Dove va l’industria dei semiconduttori?

Negli ultimi mesi le quotazioni di Borsa delle aziende dell’elettronica sono schizzate mentre i conti del 2020 si chiuderanno con vendite e utili record. Il settore insomma si è già lasciato alle spalle la pandemia ed è pronto a supportare i cambiamenti epocali dei prossimi decenni.

Pubblicato il 07 Dic 2020

elettronica


Giornata storica per l’industria dei semiconduttori, venerdì scorso, alla Borsa di New York, con consistenti e generalizzati aumenti delle quotazioni.

Se è vero che tutti gli indici azionari statunitensi hanno fatto segnare nuovi record, con il Dow Jones a quota 30.218 punti, in aumento dello 0,83%, e il Nasdaq Composite che ha raggiunto i 12.464 punti con un incremento dello 0,70%, è altrettanto vero che è il Philadelphia Semiconductor Index (SOX), l’indice che comprende i più importanti produttori di semiconduttori e di impianti per la fabbricazione dei chip, che ha registrato l’aumento più consistente, raggiungendo il livello record di 2.793 punti con un balzo del 2,83%.

Rispetto ad un anno fa, l’indice SOX ha messo a segno una performance del 62% circa, contro incrementi del 44% del Nasdaq e dell’8% del Dow Jones; nei confronti delle quotazioni più basse fatte registrare dalle Borse durante l’ultimo anno (marzo 2020), gli incrementi, invece, sono stati rispettivamente del 127 %, 88% e 66%.

La grande maggioranza delle aziende che producono semiconduttori presenta un andamento largamente positivo rispetto ad un anno fa, con società come Nvidia e AMD che hanno messo a segno, rispettivamente, incrementi record del 155% e del 137%.

Anche le aziende non americane (gli Stati Uniti hanno una quota di mercato del 47%) hanno fatto segnare andamenti simili, con la coreana Samsung (la seconda azienda del settore dopo Intel) che è cresciuta del 40% in un anno, la taiwanese TSMC (la più importante foundry al mondo) che ha messo a segno un aumento del 59% e l’olandese ASML (primo produttore di impianti per la costruzione di chip) che è cresciuta del 50%. La multinazionale italo-francese STMicroelectronics (decima azienda al mondo) ha fatto segnare un +48%. Una delle poche aziende con una variazione negativa è proprio la numero uno, ovvero Intel, che perde l’8% circa rispetto ad un anno fa, fortemente penalizzata da problemi produttivi sui processori di punta, tanto da aver deciso recentemente di esternalizzare parte della produzione affidandola a TSMC.

Il tumultuoso incremento dei corsi azionari ha indotto qualcuno a paventare una nuova bolla speculativa, simile a quella del 2000.

In realtà, a differenza di quel periodo, la maggior parte delle aziende del settore vanta solidi fatturati e utili consistenti. Intel quest’anno fatturerà circa 74 miliardi di dollari (+4%) con utili netti per 20 miliardi, il fatturato di Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) crescerà del 31% a quota 45,4 miliardi, mentre l’azienda leader nel campo delle memorie, la taiwanese SK Hynix, fatturerà 26,4 miliardi di dollari con un incremento del 14%.

Come si vede nella tabella diffusa dalla società di ricerche di mercato IC Insight, le vendite delle prime 15 aziende del settore saliranno del 13%, a quota 355,4 miliardi di dollari.

Si tratta, ovviamente, ancora di previsioni, ma la fine d’anno è vicina.

Un’altra fonte conferma queste indicazioni, anche se i numeri sono leggermente diversi in quanto viene preso in esame il mercato mondiale dei semiconduttori nel suo complesso.
Secondo queste previsioni, elaborate dal WSTS (World Semiconductor Trade Statistics) e diffuse la settimana scorsa, il mercato mondiale dei semiconduttori metterà a segno vendite per complessivi 433 miliardi di dollari, in aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente.

