità strategica. Le aziende devono gestire l’esposizione alla molteplicità di rischi che attentano alla business continuity compromettendo la competitività del brand oltre che rispettare le normative vigenti che richiedono trasparenza nelle operazioni, condizioni di lavoro dignitose e un impegno concreto nella riduzione dell’impatto ambientale. Impegno che è richiesto altrettanto chiaramente dagli stakeholder e dai clienti. In questo scenario, l’innovazione tecnologica e l’approccio data-driven diventano strumenti essenziali poiché permettono di raccogliere, classificare ed elaborare dati (anche in materia ESG) sul comportamento dei fornitori, aiutando le aziende a prendere decisioni informate.

All’evento “Supply Chain: Affidabile, Responsabile & Sostenibile” (tutte le suggestioni emerse in questo articolo su ESG360) si è parlato di come mappare agilmente l’esposizione dei fornitori al rischio di interruzione della catena di fornitura e garantire la compliance alle tematiche di sostenibilità ambientale, sociale e di governance grazie a un approccio innovativo basato su Big Data e Intelligenza Artificiale e due strumenti innovativi messi a punto da P4I, società di Digital360.

L’instabilità delle supply chain richiede un approccio data-driven nella valutazione dei fornitori

L’evoluzione che ha interessato negli ultimi anni le supply chain ha portato a un contesto altamente perturbato, richiedendo alle aziende di adottare nuove strategie per gestire efficacemente l’esposizione ai rischi e garantire la continuità operativa anche in condizioni avverse.

La deverticalizzazione delle filiere ha generato la necessità di coordinare e monitorare una rete più ampia e frammentata di fornitori che si occupano di produrre componenti e gruppi di componenti prima dell’assemblaggio finale in capo alle aziende. Parallelamente, la globalizzazione ha spostato la produzione verso aree più economiche per le lavorazioni ad alta intensità di manodopera, aumentando la dispersione geografica delle filiere.

Le tecnologie lean, inizialmente sviluppate nell’industria automobilistica giapponese, hanno insegnato alle aziende di altri settori a operare con flussi tesi e scorte minime, migliorando l’efficienza ma aumentando la vulnerabilità alle interruzioni. Inoltre, il fenomeno della “coda lunga“, caratterizzato dalla diversificazione delle gamme di prodotti e dalla personalizzazione, ha ulteriormente complicato la gestione della supply chain.

In questo contesto volatile e imprevedibile esacerbato da fattori esogeni come eventi geopolitici, disastri naturali, cambiamenti normativi e progresso tecnologico, è diventato indispensabile adottare un approccio data-driven per la valutazione dei fornitori sia per scongiurare il rischio di interruzione del processo primario – dovuto a eventi imprevisti che causano un’interruzione nel flusso di approvvigionamento da parte di un fornitore – che è in costante aumento, sia per conseguire pratiche sostenibili di gestione d’impresa sempre più richieste dal mercato, dalle normative e dai clienti.

Marco Perona ha citato una ricerca condotta dal Laboratorio RISE che ha coinvolto 147 aziende. Circa la metà di queste ha sperimentato rischi di interruzione diverse volte negli ultimi dieci anni, con 261 casi segnalati e secondo i dati, il costo di un’interruzione di fornitura può arrivare fino a un milione e mezzo di euro.

Il ruolo di dati e tecnologie per governare rischi e sostenibilità

Come ha spiegato Marco Perona, Ordinario di Supply Chain Management presso l’Università degli Studi di Brescia, i tradizionali vendor rating system, che valutano i fornitori su aspetti commerciali, del servizio e della conformità, non sono sufficienti per garantire il controllo sul rischio di interruzione del processo primario e sulla compliance ESG. “Tanto che le aziende che eccellono in queste aree tendono ad avere un impatto ambientale e sociale elevato, una governance aziendale meno attenta ed integra, marginalità più risicate e un maggiore rischio di default” ha sottolineato Perona.

Per affrontare queste sfide, è necessario un approccio più completo nella valutazione della supply chain, basato su dati quantitativi e oggettivi che coprano la generazione di valore, la prevenzione delle interruzioni e la sostenibilità. Tendenzialmente però la raccolta di questi dati avviene mediante metodi inefficaci e difficilmente controllabili. Ecco perché è fondamentale lavorare sulle fonti dei dati e utilizzare tecnologie avanzate, come il web semantico, l’Intelligenza Artificiale e i Big Data, che permettono di “trasformare dati sparsi e frammentati in una base solida per decisioni strategiche. Il vero limite non è la quantità di dati disponibili, ma la capacità e creatività nel reperirli e utilizzarli efficacemente” ha affermato Perona.

“Oggi l’esposizione ai rischi è aumentata per le aziende che non si sono premunite. Le più esposte sono tipicamente le piccole aziende, che hanno meno cultura della sicurezza, del rischio e del dato, e quindi sono meno attrezzate per affrontare questo percorso” ha continuato Perona che si è poi soffermato sulle difficoltà delle reti di fornitura italiane: fortemente legate alla logica dei distretti e non adeguatamente preparate a gestire queste emergenze.

