La strategia per il rilancio dell’Italia contenuta nel Piano Colao, il documento messo a punto dal comitato di esperti in materia economica e sociale guidato da Vittorio Colao, ruota intorno a tre principi: Rivoluzione verde, Parità di genere e inclusione, Digitalizzazione e innovazione.
Il documento è composto da una relazione di 53 pagine e un volume da 120 pagine contenente 102 schede organizzate in sei aree tematiche dedicate a:
- Imprese e Lavoro, motore dell’economia
- Infrastrutture e ambiente, volano del rilancio
- Turismo arte e cultura, brand del Paese
- P.A., alleata di cittadini e imprese
- Istruzione, ricerca e competenze, fattori chiave per lo sviluppo
- Individui e famiglie, in una società più inclusiva ed equa
Questo set di proposte (in fondo all’articolo trovate i documenti integrali) sarà una delle basi su cui si articoleranno gli Stati generali dell’economia che inizieranno giovedì a Roma.
Indice degli argomenti
Innovazione tecnologica
Non tutti hanno gradito il cambio di paradigma dal “vecchio” piano Industria 4.0 – Impresa 4.0, i cui capisaldi erano superammortamento e iperammortamento – al nuovo piano Transizione 4.0 basato sul meccanismo unico dei crediti d’imposta. E così la pensano anche i membri del comitato. Ma andiamo con ordine.
La decima scheda del capitolo dedicato a Imprese e Lavoro si occupa specificamente di innovazione tecnologica finalizzata a “modernizzare il tessuto economico e produttivo del Paese ed aumentarne la sostenibilità”.
Il sommario della scheda mette subito in chiaro l’azione proposta: “Incentivare l’innovazione tecnologica delle imprese con il ripristino e potenziamento delle misure previste da Industry 4.0 prevedendo una durata pluriennale degli incentivi (5 anni). Inoltre, aumentare i limiti per gli investimenti previsti per i crediti R&D, ampliare il regime del patent box a ulteriori beni immateriali e incrementare il beneficio previsto (anche ai fini del re-shoring ad alto valore aggiunto)”.
L’analisi, benché sintetica, è però interessante da leggere. Ve la riportiamo in stralci:
Il piano Industria 4.0 in passato ha favorito rilevanti investimenti nonostante presentasse alcuni limiti strutturali (in particolare connessi alla certezza dell’arco temporale di pianificazione degli investimenti). Nel 2017 gli investimenti in beni materiali sono stati 10 mld. €, in beni immateriali 3,3 mld.€, quelli in R&D 8,6 mld € (fonte MISE). A decorrere dal 2020 il piano industria 4.0 ha subito importanti modifiche con la transizione di iper e superammortamento ad un meccanismo di credito di imposta (aliquote rispettivamente pari al 40% fino a 2,5 M€ (20% da 2,5 M€ fino a 10 M€) e al 6% nel limite di costi pari a 2 M€). Anche il credito R&D (pur se ha beneficiato dell’eliminazione del requisito di incrementalità) è stato ridimensionato negli importi (il limite massimo attuale è pari al 12% su 3 M€).
Che cosa fare quindi?
Nello scenario dei prossimi anni è importante stimolare investimenti suscettibili di generare più valore aggiunto per il Paese. L’innovazione è il fattore chiave. Lo stesso Manuale di Oslo indica che le imprese innovando i processi ed i prodotti contribuiscono a migliorare il sistema economico in cui operano.
Ma quali sono le azioni specifiche suggerite? Qui la sopresa: il gruppo di esperti consiglia di innestare la retromarcia e tornare al vecchio sistema di maggiorazione degli ammortamenti, aumentando le aliquote e rendendo il piano pluriennale per almeno 4 o 5 anni, consentendo alle aziende di optare per l’ammortamento accelerato, che consentirebbe di fruire prima del beneficio fiscale.
In particolare le proposte specifiche sono sei:
- Ripristino integrale e potenziamento di iperammortamento (incremento del 150%-200% del costo di acquisto) e superammortamento (incremento del 40%-60% del costo di acquisto). Entrambe le agevolazioni devono intendersi come incremento del costo ammortizzabile e non come credito di imposta (e senza limite massimo).
- Per consentire la programmazione di un piano organico di investimenti si dovrà prevedere un’adeguata durata pluriennale del periodo di validità degli incentivi (almeno 4/5 anni).
- Possibilità di decidere autonomamente il periodo di iper/superammortamento (ammortamento accelerato). Applicazione dell’aliquota prevista per l’iperammortamento in relazione agli investimenti in software individuati nell’Allegato B alla legge istitutiva di tale regime (da integrare, ove necessario, per ricomprendere qualsiasi software/programma in ambito digitale e di A.I.) a prescindere dall’acquisto di beni materiali iperammortizzabili.
