Sanità digitale, l’Italia non ha ancora ingranato la marcia

Il professor Franco Giannini all’Appshow di Milano: ancora pochi progetti, basterà il 4.5G per abilitarli. La sanità digitale porterà risparmi

Pubblicato il 04 Dic 2017

medicina


Franco Giannini, professore emerito all’università di Roma Tor Vergata specializzato in ingegneria elettronica, salirà sul palco dell’Appshow mercoledì. La manifestazione, da oggi per tre giorni al Nhow Hotel di Milano, si presenta come il primo congresso europeo dedicato all’economia delle applicazioni. E il docente interverrà in un incontro su uno dei settori su cui ci si attende che la rivoluzione 4.0 avrà effetti dirompenti: la sanità.

Professor Giannini, a che punto è l’Italia nell’applicazione di un piano sanitario 4.0?

“Non è facile dare una risposta perché non sono ancora disponibili dati sufficientemente significativi. Posso perciò dare solo la mia personale sensazione: per quanto concerne l’attività 4.0, relativamente al mondo della sanità, ritengo che il Paese sia ancora piuttosto indietro per una serie di motivi”.

Franco Giannini, professore emerito all’università di Roma Tor Vergata

Quali sono?

“Il primo è tecnologico. La maggior parte delle Asl e degli ospedali non ha ancora sviluppato le competenze relativamente alle key enabling technologies necessarie per cavalcare la quarta rivoluzione industriale. Per ovviare a questa carenza è indispensabile, ad esempio, un reskilling del personale sanitario ed un investimento infrastrutturale che è ancora agli inizi e molto confinato al nord, salvo alcune eccezioni. Ci sarebbe bisogno anche di una regia, magari concordata tra ministero della salute e regioni, che coordini le attività e definisca una piattaforma comune. Il secondo è organizzativo. Manca ancora un piano di armonizzazione organizzativa nazionale (in quasi tutte le regioni non è ancora previsto un Drg per la telemedicina). Il terzo è sistemico. Purtroppo alcune prestazioni, particolarmente quelle coordinate dai dipartimenti di emergenza non sono ancora sufficientemente informatizzate e collegate tra loro”.

Può citare qualche sperimentazione di successo?

“Per esperienza diretta, posso segnalare il Net Hospital che il Parco Scientifico e Tecnologico Technoscience San Raffaele sta realizzando nel Lazio, in Puglia, in Lombardia, in Campania . Anche se nella presente fase è ancora rivolto principalmente al settore flebologico e della rieducazione, il Parco ha intrapreso il percorso dell’industria 4.0 sviluppando sensoristica ad hoc, corsi e master universitari, come il flebologo 4.0, e infrastrutture tecnologiche per la telemedicina e per il controllo remotizzato”.

La telemedicina dipenderà dallo sviluppo del 5G. Sul 5G stanno partendo vari progetti di test della connettività. Come si sta preparando il settore sanitario per arrivare preparato all’appuntamento?

“Il 5G è sicuramente necessario per completare l’infrastruttura per lo sviluppo della rivoluzione industriale 4.0 nel mondo della medicina ma, attualmente, per la mole informativa prevista da qui a due anni, è sicuramente sufficiente il 4G o, al massimo, il 4.5G. Piuttosto è necessario completare la copertura del 4G su tutto il territorio nazionale e dotare il sistema sanitario delle infrastrutture tecnologiche necessarie a governare la rivoluzione”.

Sanità digitale significa anche dati personali, molto personali, in mano agli ospedali. Il sistema sanitario come è messo in quanto a cybersecurity? Si sta lavorando a dotare ospedali e centri di ricerche della sicurezza?

“Ovviamente il sistema sanitario regionale e nazionale non è in grado di realizzare le necessità di cybersecurity richieste dalla digitalizzazione ma, utilizzando al massimo le potenzialità del cloud, occorrerebbe principalmente formare il personale adeguatamente e dotarsi di un accesso sicuro al cloud. Penso che questo sarà il futuro della sanità digitale e tra l’altro si risparmierebbe notevolmente. Diverso è il lavoro relativo ai centri di ricerca che dovranno sviluppare, oltre che alle competenze di Cyber Security anche quelle altrettanto rivoluzionarie del calcolo distribuito e del trattamento di imponenti masse di dati. L’esempio è l’enorme dispendiosità elaborativa e di memoria richiesta dalle cure epigenetiche e dalle tecniche di sequenziamento genomico.

Che benefici può portare la digitalizzazione del sistema sanitario?

“Risparmio, efficienza e la medicina delle 4P: personalizzata; predittiva; preventiva; partecipativa. Sottolineo il risparmio. In molti casi, non sarà più necessario delocalizzare e/o muovere il paziente, in quanto la sensoristica e la potenza di calcolo permetteranno un monitoraggio a basso costo del paziente”.

Quali sono i primi vantaggi che potranno sperimentare gli utenti nei prossimi mesi/anni?

“Il più importante mi sembra quello di poter usufruire dei servizi di telemedicina nella formula di telemonitoraggio e di forme di teleassistenza domiciliare, soprattutto per quanto riguarda le patologie croniche e riabilitative”.

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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