Compliance ESG: sfide e soluzioni per la supply chain

Conoscere e gestire il profilo ESG della catena di fornitura oggi è un’esigenza indifferibile per difendere la reputazione aziendale, per rispondere alle richieste dei clienti che chiedono trasparenza sulle pratiche ESG, e per conformarsi alle normative in materia (come la CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive) per evitare sanzioni e mantenere la fiducia degli stakeholder.

Come ha osservato Sergio Fumagalli, Senior Partner ESG, Privacy & Security P4I, “la responsabilità di un’azienda oggi si estende ben oltre i confini aziendali tradizionali, abbracciando l’intera value chain. Questo significa che la responsabilità non si limita alla catena di fornitura a monte, ma si estende anche a valle, includendo tutte le fasi della produzione, distribuzione e vendita”.

“La sostenibilità – ha proseguito Fumagalli – introduce una nuova classe di dati, diversa dai dati finanziari tradizionali. Ogni variabile ha il suo criterio di misura, come le emissioni di CO2 in tonnellate. Affrontare seriamente lo sviluppo sostenibile richiede un processo complesso e strutturato, simile all’introduzione degli ERP, che comporta sfide significative ma gestibili grazie all’esperienza e alle tecnologie avanzate“.

Attualmente, la gestione della sostenibilità dei fornitori si basa principalmente su questionari, che presentano diverse criticità. L’eccesso di questionari crea un sovraccarico di lavoro e una bassa percentuale di risposte. Spesso i dati raccolti non sono di alta qualità o facilmente verificabili, rendendo difficile fidarsi delle informazioni ottenute. Inoltre, la gestione dei questionari e del processo di raccolta dati comporta costi elevati e un’efficacia limitata.

Per migliorare il processo di valutazione dei fornitori in termini ESG, è essenziale verificare se i fornitori dispongono di una struttura organizzativa adeguata per gestire le tematiche di sostenibilità. Fumagalli ha infatti puntualizzato che “senza un presidio organizzativo, i dati forniti saranno episodici e poco affidabili”. Poi occorre concentrarsi sulla maturità organizzativa ESG della supply chain, abituando i fornitori a pubblicare dati e a prendersi impegni in termini di sostenibilità. Infatti, potendo contare su tempi e costi certi per la rilevazione delle informazioni e su dati non contestabili, completi, omogenei e confrontabili nel tempo si è in grado di definire una strategia di analisi in funzione del livello di rischio.

Perché affidarsi alla ConsulTech

La ConsulTech rappresenta una modalità innovativa di fornire servizi di advisory di alta qualità. Luca Galetti, Partner Governance, Risk & Compliance di P4I, ha spiegato che questo approccio combina competenze consulenziali con soluzioni tecnologiche innovative, automatizzando e digitalizzando i servizi offerti che mette a disposizione anche in modalità self-service.

Grazie al digitale, la ConsulTech offre diversi vantaggi come la riduzione dell’effort per attività a basso valore aggiunto, il miglioramento della qualità e la riduzione del rischio errori negli elaborati prodotti, la valorizzazione delle competenze, l’accesso on-demand al know-how e agli strumenti del consulente, un maggiore controllo e consapevolezza dello stato dell’organizzazione, e infine la riduzione della complessità nella gestione della relazione con attori esterni con cui si trova ad interagire il cliente.

Le soluzioni ConsulTech si articolano in servizi verticali una tantum basati su asset tecnologici (come C-Readiness Assessment), servizi erogati su base continuativa che integrano asset tecnologici (di cui fanno parte Suppliance360, DPO & Privacy Manager, 231 Manager & OdV, QHSE & Sustainability Manager ecc.) e vendita di asset tecnologici che hanno anche on top attivazione servizi specialistici (come Switch360 e 360DigitalSkill).

Suppliance360 per la conformità ESG della supply chain

Suppliance360 rappresenta una soluzione concreta di innovazione per le supply chain per gestire queste sfide in modo efficace e sostenibile poiché consente di monitorare e gestire la compliance ESG lungo tutta la catena di fornitura fornendo alle aziende gli strumenti necessari per valutare e migliorare le pratiche dei propri fornitori.

La piattaforma tecnologica parte da un elenco qualificato di fornitori, arricchito con informazioni standard e conosciute. Successivamente, si definiscono una serie di tematiche in ambito ambientale, sociale e di governance, individuando indicatori rilevanti in funzione dell’analisi di materialità da ricercare nei siti dei fornitori. La tecnologia automatizza la raccolta e l’analisi di questi dati, sondando le fonti ufficiali dei fornitori per verificare la percentuale di copertura di queste keyword.

