Usare i droni in azienda, Italia seconda solo agli Usa

L’analisi dell’Osservatorio Droni del Politecnico di Milano: il mercato professionale dei droni in Italia vale 94 milioni di euro nel 2021, con una crescita del 29% in un anno. Tra le possibili applicazioni l’analisi dall’alto di terreni e infrastrutture, stima dei tempi e dei costi per interventi ad esempio di bonifica, ristrutturazione e riqualificazione, monitoraggio a distanza, controlli di efficienza e sicurezza…

Pubblicato il 08 Feb 2022

Drone over Dubai


Il mondo dei droni ha di fronte a sé ampi spazi in cui sviluppare applicazioni (anche) in ambito industriale, produttivo e manifatturiero. Alcune aziende e operatori stanno già valorizzando queste risorse e opportunità, altri probabilmente seguiranno in futuro.

Le possibili attività e operazioni sono molteplici: solo per citarne alcune, analisi dall’alto di terreni, infrastrutture e ogni genere di ambiente a terra, stima dei tempi e dei costi per interventi ad esempio di bonifica, ristrutturazione e riqualificazione, monitoraggio a distanza, controlli di efficienza e sicurezza.

E l’Italia nello sviluppo dei droni in ambito aziendale sta svolgendo un innovativo ruolo da apripista nel mondo, seconda solo agli Stati Uniti per numero di applicazioni e progetti operativi. Il 2021 è stato un anno di ripresa, il mercato professionale B2B e B2G (Business to Government) dei droni in Italia vale 94 milioni di euro, con una crescita del 29% rispetto al 2020 (in cui valeva 73 milioni), secondo le analisi del settore realizzate dall’Osservatorio Droni del Politecnico di Milano.

L’importante crescita di diverse imprese non è però stata sufficiente per tornare ai livelli pre-pandemia (117 milioni nel 2019), in quanto alcune realtà hanno scontato ancora i pesanti effetti delle limitazioni. “Durante il 2021 abbiamo assistito a un progressivo, anche se a nostro avviso non definitivo, consolidamento del mercato”, sottolinea Marco Lovera, responsabile scientifico dell’Osservatorio Droni.

Sono 713 le imprese attive, 45 sono state costrette a chiudere l’attività e solamente 2 sono nate per sfruttare le opportunità offerte a seguito della pandemia. Stiamo sempre parlando di imprese di piccola e piccolissima dimensione (l’81% ha meno di 10 dipendenti), nate in anni recenti (il 50% è nato dopo il 2014), e concentrate prevalentemente nel Nord Italia (30% nel Nord Ovest e 22% nel Nord Est, con quasi il 19% in Lombardia).

Restano interessanti le prospettive di crescita, ma non mancano le difficoltà da superare: il 69% delle imprese investe infatti meno del 30% della spesa in ricerca e sviluppo nel business dei droni . Questa percentuale non è sufficiente per portare reale innovazione sul fronte tecnico e tecnologico.

Uno dei principali nodi da scogliere per lo sviluppo del mercato resta la normativa, indicata come bloccante dall’81% dei casi censiti. Il 41% ritiene però che il Regolamento Europeo Droni stia già dando un forte impulso al mercato (contro il 32% delle imprese più scettico). Quello che sembra mancare è la piena applicabilità del regolamento.

Lo sviluppo del mercato dei droni

Il settore sta vivendo una progressiva razionalizzazione: diverse imprese di piccole dimensioni stanno gradualmente uscendo dal mercato e altre stanno acquisendo un ruolo di primo piano, stringendo collaborazioni con altri attori e investendo nel consolidamento della propria struttura organizzativa, in attività di supporto alla vendita e in tecnologia. Il mercato non è però ancora giunto a maturità e ci sono diversi scenari che si devono ancora sviluppare per una piena operatività delle applicazioni, in primis il volo Bvlos.

Bvlos significa Beyond Visual Line of Sight e riguarda tutte le operazioni condotte a una distanza che non consente al pilota remoto di rimanere in contatto visivo diretto e costante con il mezzo aereo”, spiega Stefano Giovannini, Ceo di Staff, d-flight, “questa condizione non consente di gestire il volo, mantenere le separazioni ed evitare eventuali collisioni”.