- Incrementare sia aliquote, sia massimale di investimento agevolabile per il credito R&D (arrivando ad es. ad un limite massimo del 20% per un investimento pari a 10 M€).
- Introduzione di forme semplificate di interpello con il MISE per risolvere problematiche applicative legate alla natura dei costi o delle attività agevolabili.
- Incremento del beneficio del patent box (dal 50% al 70%) e ampliamento ad ulteriori beni immateriali agevolabili (ad esempio lista clienti e lista fornitori). Modifica al limite del credito per le imposte assolte all’estero di cui all’art. 165, comma 10 Tuir.
Incentivi alla capitalizzazione
Per favorire la capitalizzazione delle imprese, il gruppo propone quattro azioni:
- Rafforzare l’ACE rendendo ancora più attrattiva la proporzione tra incrementi di capitale proprio (conferiti dopo Febbraio 2020) e la deduzione dal reddito imponibile netto (anche al fine di aumentare la competitività dell’opzione di ricorrere all’equity rispetto al ricorrere al debito).
- Stabilizzare l’agevolazione a regime.
- Per le imprese che investono in tecnologie green, al fine di privilegiare la copertura dei relativi fabbisogni finanziari con mezzi propri, introdurre una Super-ACE rafforzando ulteriormente la percentuale di deduzione, per tenere conto del maggior rischio inerente ai cambiamenti tecnologici e dal minore ritorno degli investimenti che si associa però alla mitigazione delle diseconomie esterne sull’ambiente.
- Per le SRL rendere più agevoli gli aumenti del capitale (ad es. consentire anche ad esse l’esclusione del diritto di opzione con il voto della maggioranza dei soci) e modificare l’art. 2483 c.c. che preclude alle SRL l’emissione di strumenti di debito (compresi quelli convertibili e convertendi) salvo che siano garantiti da un intermediario bancario, rendendo la norma scarsamente applicata.
Si propone poi anche
- un set di azioni per ridurre tempi e costi delle procedure di aumento di capitale per le società quotate (crediti d’imposta per i costi legati all’aumento di capitale delle PMI, approvazione del prospetto entro 20 giorni, incentivo agli aumenti con esclusione del diritto di opzione, aggiornamento delle norme sugli obblighi informativi delle società quotate)
- di favorire una strutturale riallocazione del risparmio verso PMI/società non quotate, tramite, per un periodo definito, nuove agevolazioni fiscali per le persone fisiche che sottoscrivono OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) che investono prevalentemente in società non quotate e modifiche normative necessarie ad ampliare la platea di potenziali sottoscrittori (come la riduzione da 500.000 euro a 100.000 della soglia minima di investimento in Fondi Alternativi riservati per gli investitori non professionali)
- Introdurre incentivi (come un ACE rafforzata) per l’istituzione di fondi di turnaround che agevolino anche l’esecuzione di investimenti in imprese UTP (unlikely to pay), escluse quelle prive di concrete possibilità di risanamento, attraverso ogni strumento compatibile con la normativa europea qualora l’intermediario finanziario (SGR) assuma il ruolo di sponsor del risanamento
- Incentivare strumenti di capitale (ad es. azioni di risparmio a termine con limite al rendimento massimo o strumenti finanziari partecipativi di capitale) con la sottoscrizione dei quali il capo-filiera possa patrimonializzare per alcuni anni fornitori e distributori (soprattutto PMI) e facilitarne l’accesso a liquidità (tramite credito bancario, factoring, ecc.) e a capitali esterni.
Incentivi per il rientro delle industrie in Italia (reshoring)
Sul tema del rientro delle industrie in Italia (reshoring) era intervento proprio questa settimana il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli. Il piano Colao sembra andare nella stessa direzione indicata dal Ministro.
Il Piano Colao propone di favorire il rientro in patria di linee di produzione di fascia alta e garantire la crescita di distretti produttivi ad alta specializzazione intervenendo con una serie di misure tra cui decontribuzione dei lavoratori, incentivi agli investimenti produttivi, maggiorazione ai fini fiscali del valore ammortizzabile delle attività rimpatriate. Valutare l’estensione del regime a tutti i nuovi insediamenti produttivi in Italia.