L’incremento maggiore riguarda i sensori e le memorie mentre; guardando alle aree geografiche, il continente americano è quello che ha messo a segno l’incremento maggiore con un +18,7%, con l’Europa fanalino di coda, in calo dell’8,5%.

Per il 2021 il WSTS prevede un andamento positivo per tutte le aree geografiche e tutte le tipologie di prodotto.

Queste previsioni sono condivise dalle principali società che si occupano di Consulenza e Ricerche di Mercato nel campo dei semiconduttori.
Che sia il buon andamento durante il 2020 la ragione della consistente crescita delle quotazioni? Sicuramente sì, anche se non è l’unica. Vediamo, dunque, cosa può aver innescato questo forte trend rialzista.

La sconfitta della pandemia

Non c’è dubbio che la pandemia ha colpito pesantemente le economie mondiali, in particolare quelle dell’Europa e degli Stati Uniti. I mercati, tuttavia, sembrano voler scommettere sulla fine della diffusione del coronavirus, in particolare dopo gli annunci del mese scorso da parte delle case farmaceutiche sulla disponibilità di nuovi vaccini e, soprattutto, dopo le notizie di questi giorni sull’effettivo inizio delle vaccinazioni di massa in Russia, Gran Bretagna e Cina.

Solidi fatturati, utili elevati e consolidamento delle aziende

Ne abbiamo già parlato, soprattutto le grandi e grandissime società sono in grado di generare forti utili indispensabili per sostenere i sempre più elevati costi di sviluppo. Negli ultimi anni la frontiera dei nodi di processo si è spostata dai 14 nm ai 10 nm, per passare poi ai 7 nm fino agli attuali 5 nm degli impianti più avanzati, entrati in funzione da pochi mesi. Il problema sta nel costo: una linea produttiva da 5 nm costa 5,4 miliardi di dollari contri gli 1,7 di una linea da 10 nm. Per sostenere questi pesanti investimenti le aziende debbono aumentare il fatturato e gli utili mediante processi sempre più innovativi oppure con fusioni e acquisizioni.

Anche da questo punto di vista il 2020 è stato un anno record, con operazioni di M&A, annunciate o chiuse, che potrebbero superare, complessivamente, i 100 miliardi di dollari. Tra le più importanti, l’acquisizione di Arm da parte di Nvidia per 40 miliardi, quella di Xilinx da parte di AMD per 35 miliardi, quella di Maxim da parte di Analog Devices per 21 miliardi e quella di Inphi da parte di Marvell per 10 miliardi.

Resilienza e catena di fornitura

L’industria elettronica è la più globalizzata in assoluto. Un chip prima di arrivare all’azienda che lo utilizzerà per realizzare un’apparecchiatura o montarlo all’interno di una vettura, compie più volte il giro del mondo. Magari il wafer di silicio viene prodotto in Corea o in Giappone, poi arriva nei laboratori, ad esempio, della STMicroelectronics di Agrate Brianza dove vengono incisi i chip con processo litografico; successivamente il wafer prende la via di Taiwan dove viene testato, tagliato e inserito all’interno del package. Per poi tornare nei magazzini di ST o di uno dei tanti distributori globali. Per effetto della pandemia molte fabbriche e molti impianti hanno rischiato di chiudere: ed è sufficiente che uno di questi anelli della catena si spezzi per determinare un ritardo nelle consegne. Per affrontare questo problema, le aziende hanno imposto severi vincoli sanitari in tutti gli impianti e nei trasporti, ed hanno modificato e semplificato la catena di approvvigionamento, dimostrando una formidabile resilienza. In questo modo, anche le aziende più vulnerabili, quelle fabless, sono riuscite a limitare i danni.

