La pandemia con cui il mondo si è trovato a combattere nel corso di questo 2020 ha portato dei cambiamenti difficilmente immaginabili solo fino a pochi mesi fa. Se la pandemia è stata e continua a essere una minaccia per la salute e la sicurezza mondiale, ha rappresentato, al contempo, anche un elemento di forte discontinutà per molte aziende che hanno dovuto necessariamente evolvere per essere in grado di gestire il lockdown. Una sorta di selezione naturale che, sebbene non abbia mai veramente riguardato grandi colossi internazionali, ha decretato la fine per le aziende non resilienti e con scarse capacità di adattamento. Il settore farmaceutico, storicamente più cauto nell’adozione di nuove tecnologie, non ha fatto eccezione a questo processo di crescita digitale “forzata” che ha spinto molte aziende ad accelerare o a far partire processi di trasformazione tecnologica più o meno avanzati.
Indice degli argomenti
L’impatto sul settore farmaceutico
Risulta qui doveroso fare una distinzione tra le diverse funzioni aziendali. Alcune, come la produzione, hanno dovuto continuare a lavorare per garantire un flusso stabile di medicinali ai pazienti. Qui l’impatto della crisi si è sentito solo a livello “fisico” e meno a livello digitale. Al netto dei processi decisionali, i reparti produttivi hanno continuato a funzionare in modo simile al normale, anche se a regime ridotto e con meno operatori per garantire il rispetto delle distanze di sicurezza.
Altri ambiti hanno, invece, risentito maggiormente del lockdown e soprattutto del maggiore carico sul Sistema sanitario nazionale. Pensiamo a tutto il settore della ricerca clinica che ha visto fermare o rallentare la maggior parte degli studi. Da un lato la scarsa digitalizzazione dei processi che determina l’elevata presenza di flussi cartacei e la necessità di incontri face-to-face e dall’altro la scarsa disponibilità di medici e strutture ospedaliere, chiamati a far fronte all’emergenza, ha imposto uno stop forzato. Questo ha ovviamente rappresentato un significativo problema per molte aziende considerando gli ingenti investimenti che iniziative di questo tipo comportano.
Insite nella minaccia rappresentata dalla pandemia ci sono però delle opportunità che possono permettere alle aziende che le vorranno cogliere di uscire rafforzate da questo periodo di crisi. Per garantire la continuità del business molte imprese hanno deciso di passare al digitale, avviando una trasformazione per troppo tempo rimandata. Certamente quello che è andato in scena non è stato un profondo processo di cambiamento, ma molto spesso una semplice trasposizione in digitale dei processi fisici. Sebbene questo non possa considerarsi veramente un’innovazione per molte aziende, incluso quelle del settore farmaceutico e biofarmaceutico, ha rappresentato un’occasione per verificare sul campo che una dematerializzazione dei processi aziendali è effettivamente possibile. Allo stesso modo, le autorità e gli enti regolatori hanno potuto constatare come sia stato possibile eseguire attività che hanno un carattere prettamente fisico, come ad esempio un’ispezione, in formato virtuale. Questo non rappresenta che un piccolo passo nel processo di trasformazione digitale delle aziende pharma, che dovranno rivedere i propri modelli di business per renderli veramente digitali e non una semplice trasposizione degli attuali, che ha comunque permesso di rompere una barriera che molte realtà del mondo pharma sia a livello nazionale che internazione non avevano mai superato.
E allora perchè non rendere questo momento buio della nostra storia recente un’opportunità di rinascita e di vera innovazione? Perchè non cogliere l’opportunità per sviluppare insieme a ospedali e CROs (Clinical Research Organizations) un protocollo uniforme che permetta un’efficace e non frammentato scambio di dati? Perchè non avviare una definitiva digitalizzazione dei processi rendendo il dato digitale per tutto il ciclo di vita, garantendo la cosiddetta Data integrity by design? Perchè non definire con le autorità predisposte al controllo dell’industria un’intesa che permetta di snellire e digitalizzare i processi di sottomissione e revisione delle richieste di autorizzazione e di remotizzare in modo efficace parte delle ispezioni?
Queste e altre sono le domande che si trovano sulle agende di molti dei Chief Digital Officer di aziende farmaceutiche e biofarmaceutiche in questo anno di pandemia. Il modo in cui le aziende sapranno rispondere a questi interrogativi eserciterà un’influenza determinante sulla loro capacità di creare valore in modo continuativo nel futuro e fornirà un significativo vantaggio competitivo a chi avrà avuto la lungimiranza di agire in modo corretto e per tempo.
Le aree di innovazione nel settore pharma
Se volessimo citare gli ambiti di innovazione digitale che questa pandemia ha permesso di identificare all’interno del settore farmaceutico, è possibile andare a identificare 3 aree di applicazione ben distinte:
- Technical operations: in questo momento i reparti produttivi hanno bisogno di garantire efficienza e continuità a livelli assimilabili a quelli pre-crisi. La domanda di medicinali non è infatti diminuità e anzi, per alcune aree terapeutiche ha subito un significativo aumento. Il problema è quindi quello di coniugare produttività e sicurezza degli operatori soggetti, come in tutte le altre industry, al distanziamento sociale. Le tecnologie abilitanti definite nell’ambito dell’industry 4.0 forniscono un aiuto determinante in questo campo. Cobot e Autonomous Mobile Robot permettono di limitare il numero di operatori a bordo linea e di “delegare” attività di movimentazione tra un’area e l’altra agli AMR. In questo modo sarà possibile mitigare gli effetti della riduzione di personale e limitare le perdite di efficienza.
- Ricerca clinica: come detto precendemente, alcuni passaggi nell’ambito della ricerca clinica, come i clinical trials, sono ancora fortemente basati su un’interazione “fisica” e su materiali cartacei. Una parziale digitalizzazione è già avvenuta con l’implementazione della cartella elettronica che però è adottata in modi diversi e con tecnologie diverse da regione a regione e da paese a paese, lasciando comunque molte operazioni di trasmissione e controllo dei dati in forma manuale. Manca poi un sistema di trasmissione univoco e standardizzato che agevoli lo sviluppo di nuove interfacce verso CROs e aziende. La digitalizzazione del dato già alla sorgente e la sua trasmissione in modo sicuro, garantirebbe sia una maggiore sicurezza delle informazioni che la possibilità di effettuare un controllo più sistematico e approfondito sulle stesse da parte delle aziende che eseguono gli studi; attività quest’ultima, al momento ancora molto manuale.
- Informazione scientifica: anche se strumenti digitali sono sempre più parte di questo processo, l’informazione scientifica rimane ancora largamente un’attività face-to-face. La crisi Covid-19 ha imposto alle aziende di individuare un nuovo paradigma che sleghi le dinamiche d’informazione dal contatto diretto con il medico e che faccia leva su strumenti digitali, magari già introdotti negli anni passati, ma forse mai veramente sfruttati fino a questo momento. Videoconferencing e applicazioni digitali sono tutti strumenti largamente già diffusi sia a livello business che a livello consumer, il cui utilizzo, combinato con innovazioni tecnologiche più profonde, potrebbe significativamente cambiare questo processo per sempre.
Questa pandemia può quindi rappresentare un punto di partenza per un nuovo ciclo di innovazioni anche nel settore farmaceutico, ispirate dalle necessità di imprese e privati durante il lockdown, ma valide e applicabli anche una volta che si sarà progressivamente tornati alla normalità.