Le azioni specifiche proposte sono sei e tra queste c’è anche quello che il ministro aveva definito un “iperammortamento per i beni che rientrano in Italia”:
- Certezza fiscale dei valori in ingresso mediante attivazione di una modalità semplificata di determinazione degli stessi (avvalendosi di procedure di accordo preventivo semplificate e con tempi ridotti). In alternativa: predisposizione di documentazione giustificativa dei valori in ingresso (in linea con gli standard di documentazione per il patent box)
- Maggiorazione percentuale (ad es. 50%) del valore normale (ai fini fiscali) delle attività oggetto di rimpatrio ai fini della determinazione fiscale delle quote di ammortamento. Alternativamente, previsione di un credito di imposta parametrato al valore di mercato dei beni rimpatriati, nonché degli investimenti connessi al rimpatrio (ad es. investimenti di riqualificazione o riconversione di aree industriali). Analoghi incentivi sono già presenti in alcuni Paesi comunitari (ad es. in Repubblica Ceca)
- Riduzione per un numero predeterminato di anni (5-10) dei contributi sulle assunzioni conseguenti al rimpatrio
- Dialogo preventivo con l’autorità fiscale su tematiche specifiche di fiscalità diretta ed indiretta (attraverso l’estensione dell’ambito di applicazione dell’interpello sui nuovi investimenti prescindendo dal valore dell’investimento e considerando come nuovo investimento il valore del rimpatrio)
- Istituzione di un’Agenzia statale unica competente a gestire tutte le pratiche legate al reinsediamento
- Valutare di estendere le agevolazioni a tutti i nuovi insediamenti produttivi in Italia
La formazione e il reskilling
Sulla formazione dei manager delle PMI, nel piano della task force di Colao si propongono strumenti per incentivarne il reskilling al fine di trasferire le “competenze necessarie ad adattare i sistemi produttivi alle nuove esigenze post-Covid”. Si propone:
- Piani di comunicazione per il rinnovo delle competenze manageriali
- Bandi di gara per programmi di apprendimento
- Piano di monitoraggio della qualità dei servizi formativi
- Modifica delle norme per l’utilizzo dei fondi interprofessionali per finanziare il programma (per, ad esempio, introdurre incentivi economici per la formazione manageriale nelle piccole aziende)
- Stanziamento di ulteriori risorse per un’azione di sistema a regia nazionale
La formazione dovrebbe poi coinvolgere anche i disoccupati o i lavoratori in Cassa Integrazione. Durante quest’ultima infatti si dovrebbe poter usufruire di programmi di training per acquisire nuove competenze digitali. Sia le imprese che i lavoratori, inoltre, dovrebbero essere incentivati a questi strumenti con, ad esempio, la defiscalizzazione delle spese di formazione.
La formazione dovrebbe essere anche declinata in un contesto di filiera produttiva: per questo obiettivo si pensa a progetti tra pubblico e privato che coinvolgano istituti tecnici, università, imprese ecc. per sviluppare “filiere formative regionali” e “disegnare un’offerta formativa strutturata sulla base dei bisogni espressi dai soggetti produttivi facenti parte della filiera”.
Le altre proposte
Nel capitolo impresa e lavoro del Piano Colao c’è spazio anche per l’indicazione di rafforzare le misure di sostegno alle start-up e PMI innovative con incremento delle agevolazioni fiscali per l’investimento da parte di individui, società e fondi specialistici (detassazione dei proventi per gli investimenti e aumento dal 30% al 50% dell’ammontare di detrazione e deduzione) e con l’aumento di massimali previsti per gli investimenti annui (ad esempio fino a 3 milioni per le persone fisiche e fino a 6 milioni per i soggetti Ires). Si propone infine di dare la possibilità di trasformare le perdite in credito d’imposta cedibile a qualsiasi soggetto.
Sul fronte del sostegno all’export, la proposta è quella di rafforzare (con sgravi contributivi, crediti d’imposta ecc.) la capacità di internazionalizzazione delle imprese, promuovendo nelle PMI l’assunzione o la formazione di figure per il digital marketing, l’e-commerce e l’internazionalizzazione. Occorre poi promuovere l’accesso delle PMI ai canali di e-commerce B2B e B2C incentivando lo sviluppo di progetti di digitalizzazione e piattaforme proprietarie di vendita diretta (con approccio simile a quello di Industria 4.0). Sul sistema fieristico si suggerisce di definire iniziative promozionali ad hoc e garantire l’omogeneità dei protocolli sanitari nazionali ed esteri, oltre ad incentivare la nascita di piattaforme per fiere virtuali e rafforzare gli incentivi per la partecipazione a fiere all’estero.
Il gruppo suggerisce poi di eliminare la responsabilità civile e penale del datore di lavoro per il “contagio Covid-19” nel caso delle imprese non sanitarie (con il rispetto dei protocolli di sicurezza) e di neutralizzare fiscalmente, in modo temporaneo, il costo delle maggiorazioni (previste dai contratti collettivi) per interventi organizzativi (ad es. turni aggiuntivi o straordinari) conseguenti all’adozione dei protocolli di sicurezza e al recupero della produzione perduta per il fermo, per non penalizzare la competitività dell’impresa e i redditi dei lavoratori.
Sul fronte dei lavoratori, il piano di Colao suggerisce di derogare almeno per tutto il 2020 alle regole introdotte col decreto Dignità per facilitare il rinnovo dei contratti a tempo determinato e di somministrazione in scadenza. Occorrerebbe infatti allentare i vincoli della durata complessiva di questi contratti (12 o 24 a seconda delle causali) e del numero massimo di proroghe consentite.