Allo stesso tempo, sta nascendo un mercato del tutto nuovo in cui sono ancora da definire le regole, la tecnologia, i servizi, la normativa, i modelli di business. Questo segmento, definito Advanced Air Mobility, potrà rappresentare nei prossimi anni un’importante discontinuità nei settori del trasporto merci e della mobilità delle persone in area urbana ed extra-urbana.

Volare e trasportare in modo nuovo e avveniristico

Il concetto di Advanced Air Mobility (AAM) è stato introdotto dalla Nasa per indicare i “servizi abilitati da aeromobili autonomi per la consegna di merci e il trasporto di passeggeri in area urbana”. Il concetto include quindi sia il trasporto di persone che il trasporto di merci, ovvero la last-mile delivery di piccoli pacchi a singoli clienti, la consegna di materiale medico urgente e i trasporti di carichi pesanti.

“Ci troviamo in una fase delicata per questo settore. Le scelte degli attori che lo compongono possono determinarne in modo forte il pieno sviluppo o la sua marginalizzazione”, fa notare Carmela Tripaldi, research Aerospace director di Enac.

Il 2020 era stato un anno di stallo per il mercato professionale dei droni che, dopo il forte hype vissuto negli anni successivi la pubblicazione del primo regolamento Enac, era gradualmente entrato in una fase di maggiore disillusione registrando anche un’importante riduzione del valore del mercato (-38% dal 2019 al 2020). La principale causa di questa contrazione è stata sicuramente la pandemia, che ha costretto molte imprese del settore (21% secondo le rilevazioni dell’Osservatorio) a chiusure forzate.

Nel corso del 2021 il mercato ha iniziato ad articolarsi nei seguenti segmenti:

Segmento operativo, abilitato da droni di piccola e media taglia (fino a 25 kg di peso) in grado di svolgere attività a valore aggiunto per i settori più tradizionali, come ad esempio le ispezioni di linee elettriche nell’ambito delle utility oppure il monitoraggio del territorio effettuato da enti pubblici. Tale mercato ha già raggiunto un buon livello di efficienza ed efficacia, ma conserva ancora ampi margini di miglioramento dal punto di vista tecnico e funzionale;

Segmento dell’Advanced Air Mobility, abilitato da droni di dimensione molto superiore (fino a centinaia di kg) in grado di effettuare trasporti di beni e persone. Si tratta in questo caso di un mercato del tutto emergente che può introdurre un importante cambio di paradigma per la mobilità e la logistica sia in area urbana sia extra-urbana. Per una sua diffusione è necessario sviluppare appieno la tecnologia, la normativa, i modelli di business e i servizi.

Casi applicativi e progetti in fase di decollo

I casi applicativi di entrambi i segmenti (operativo e AAM) censiti dall’Osservatorio a livello mondiale sono 755 tra il 2019 e il 2021, di cui quasi il 42% realizzati nell’ultimo anno. È questo un messaggio molto positivo, in quanto, dopo la riduzione del 20% registrata nel 2020, nel 2021 le applicazioni sono ricominciate a crescere superando anche il valore del 2019 (erano 245).

La percezione dei servizi di Advanced Air Mobility (AAM)

Focalizzandoci sul solo segmento operativo, i casi a livello mondiale sono 550 di cui il 33% è una sperimentazione, il 30% un utilizzo una tantum , il 23% è operativo e il restante 14% è rappresentato dalle dichiariazioni di intenti. Le principali applicazioni riguardano le ispezioni e i sopralluoghi con il 42% dei casi censiti, la sicurezza e la sorveglianza (21%) e l’erogazione soprattutto in ambito agricolo (12%). A livello di singoli settori abbiamo ai primi posti la Pubblica Amministrazione, che sta registrando da dopo la pandemia una forte impennata di casi (42%), la salvaguardia ambientale, con il 17% dei casi censiti, e con il 9% le utility.

Il segmento dell’Advanced Air Mobility

“Il segmento dell’Advanced Air Mobility sta attirando un fortissimo interesse da parte dell’opinione pubblica e dei governi di moltissimi Paesi”, sottolinea Alessandro Loda, specialista del settore in Arpa Lombardia. I casi applicativi censiti a livello mondiale dall’Osservatorio sono 205 tra il 2019 e il 2021, di cui il 93% riguarda il trasporto di merci con droni e il restante 7% il trasporto di persone.