Mercato cinese in forte crescita

La possibilità di limitare le libertà personali e di spostamento, tipiche di un regime totalitario qual è quello cinese, ha consentito alla Cina di contenere gli effetti della pandemia, salvaguardando l’economia del paese. Grazie a vigorose politiche monetarie e creditizie che hanno sostenuto consumi e investimenti oltre all’incremento delle esportazioni verso i paesi occidentali flagellati dalla pandemia, nel 2020 la Cina sarà uno dei pochi paesi al mondo a segnare un incremento del prodotto interno lordo, facendo segnare un +2%.

Ricordiamo che la Cina resta il più grande mercato per l’industria mondiale dei semiconduttori con importazioni per oltre 300 miliardi di dollari. Il buon andamento dell’economia non mette in pericolo questi valori, anzi, li rafforza. Nel 2021 è previsto infatti un incremento delle importazioni di semiconduttori nonostante le restrizioni americane ed il fallimento dei piani di sviluppo dell’industria nazionale cinese che attualmente è in grado di garantire appena il 10% del fabbisogno interno.
Anche molti altri paesi asiatici sono stati in grado di limitare gli effetti della pandemia salvaguardando così le economie ed i consumi interni.

La vittoria di Biden

L’elezione di Biden, come tutti i democratici più favorevole ad un mantenimento della globalizzazione, ha tranquillizzato i vertici delle multinazionali del settore. Come abbiamo visto, la possibilità di operare a livello globale è fondamentale per l’industria dei semiconduttori, mentre non è escluso che la nuova amministrazione abbassi i toni nei confronti della Cina e riduca le restrizioni verso le industrie elettroniche di questo paese. Nell’intervista al New York Times della scorsa settimana, Joe Biden ha dichiarato che in una prima fase manterrà in vigore tutti i provvedimenti della precedente amministrazione cercando nel contempo di coinvolgere i paesi alleati nella disputa; Biden ha anche dichiarato che la priorità della sua amministrazione saranno gli investimenti nell’industria nazionale, dando implicitamente una risposta favorevole alla recente richiesta di un finanziamento di 20-50 miliardi di dollari avanzata dalla SIA (Semiconductor Industry Association) per supportare il rilancio dell’industria americana dei semiconduttori.

Dichiarazioni accolte con favore dai mercati e dagli investitori, che si aspettano anche nuovi aiuti da parte del Governo centrale per 1000 miliardi di dollari a supporto delle imprese e delle famiglie colpite dalla pandemia.

Possono tutti questi fatti giustificare l’ondata di ottimismo dei mercati nei confronti dell’industria dei semiconduttori? Sicuramente sì, anche se potrebbero esserci motivi decisamente più profondi, ragioni che riguardano una nuova, grande, ondata di innovazioni che l’industria dei semiconduttori si prepara ad innescare e supportare.

Ormai è convinzione diffusa che è tempo di affrontare con decisione i cambiamenti climatici che stanno mettendo a rischio il nostro pianeta e le nostre vite. La pandemia che ha investito il mondo intero ha contribuito a questo presa di coscienza tra le persone e, soprattutto, tra i governi.
Dal Green Deal Europeo alla promessa cinese della completa decarbonizzazione entro il 2060, si stanno mettendo in campo progetti colossali per rendere le nostre case, le città e le industrie più sostenibili, intelligenti e digitalizzate. E con l’elezione di Biden è certo che anche gli Stati Uniti prenderanno parte a questo sforzo comune.

Tutti progetti che verranno supportati da un impiego massiccio di semiconduttori, sempre più avanzati, sempre più piccoli, con maggior potenza di calcolo e maggiore capacità di memoria.
E a giudicare dall’andamento delle Borse, sembra che anche i mercati abbiano capito che investire in questo mondo può essere la migliore scommessa per il futuro.

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Arsenio Spadoni
Arsenio Spadoni

Imprenditore di successo (Futura Group) e giornalista tecnico-scientifico (Elettronica 2000, Elettronica In), si occupa attualmente di tematiche riguardanti l’industria dei semiconduttori, dallo sviluppo tecnologico alle analisi di mercato.

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