Altra proposta in tema smart working: “Utilizzare la fase attuale per un’attenta e profonda osservazione dello Smart Working e delle dinamiche ad esso connesse per identificare elementi con cui migliorare la normativa vigente (legge n. 81/2017), al fine di renderla perfettamente aderente al nuovo contesto che si sta sviluppando, in cui da un lato c’è la necessità di un’adozione diffusa per questioni anche di sicurezza e dall’altro l’obiettivo di dare a imprese e lavoratori un’opzione migliorativa sia della produttività sia delle condizioni lavorative. Al fine di evitare utilizzi impropri dello strumento già nell’immediato si raccomanda di definire e adottare un codice etico per la PA e di promuoverlo nel mondo dell’impresa”. Sempre riguardo allo smart working si suggerisce di rendere permanente la possibilità (attualmente in vigore per l’emergenza Covid-19) di accesso preferenziale a questo strumento per chi ha figli fino a 14 anni.
Lato fiscale, gli esperti suggeriscono nel Piano Colao di “Rendere più agevole la compensazione orizzontale dei debiti con i crediti fiscali (eliminandone il tetto), nonché prevedere la compensazione dei debiti con i crediti liquidi esigibili verso la PA (anche tramite la costruzione di una piattaforma informatica)”. Si suggerisce poi di differire il saldo delle imposte del 2019 al ricevimento della liquidità garantita (per chi l’ha richiesta) e il primo acconto delle imposte sul reddito 2020 (a novembre).
Si invita poi a non applicare sanzioni amministrative e penali in caso di contestazioni nei confronti di soggetti aderenti al regime di “cooperative compliance” o del contribuente che abbia predisposto un modello di presidio del rischio fiscale (Tax Control Framework) idoneo.
Sull’emersione del contante e dei redditi non dichiarati si propone di introdurre la Voluntary Disclosure con il pagamento di un’imposta sostitutiva e l’obbligo ad investire il 40%-60% dell’ammontare in strumenti che supportino il rilancio del Paese.
Per disincentivare il ricorso ai concordati preventivi e ai fallimenti (spesso usati anche per bloccare il pagamento dei debiti ai fornitori) si propone di riconoscere ai creditori “il diritto di partecipazione ai futuri utili e al valore dell’azienda”, con rappresentanti di questi nella governance dell’impresa.
Per la liquidità, il Piano Colao propone di “Prevedere espressamente che eventuali esposizioni UTP (unlikely to pay) verso banche diverse rispetto a quella finanziatrice non pregiudichino la spettanza della garanzia Sace se l’impresa ha concrete possibilità di risanamento”. Al momento infatti il testo definitivo del decreto Liquidità concede di accedere alla garanzia Sace alle imprese che, non essendo in difficoltà alla data del 31 dicembre 2019, non presentavano entro il 29 febbraio 2020 esposizioni deteriorate a Centrale Rischi o esposizioni UTP nei confronti del soggetto finanziatore. Inoltre, la garanzia del fondo è ammessa verso le imprese per cui, avendo esposizioni UTP alla data del 31 gennaio 2020, tali esposizioni non siano più classificate deteriorate alla data di richiesta del finanziamento.
Interessante anche la proposta di “Promuovere un codice di comportamento – volontario ma fortemente sponsorizzato a livello governativo – per il pagamento rapido dei fornitori (ad es. a 30 giorni) al fine di riattivare la circolazione dei flussi di liquidità soprattutto a favore delle imprese piccole e deboli negozialmente”. In particolare la task force di Colao suggerisce di chiedere alle maggiori aziende del Paese e alle quotate di sottoscrivere l’impegno alla rapida adozione della pratica di pagamento a breve, inserendolo come prerequisito per clienti e fornitori. Se necessario, si chiede di “intervenire in sede legislativa”.
Sul fronte dei contratti di locazione il Piano Colao suggerisce di “prevedere per legge la ripartizione del rischio tra locatore e conduttore nella forma di presunzione” (con griglie di quote di riduzione del canone a seconda delle situazione) oppure di incentivare la “rinegoziazione dei canoni commerciali e dei finanziamenti correlati” (come i mutui ipotecari), attraverso ad esempio una riduzione dell’Imu (pagata dal proprietario) e della Tari (pagata dal conduttore dell’affitto).
Il piano Colao
Qui di seguito potete leggere e scaricare il rapporto e le schede
202006-RAPPORTO-FINALE-COMITATO-DI-ESPERTI-IN-MATERIA-ECONOMICA-E-SOCIALE
202006-SCHEDE-DI-LAVORO-FINALI-COMITATO-DI-ESPERTI-IN-MATERIA-ECONOMICA-E-SOCIALE