Lo studio di IBM: AI e automazione per gestire le incertezze della Supply Chain e migliorare la sostenibilità

Lo studio “Own Your Transformation” realizzato dall’Institute for Business Value (IBV) di IBM ha sottolineato come sempre più aziende stiano reagendo alle interruzioni e ai problemi legati alle Supply Chain ripensando le operazioni legate alle catene di fornitura e investendo su automazione, AI e flussi di lavoro intelligenti, ecosistemi e sostenibilità.

Pubblicato il 20 Set 2022

Investimenti sostenibili


Per combattere efficacemente i fattori di stress senza precedenti della Supply Chain, come l’inflazione, sempre più aziende stanno re-inventando le operazioni legate alle catene di fornitura e investendo su automazione, AI e flussi di lavoro intelligenti, ecosistemi e sostenibilità: è quanto emerge dallo studio “Own Your Transformation” realizzato dall’Institute for Business Value (IBV) di IBM.

Attraverso un’indagine condotta su 1.500 Chief Supply Chain Officer (CSCO) e Chief Operating Officer (COO), il rapporto evidenzia come queste figure stiano affrontando le importanti sfide relative alla Supply Chain causate dalla pandemia, dall’inflazione, dal cambiamento climatico e dagli eventi geopolitici, e come intendano mettere alla prova le loro catene di fornitura in futuro.

Fattori macro-economici, ambientali e tecnologici: le principali sfide per le aziende

La ricerca evidenzia come negli ultimi due anni sia aumentato il numero di Ceo che hanno citato le interruzioni alla Supply Chain tra le maggiori difficoltà affrontate dalla propria azienda: rispetto a un’altra rilevazione condotta da IBV nel 2019, l’indagine del 2022 ha evidenziato un aumento del 36%.

Tra i maggiori problemi riportati dalle aziende ci sono: problemi sostanziali legati alla volatilità della domanda (46%); alla disponibilità della logistica, comprese navi, camion e autisti (46%); alla disponibilità delle scorte di base (45%); all’adeguatezza della tecnologia (42%) e alla disponibilità di manodopera qualificata (41%).

La manodopera, in particolare, non solo è scarsa, ma è anche più costosa: il 38% dei CSCO cita l’inflazione salariale come causa di significative interruzioni della Supply Chain negli ultimi due anni.

Sfide che, secondo gli intervistati, sono destinate a persistere nel futuro prossimo, soprattutto per ciò che concerne fattori considerati di maggior preoccupazione per le aziende, anche questi profondamente mutati nel corso degli ultimi due anni.

Se nel 2019 erano infatti fattori legati alla tecnologia quelli destinati a impattare maggiormente sul business, in questa rilevazione scendono al terzo posto (il 47% degli intervistati li cita come principale sfida per la propria azienda), sorpassati da fattori macro-economici (principale sfida per il 52% degli intervistati, contro il 28% del 2019) e fattori ambientali, una sfida per il 48% degli intervistati.

L’evoluzione dei principali fattori di sfida per le imprese, confronto con il 2019.

Da sfide a opportunità: le aziende puntano sull’innovazione per affrontare i cambiamenti alle Supply Chain

Davanti a queste sfide, rileva il rapporto, molte aziende hanno attuato delle rapide strategie di riorganizzazione delle catene di fornitura, potenziando le risorse tecnologiche per generare dati e insight che creino un punto d’appoggio da cui partire.

L’indagine ha rilevato come quasi la metà (47%) dei CSCO ha introdotto nuove tecnologie di automazione, un approccio che può aggiungere prevedibilità, flessibilità e intelligenza alle operazioni, in particolare automatizzando il processo decisionale. La produzione è semplificata, con i robot che eseguono gli stessi compiti in modo ripetuto ed efficiente, e l’Intelligenza Artificiale può monitorare la qualità e tenere traccia delle prestazioni.