Il processo annuale di aggiornamento permette di mantenere costante la qualità delle informazioni, di tracciare l’evoluzione delle risposte nel tempo e di confrontare i progressi anno dopo anno. Suppliance360 offre una varietà di output, tra cui 17 indicatori che coprono diverse tematiche. La piattaforma consente anche di segmentare i fornitori per tipologia e dimensione, offrendo una visione dettagliata della copertura in ciascun ambito ESG.

L’esperienza di Roche Diagnostics

Roche Diagnostics, azienda con una lunga storia nel settore farmaceutico e diagnostico, ha adottato la piattaforma Suppliance360 per gestire in modo più sostenibile la sua complessa supply chain. Sabrina Mazzolo, Procurement Manager di Roche Diagnostics, ha evidenziato l’importanza di questa scelta per monitorare e migliorare le performance ESG (ambientali, sociali e di governance) dei circa 600 fornitori dell’azienda in Italia.

Roche Diagnostics produce strumenti e reagenti che hanno un impatto significativo sull’ambiente, rendendo cruciale l’attenzione alla sostenibilità. Con i primi 100 fornitori che generano il 94% del volume di acquisti, è essenziale valutare non solo le performance e la conformità contrattuale, ma anche le tematiche ESG. Questo impegno è richiesto sia dalla cultura aziendale di Roche che dalle crescenti domande dei clienti, come ospedali pubblici e privati.

L’adozione di Suppliance360 permette a Roche di ottenere una fotografia precisa della sostenibilità della sua supply chain, rispondendo alle richieste dei clienti e rispettando i Criteri Ambientali Minimi (CAM). La piattaforma fornisce dati certi e replicabili, essenziali per intraprendere azioni correttive sui fornitori e migliorare continuamente la sostenibilità dell’intera catena di valore.

Roche Diagnostics mira ad allineare almeno il 25% dei suoi fornitori ai criteri di sostenibilità dell’azienda. Attualmente, stanno definendo questi criteri e intendono rivedere le politiche di selezione dei fornitori per includere le tematiche ESG, creando cluster di fornitori con pesi diversi a seconda della tipologia. Questo rappresenta l’inizio di una nuova strategia di sostenibilità basata sui dati ottenuti attraverso Suppliance360.

Gestire i rischi della supply chain con Switch360

Switch360 è una piattaforma che aiuta le aziende a monitorare, valutare e gestire i rischi nella catena di fornitura, offrendo una visione chiara e dinamica dei fornitori e delle potenziali vulnerabilità. I principali output della piattaforma includono:

  1. Analisi della dipendenza dei fornitori: Identifica i fornitori che dipendono eccessivamente da un singolo cliente, utilizzando soglie critiche del 30% e del 50%.
  2. Stima dei costi di interruzione delle forniture: Calcola il costo potenziale delle interruzioni, evidenziando i fornitori con costi superiori a un milione di euro.
  3. Calcolo della probabilità di interruzione per default finanziario: Classifica i fornitori in base al rischio finanziario, geopolitico e naturale, utilizzando una scala cromatica.
  4. Integrazione delle diverse esposizioni e calcolo della probabilità composta di interruzione: Combina vari tipi di rischio per calcolare un indice complessivo di rischio per ogni fornitore.
  5. Mappa di calore: Rappresenta visivamente i fornitori su diagrammi che mostrano la probabilità di interruzione e l’impatto economico.
  6. Monitoraggio in tempo reale: Utilizza banche dati certificate per monitorare eventi negativi e inviare alert automatici via mail.
  7. Prospetto e calcolo degli scenari attesi: Fornisce previsioni sugli scenari futuri, dal migliore al peggiore, valutando costi e probabilità degli eventi critici.

Il case study di Streparava

Streparava, azienda familiare fondata nel 1951 con dieci stabilimenti distribuiti tra Italia, India, Brasile e Spagna, ha adottato Switch360 per gestire i rischi nella sua catena di fornitura. Con un core business nel settore automotive e un fatturato di circa 360 milioni di euro, gli acquisti rappresentano l’80% delle attività del gruppo.

Paolo Bentivoglio, Chief Procurement Officer di Streparava, ha spiegato che l’adozione di Switch360 è nata dalla necessità di avere una visione chiara della salute della supply chain, soprattutto durante la crisi causata dalla pandemia, la crisi delle materie prime e le tensioni geopolitiche. Dal 2021, Switch360 è diventato parte integrante della strategia aziendale, fornendo una fotografia dinamica della realtà aziendale e supportando piani d’azione concreti.

Streparava ha iniziato con un report standard e ha successivamente digitalizzato il processo di raccolta dati, integrando Switch360 con l’ERP (SAP). Questo ha migliorato l’efficienza e ha permesso di gestire autonomamente i dati forniti, abilitando analisi continue e decisioni basate su spend analytics e category management.

Perona ha sottolineato che Switch360 continuerà a evolversi, ampliando le tipologie di rischio monitorate, come la cybersecurity e le avarie gravi degli impianti. La piattaforma si orienterà verso un modello “as-a-service”, permettendo ai clienti di attivare e gestire la piattaforma in modo indipendente.

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