Tra le sfide maggiori per le aziende del packaging vi è quella di efficientare e velocizzare i processi di linea indipendentemente dalle specifiche caratteristiche del prodotto da confezionare. Una sfida ancora più predominante nel confezionamento di prodotti alimentari, sia per le differenze di formato dei prodotti che per le specifiche richieste dal marketing aziendale.
L’automazione può venire in contro alle aziende con soluzioni in grado di abilitare processi di packaging personalizzato e flessibile, come dimostra il caso di successo di Hawaiian Host e la società italiana Cama Group, membro Gold dell’OEM Partner Network di Rockwell Automation.
L’azienda nordamericana con sede a Honolulu è una realtà di spicco nell’industria dolciaria e rappresenta il più grande produttore al mondo di noci di macadamia ricoperte di cioccolato. Hawaiian Host Group ha incaricato Cama Group di sviluppare una soluzione di automazione per il confezionamento primario dei suoi prodotti a base di macadamia.
L’azienda era interessata all’automazione, ma l’implementazione di un progetto di tale portata richiedeva un approccio graduale, sia per poter preparare il proprio team, sia per gestire le sfide tipiche della produzione di prodotti a base di cioccolato alle Hawaii.
Il team Cama ha raccolto la sfida, collaborando con Hawaiian Host Group per progettare una soluzione che ottimizzasse l’operatività dell’azienda e, al contempo, fornisse un approccio modulare per poter gestire future innovazioni di prodotto.
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Automazione avanzata nel packaging: l’importanza del giusto approccio per il successo dei progetti
La linea creata da Cama Group per Hawaiian Host Group è stata personalizzata specificamente per le sue problematiche di packaging ed è stata dotata di un’architettura di controllo digitalizzata di Rockwell Automation.
Durante il funzionamento, in base alle informazioni sulla qualità, la forma e la posizione fornite da uno scanner laser avanzato, i robot delta utilizzano pinze appositamente progettate per prelevare i cioccolatini dal nastro trasportatore e quindi posizionarli delicatamente in vaschette di polietilene tereftalato (PET) che arrivano in parallelo da un disimpilatore.
Una volta riempite, le singole vaschette – o le coppie di vaschette separate da un foglio di imbottitura – sono caricate in scatole di cartone prima che vengano formati e inseriti i coperchi. Il risultato finale sono scatole complete contenenti da quattro a 32 cioccolatini.
La linea è anche in grado di realizzare confezionamento sfuso, dove i robot caricano i cioccolatini direttamente nelle scatole. Questo tipo di confezionamento sfuso è utilizzato anche come ripiego nel caso si presentassero problemi alla linea e può evitare tempi di fermo significativi. Al termine del processo, le scatole vengono sottoposte a raggi X e poi trasportate a una incartonatrice a fine linea.
Hawaiian Host Group si era approcciata al progetto con un forte desiderio di automatizzare, ma anche con una buona dose di cautela.
“Avevamo diversi motivi per intraprendere questo percorso, ma nostra posizione su un’isola lontana comportava sfide uniche che dovevamo tenere in conto per assicurare il successo del nostro percorso di automazione”, spiega Chris Rabago, direttore della produzione di Hawaiian Host Group.
“Alcuni dei nostri dipendenti erano scettici avendo la convinzione comprensibile, ma stereotipata, che l’automazione dovesse sostituirli. Ma questo non era affatto il nostro obiettivo. Volevamo ottimizzare le nostre operazioni investendo in tecnologie che aiutassero e valorizzassero gli operatori. Ci siamo concentrati sul modo in cui i nostri dipendenti avrebbero interagito con i robot. Volevamo utilizzare un’interfaccia utente intuitiva, accessibile e in linea con una forza lavoro in crescita che preferisce un ambiente di lavoro più digitalizzato”, aggiunge.
Billy Goodman, amministratore delegato di Cama North America, spiega il processo: “Adottiamo sempre un approccio consulenziale di squadra. Infatti, il lavoro di Cama su questo progetto è stato riconosciuto dalla World Confectionery Conference del 2023, dove abbiamo vinto il premio Team of the Year”.
Il primo passo di questo percorso, spiega Goodman, consiste nell’analizzare e verificare i bisogni specifici del cliente. L’azienda può contare sul proprio ambiente “sandbox” di macchine e moduli, che include tecnologie di caricamento dall’alto e laterale, insieme a soluzioni di terze parti, sistemi di visione, pinze per creare soluzioni di automazione personalizzate che rispondono alle specifiche esigenze dell’applicazione.
“Ogni progetto è davvero unico, anche se i principi operativi delle macchine sono relativamente standard. In questo caso, dovevamo tenere in considerazione molteplici aspetti, tra cui il personale, lo spazio in fabbrica, gli immobili e le esigenze operative. In questo tipo di progetti, le collaborazioni sono fondamentali”, spiega Goodman, “non solo per sviluppare i concetti iniziali, ma anche per portare il progetto fino alla sua realizzazione, andando oltre la messa in servizio, per una soluzione a lungo termine. Alcuni dei nostri strumenti Industry 4.0 si adattano sicuramente alle nuove generazioni, cresciute lavorando su telefoni e tablet digitali. Utilizziamo la realtà aumentata per la formazione, i cambi di prodotto e formato e la manutenzione, e questo non solo entusiasma e coinvolge le persone, ma permette di usare le macchine in modo più efficiente”.
Collaborazione e innovazione: il ruolo di Rockwell Automation nel successo di Hawaiian Host Group
I risultati del progetto, spiegano le aziende coinvolte, sono ancora più impressionanti alla luce del fatto che la parte di implementazione è stata “messa a terra” durante la pandemia.
“Per fortuna avevamo già un rapporto molto stretto con Cama Group. Non solo fa parte della nostra PartnerNetwork come OEM di livello Gold, ma collaboriamo anche alla ricerca, allo sviluppo e ai test dei prodotti, e il successo di questo progetto e della tecnologia risultante ne è la prova”, spiega Eric Chalengeas, regional vice president per il Sud Europa di Rockwell Automation.
“Sappiamo che può essere stressante fare un salto così grande in quello che può essere l’ignoto”, continua Chalengeas, “per questo siamo attenti alle esigenze dell’utilizzatore finale. In questo caso, Hawaiian Host Group ora ha le basi per una trasformazione digitale estremamente scalabile che le consentirà di incrementare gradualmente le proprie capacità senza che questo diventi troppo impegnativo. Una caratteristica che Chris nella sua intervista con ROKStudios ha ben definito paragonandola alle rotelline per la bicicletta”.