Il 48% degli intervistati, inoltre, riferisce di una maggiore progettazione e collaborazione con i partner, che consente la segmentazione. L’analisi della catena di fornitura per segmento può promuovere una collaborazione più stretta con fornitori e fornitori di servizi con competenze e capacità differenziate.

Un ulteriore fattore di difficoltà per le aziende, sottolinea lo studio, consiste nel dover bilanciare queste perturbazioni delle catene di fornitura con quelle derivanti dal “business as usual”, come la gestione dei cambiamenti del mercato, la demografia dei consumatori e i problemi normativi.

Per i prossimi 2-3 anni, le aziende individuano proprio nelle interruzioni alle catene di fornitura, nei cambiamenti alle infrastrutture tecnologiche e nella sostenibilità i tre principali fattori di sfida che andranno ad aggiungersi a quelli appena citati. Per le aziende, quindi, si tratta di bilanciare costantemente queste due fonti di difficoltà, continuando con le attività quotidiane.

Per mantenere questo delicato equilibrio, cresce il numero di aziende che investe nelle tecnologie e adotta un approccio di innovazione aperta. Nello specifico, l’indagine ha rivelato che:

  • più della metà degli intervistati (il 52%) sta accelerando gli investimenti in tecnologie digitali, tra cui l’aumento dell’automazione e della digitalizzazione dei processi fisici e di quelli legati agli asset
  • il 48% sta adottando un approccio di innovazione aperta con i partner commerciali
  • il 46% sta esplorando nuovi modelli di rischio
  • il 54% sta adottando un approccio all’avanguardia all’innovazione guidata dai dati, tra cui l’impiego di approcci predittivi e l’implementazione di flussi di lavoro flussi di lavoro tecnologici

Per quanto riguarda la sfida della sostenibilità, la spinta al cambiamento viene da più stakeholder: investitori (56%), membri del consiglio di amministrazione (50%) e clienti (50%).

La consapevolezza della portata di questa sfida, ma anche delle opportunità che possono derivarne, si fa largo tra le aziende: circa la metà delle imprese la inserisce in cima alle priorità aziendali (il 52%), con il 50% che ritiene che i propri investimenti in sostenibilità accelereranno la crescita aziendale.

L’innovazione favorisce la competitività delle aziende

Il 20% degli intervistati si distinguono per la capacità di accelerazione dell’innovazione, guidata dai dati, per prepararsi a un futuro incerto. Questo gruppo sta già superando i colleghi su parametri chiave, vale a dire:

  • l’integrazione di flussi di lavoro automatizzati tra le funzioni organizzative e con i loro partner per ottenere visibilità, approfondimenti e azioni in tempo reale (il 95% in più rispetto agli altri CSCO)
  • la modernizzazione della loro infrastruttura tecnologica, con il 56% che opera attualmente su cloud ibrido e il 60% sta investendo in infrastrutture digitali per scalare e fornire valore
  • l’ampliamento delle loro iniziative di sostenibilità, creando nuovi prodotti e servizi. Il 58% vede l’opportunità di migliorare il coinvolgimento dei clienti attraverso gli imperativi di sostenibilità
  • una dichiarata maggiore attenzione alla cyber security (quasi il 20% in più rispetto agli altri CSCO)

“Per combattere efficacemente i fattori di stress senza precedenti della supply chain, come l’inflazione, è imperativo che i CSCO si concentrino sull’attuazione di iniziative di analytics, AI e automazione per costruire Supply Chain intelligenti, resilienti e sostenibili”, spiega Jonathan Wright, IBM Consulting Global Managing Partner, Sustainability Services and Global Business Transformation.

“Automazione e AI possono consentire ai CSCO e alle loro organizzazioni di raccogliere dati, identificare i rischi, convalidare la documentazione e fornire audit trail, anche in periodi di forte inflazione, contribuendo nel frattempo alla gestione dei rifiuti e dei consumi di carbone, energia e acqua”, aggiunge.

Lo studio

IBV - Own your transformation

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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