La nazione che registra un numero maggiore di casi sono gli Stati Uniti con 57 applicazioni, seguita dall’Italia che ne conta ben 21, l’Australia con 9 e la Cina con 8. L’Italia, tra le nazioni europee, si sta muovendo da apripista sul tema, con Enac che ha pubblicato il 30 settembre 2021 il Piano Strategico Nazionale 2021-2030 per lo sviluppo della Mobilità Aerea Avanzata in Italia. Il documento, di riferimento per lo sviluppo applicativo dei prossimi anni, è frutto del lavoro di un gruppo di esperti appartenenti a soggetti pubblici e privati.

Il trasporto di merci con droni

Il trasporto di merci con droni comprende tre aree distinte: la last-mile delivery di piccoli pacchi a singoli clienti, la consegna di materiale medico urgente e il trasporto di carichi pesanti. I casi applicativi a livello mondiale sono 190: tra i principali, ne troviamo 61 che riguardano la consegna di materiale medico. Altri si occupano di cibo (33) e di pacchi postali (23), mentre solamente 4 riguardano carichi pesanti. Guardando al tipo di trasporto abbiamo al primo posto le consegne last-mile (36% dei casi), seguite dalle consegne presso strutture sanitarie (18%).

Questo mercato potrebbe arrivare a maturità prima del mercato del trasporto di persone, che impone requisiti di sicurezza ancor più stringenti. Secondo uno studio di Easa, infatti, sono diverse le aziende che si stanno già occupando dello sviluppo di questi servizi: tra le altre figurano Wing, Amazon e Quantum, che hanno fatto i primi voli fin dal 2016 e che stanno gradualmente ricevendo le certificazioni dalle autorità aeronautiche per operare in diversi Paesi.

Il trasporto di persone attraverserà invece molto probabilmente due fasi ben distinte: in un primo momento vedremo lo sviluppo di veicoli che potranno realizzare voli tra gli aeroporti e i centri cittadini, oppure che potrebbero fungere da ambulanze volanti in affiancamento agli elicotteri. In una seconda fase è invece previsto lo sviluppo di aeromobili che potranno funzionare, ad esempio, da taxi volanti per ridurre la congestione del traffico cittadino. In questo campo sono solamente 15 i casi censiti a oggi a livello mondiale, che si ripartiscono tra sperimentazioni (47%) e semplici annunci (53%).

Il pieno sviluppo e soprattutto la diffusione di soluzioni di Advanced Air Mobility hanno però di fronte a sé diverse sfide che devono essere affrontate sia a livello nazionale sia sovra-nazionale. Tra le principali ci sono lo sviluppo della normativa (certificazioni, sicurezza, privacy), l’accettazione sociale, la risoluzione del problema del rumore generato dal decollo e dall’atterraggio degli aeromobili, lo sviluppo di infrastrutture in grado di rendere le città ricettive verso questa tecnologia, lo sviluppo della connettività 5G che aumenterà esponenzialmente il numero di applicazioni e l’abbattimento dei costi operativi, ad oggi ancora troppo elevati per giustificare una sostituzione della tecnologia tradizionale.

Le prospettive per i prossimi anni

Il segmento di mercato operativo può abilitare sperimentazioni che possono, da un lato, fornire soluzioni pronte all’uso per il nuovo mercato dell’AAM, e dall’altro aumentare l’accettazione sociale dei cittadini verso l’utilizzo di questa tecnologia. Un paio di cantieri su cui focalizzare l’attenzione nel breve periodo sono sicuramente lo sviluppo del volo Bvlos e del volo autonomo. Sono questi infatti alcuni elementi, comuni ai due mercati, che potrebbero sbloccare il potenziale del segmento operativo (si pensi ad esempio alla possibilità di ispezionare un’infrastruttura lineare senza che il pilota sia costretto a seguire il drone) e gettare le basi del mercato dell’AAM, in una prima fase, soprattutto nella componente di trasporto merci.

Per quanto riguarda il volo Bvlos, Enac ha autorizzato 11 sperimentazioni durante il 2021. Nonostante la volontà delle istituzioni di andare in questa direzione e la necessità di garantire elevati livelli di sicurezza, è importante premere il piede sull’acceleratore di questa modalità di conduzione delle operazioni, che potrebbe sbloccare moltissime applicazioni e contribuire quindi alla crescita del mercato.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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