Verso una leadership sostenibile: valori e competenze per aziende competitive e green

In mercati del lavoro in continuo cambiamento e perturbati da eventi disruptive, la sostenibilità è ormai un fattore di competitività per le aziende. Una sfida che richiede di ripensare a tutti i modelli organizzativi interni e ai valori dell’organizzazione, a cominciare dalla leadership. Ecco perché si inizia a parlare di “leadership sostenibile”, figure con competenze (sia tecniche che interpersonali) in grado di promuovere e guidare questo cambiamento.

Pubblicato il 15 Lug 2022

Leadership


La pandemia di Covid-19 ha sottolineato le fragilità del modello produttivo che è stato alla base della nostra economia negli ultimi 30 anni, accelerando alcuni processi di trasformazione che impongono una revisione del nostro modo di produrre, ma anche di lavorare e del concetto di responsabilità di impresa.

Cambiamenti che richiedono un adeguamento non solo delle tecnologie (e quindi anche delle competenze) necessarie alla produzione, ma anche dei modelli organizzativi interni e dei valori alla base della leadership aziendale.

Di questo si è parlato nel corso dell’evento “Verso una leadership sostenibile” organizzato recentemente dall’Industrial Innovation Lab, laboratorio culturale che ha l’obiettivo di creare un ecosistema imprenditoriale sostenibile, rispettoso dell’ambiente e delle persone per l’evoluzione dell’industria manifatturiera in Italia.

Nuovi modelli lavorativi per un nuovo modo di produrre

Da un lato, le interruzioni alle catene di fornitura globali – dovute non solo alla pandemia, ma anche alle tensioni internazionali che avevano scosso il commercio globale già prima della comparsa del Covid-19 e che continuano oggi – hanno spinto molte aziende a intraprendere processi di reshoring e nearshoring, cioè a riportare alcune produzioni nel Vecchio Continente, in prossimità dei mercati da servire.

Dall’altro, il ricorso alle tecnologie digitali per assicurare la continuità operativa ha rotto vecchi tabù sul lavoro da remoto (anche nell’industria) e ha dato la possibilità di sperimentare nuovi modelli lavorativi. Cambiamenti che hanno spinto i lavoratori a rivedere le proprie priorità, mettendo al centro salute e benessere fisico e mentale, migliore equilibrio lavoro-vita privata e valori aziendali.

In questo scenario – e anche sotto la spinta delle politiche europee legate alla transizione green – la sostenibilità, nelle sue tre sfere (ambientale, economica e sociale) diventa un valore imprescindibile non solo per essere compliant con le normative vigenti e acquisire vantaggio competitivo, ma soprattutto per garantire la sopravvivenza dell’intero ecosistema.

L’ondata di dimissioni che ha scosso molti mercati del lavoro, tra cui anche quello italiano, ha infatti dimostrato come questi valori siano ormai un fattore discriminante nella scelta di accettare e mantenere un impiego. In uno scenario sempre più digitale, dove il lavoro da remoto espande le possibilità di trovare i migliori talenti, ma anche i confini geografici della competizione tra le aziende, anche la leadership aziendale deve necessariamente essere improntata alla sostenibilità.

Leading by serving: che cos’è la leadership sostenibile

Ma cosa si intende per leadership sostenibile? L’evento dell’Industrial Innovation Lab ha cercato di fornire una risposta a questa domanda, sottolineando i valori, i concetti e le competenze alla base di questo modello.

“Il compito fondamentale del leader è quello di innescare sentimenti positivi nelle persone che guida. Nella sua essenza, quindi, il compito fondamentale della leadership è di natura emozionale” spiega Vittorio D’Amato, Direttore Centro sul cambiamento, la Leadership e il People Management Liuc Business School.

Il leader è, in termini di personalità, empatico, aperto, generoso, coraggioso, in grado di mettere e ispirare passione in quello che fa.

La leadership è quindi necessariamente fatta di sentimenti. Ben lontana dall’essere una figura che domina il team dall’alto, le leadership sostenibile si incentra sulla visione del leader come “servitore” del team (servant leadership). Uno stile di leadership in cui guidare e servire sono in armonia e in interazione ponderata con l’ambiente.

“Un leader servitore è una persona che ha un forte desiderio di servire e una forte capacità di guidare e, soprattutto, è in grado di combinare entrambe le cose in modo che si rafforzino a vicenda”, spiega D’Amato.

La sostenibilità, intesa nella sua accezione completa, è alla base di questo modello di leadership. Per quanto riguarda le competenze, oltre alle skill tecniche relative all’industria e all’azienda specifica, il servant leader:

  • è dotato di pensiero sistemico, ossia è in grado di avere una visione olistica del mondo. Una visione che gli consente di capire la circolarità dei fenomeni (ossia comprendere il significato delle azioni e le ripercussioni che generano nel tempo sull’intero ecosistema), lo porta a intuire il funzionamento del sistema, gli effetti delle azioni nel tempo e a sentirsi responsabile delle performance del sistema
  • ha una visione e riesce a coinvolgere il resto del team. Questo non significa essere svincolati dalla realtà e dai risultati, poiché “la tua visione non è credibile se non porti risultati. La leadership è performance, quindi va bene sognare, ma è importante che questo sogno funzioni”, spiega il professore
  • ha capacità di gestione del cambiamento
  • non imita, innova
  • dispone di intelligenza emotiva
  • ha elevate capacità comunicative

Sostenibilità, un percorso ancora tutto in salita. La sfida di “fare ecosistema”

Il percorso verso la transizione sostenibile – dove la sostenibilità non è unicamente “sulla carta”, ma è effettivamente trasversale a tutti i processi dell’azienda – non è un percorso facile per le aziende pur essendo, per i motivi fin qui discussi, un cambiamento inevitabile.

E se la diffusione di consapevolezza che la sostenibilità non può più limitarsi a un’operazione di marketing (il cosiddetto “greenwashing”), né può rimanere rilegata a un bilancio annuale, si è ormai diffusa, i dati relativi alla sostenibilità nell’industria sottolineano come la strada sia ancora tutta in salita.

Un percorso che richiede una contaminazione di idee e valori tra le aziende, un lavoro improntato sullo spirito di apertura, trasparenza e condivisione. In poche parole: occorre fare ecosistema, propagandare questi valori all’interno delle aziende e lungo tutte le catene di fornitura.

Ed è proprio questo il compito dell’Industrial Innovation Lab, un laboratorio di persone, cultura e innovazione che promuove la trasformazione delle PMI italiane in realtà agili, innovative e sostenibili.

E lo fa attraverso progetti sperimentali, di innovazione tecnologica e di evoluzione dei modelli di leadership e organizzativi che promuovono la partecipazione attiva delle imprese. Un esempio è proprio l’evento del 30 giugno, a cui hanno partecipato diversi attori del laboratorio, tra cui Sew-Eurodrive (che ha ospitato l’evento), Lati, Mollfam, Fandis, Lesta, Cubar e Lovato.

Oltre agli interventi degli ospiti sul tema della leadership sostenibile, i partecipanti all’evento hanno avuto l’occasione di visitare la Smart Factory di Sew-Eurodrive presso lo stabilimento di Solaro (MI) e sono stati coinvolti in attività di gruppo per discutere delle strategie di promozione di leadership sostenibile.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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