Tra le industry maggiormente interessate alla realtà aumentata, la manifattura è in prima linea. Gli analisti stimano che il mercato possa crescere a un tasso annuo medio composto del 28,3% fino al 2030, a testimonianza della grande fiducia riposta nelle sue potenzialità. Ma da cosa dipende tutto questo bisogno di potenziare, di “aumentare” le abilità degli operatori nei contesti industriali?
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Skills gap, sicurezza ed efficienza
Alla base dell’interesse per la realtà aumentata c’è uno skills gap sempre più evidente in ambito manifatturiero, che resta il cuore pulsante di diversi sistemi economici, compreso quello italiano. Tempo fa, e riferendosi al solo mercato statunitense, Deloitte dichiarò che “entro il 2030 il settore manifatturiero avrà 2,1 milioni di posti di lavoro non coperti”. L’analisi delle cause va oltre lo scopo di questo articolo, ma non c’è dubbio che si debba approfittare dell’innovazione tecnologica in tutte le sue forme per rendere le operations più attraenti, innovative e soprattutto accessibili a una quantità maggiore di potenziali lavoratori. La realtà aumentata può semplificare l’esecuzione di molti task e avere quindi un impatto positivo anche sulla carenza di competenze.
Poi c’è un tema di sicurezza. Nonostante il progressivo miglioramento delle condizioni, siamo lontani dall’azzerare gli infortuni sul lavoro: l’anno scorso (2023) l’INAIL ha ricevuto 1.041 denunce di infortuni letali, di cui 77 in ambito manifatturiero. un numero che bisogna sforzarsi di portare il più possibile vicino allo zero anche puntando sulla tecnologia.
Non da ultimo, le imprese puntano a potenziare la produttività degli operatori per efficientare i loro processi, riducendone tempi e costi. Tutto il percorso verso industry 4.0 (ora 5.0) è fortemente indirizzato dalla ricerca di efficienza, e lo è a maggior ragione una tecnologia che permette alle imprese di gestire le manutenzioni da remoto, di ridurre il numero di persone fisicamente a contatto degli impianti, di abbattere i tempi morti e digitalizzare tutte le informazioni di cui gli operatori hanno bisogno.
Realtà aumentata nel manufacturing: +32% di produttività
La realtà aumentata si presta ad applicazioni in svariati processi, attività e contesti industriali.
Nel contesto degli shop floor industriali, l’AR trova diverse possibili applicazioni:
- Può essere impiegata per fornire agli operatori istruzioni sulle attività da svolgere sovrapponendole al quadro reale attraverso dispositivi evoluti come gli smart glasses;
- Può mostrare, sempre in tempo reale, informazioni e dati acquisiti direttamente dall’IoT dei macchinari;
- Può facilitare la comunicazione tra operatori sul campo e supervisori da remoto, cosa fondamentale per efficientare i processi, abilitare fattispecie di gestione remota e ridurre gli spostamenti, preservando anche la sostenibilità ambientale;
- Può tenere traccia delle attività svolte senza bisogno di compilare documenti cartacei;
- Può rendere più efficace la formazione dei nuovi dipendenti attraverso simulazioni immersive che replicano scenari di lavoro reali.
I casi d’uso riportati esplorano solo una minima parte del potenziale dell’AR nei contesti industriali. Negli ambiti più maturi sotto il profilo digitale, la realtà aumentata va a braccetto con il concetto di digital twin, e questo apre molteplici altri scenari poiché crea una connessione diretta tra l’asset fisico e quello digitale. Il modello digitale invia dati al dispositivo dell’utente che, sfruttando sensori come il GPS, l’accelerometro e il sensore barometrico, può sovrapporre all’asset fisico informazioni in tempo reale fornendo agli operatori un quadro completo e di straordinaria precisione. Inoltre, questo permette loro di operare in modalità hands free, cosa fondamentale in chiave di efficienza e di sicurezza. Per non parlare dell’incremento di produttività, che secondo Harvard Business Review può spingersi fino a +32%.
Eye4Task, la piattaforma collaborativa di Sourcesense
Sourcesense, azienda italiana attive sul fronte della realtà aumentata con particolare attenzione per i processi industriali, ha creato Eye4Task, una piattaforma collaborativa che consentedi condividere (in chiave moderna) la conoscenza e le informazioni tra i soggetti che prendono parte a un processo o a un’attività sul campo: l’operatore, i supervisori, ma anche gli stessi macchinari via IoT.
“Attraverso l’impiego di dispositivi indossabili come gli smart glass – spiega Marco Zanella, Sales Manager di Sourcesense – la soluzione dà agli operatori tutto ciò di cui hanno bisogno per agire sul campo in modo efficace e sicuro. Parliamo di documenti, checklist, istruzioni, immagini e video, nonché informazioni in tempo reale che derivano dai sensori dei macchinari. Inoltre, la soluzione abilita la comunicazione in tempo reale tra operatori sul campo e supervisori da remoto, un fattore importantissimo in chiave di efficienza, di riduzione dei costi e anche di sicurezza, poiché l’operatore con meno esperienza può essere guidato da un supervisore esperto”. La soluzione, sottolinea Zanella, supporta anche la collaborazione in multicast, ovvero con più esperti connessi contemporaneamente da remoto. Per citare un altro esempio, immaginiamo già i benefici di una tecnologia del genere nel mondo healthcare, in particolare nella telechirurgia.
Eye4Task nasce per ottimizzare le attività di manutenzione, certificazione, ispezione e controllo. Permette di condividere la conoscenza, di attingere a tutte le fonti della knowledge base aziendale mediante integrazioni con i sistemi in essere, di eseguire attività georeferenziate con tanto di foto e firme digitali e di monitorare l’andamento delle attività con tecniche di business intelligence.
Eye4Task, però, non è un prodotto o una soluzione chiusa, bensì “una piattaforma vera e propria, dotata di specifici moduli funzionali e facilmente adattabile alle esigenze aziendali, con l’obiettivo di ottimizzare i processi produttivi”.
I benefici potenziali sono molteplici, dalla riduzione dei tempi di ciclo al miglioramento della qualità dei prodotti e della soddisfazione dei clienti, senza dimenticare – tornando alle considerazioni di apertura – i 3 pilastri fondamentali: riduzione dello skills gap, aumento dell’efficienza e della sicurezza personale.