Una nuova ricerca di Boston Consulting Group e Ipsos analizza il fenomeno Industria 4.0 nel Belpaese. Nonostante la conoscenza diffusa, un quarto delle aziende manifatturiere resta ancora titubante di fronte ai cambiamenti di processo che questo approccio richiede. Il dato principale che emerge dalla ricerca, condotta su un campione di 170 stakeholder appartenenti a una ventina di settori industriali italiani, è che quasi 8 aziende su 10 (il 78%) stanno già attuando o hanno intenzione di avviare a breve progetti di Industry 4.0. Le tecnologie considerate più rilevanti sono Big Data Analytics e AI, Industrial Internet e Cybersecurity. Se il fenomeno è noto, altrettanto diffusa è una certa perplessità sui risultati ottenibili con gli approcci della manifattura digitale. Tra le realtà che hanno già avviato iniziative concrete ascrivibili all’Industria 4.0, quasi tre quarti (76%) si concentrano su progetti “semplici” di macchinari e impianti connessi, mentre solo il 24% porta avanti iniziative più complesse che travalicano i confini dell’azienda e arrivano a coinvolgere i partner di filiera. Solo il 25% delle realtà che ha messo in atto iniziative semplici di Industry 4.0 dichiara di aver ottenuto benefici tangibili in termini di aumento del fatturato o riduzione dei costi. Una percentuale che sale in maniera considerevole (il 60%) nelle aziende che hanno implementato progetti di Industria 4.0 ad alta complessità estendendoli alla supply chain.
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L’Industria 4.0 nel contesto economico del Belpaese
Andrea Alemanno, Group Director di Ipsos, inquadra il fenomeno Industria 4.0 nel contesto della congiuntura economica attuale: «I nostri dati ci dicono che anche se da qualche mese siamo usciti ufficialmente dalla recessione, il clima economico è in calo. La domanda interna cresce anche se di poco, l’1% secondo Prometeia, ma nel nostro Paese le persone stanno sostituendo i consumi con i risparmi». A far ben sperare, però, è l’export: secondo Unioncamere, infatti, l’Italia rimane tra i cinque paesi al mondo con un surplus commerciale manifatturiero di oltre 100 miliardi di euro, preceduta da Cina, Germania, Corea e Giappone. In questa situazione come vive l’industria il tema dell’innovazione digitale? «L’innovazione – prosegue Alemanno – è ciò che distingue i settori strategici del nostro Paese e la manifattura italiana non può sottrarsi. Gli approcci di Industry 4.0 danno alle aziende del comparto la possibilità di tenere il passo con una concorrenza internazionale sempre più agguerrita migliorando la qualità dei prodotti, efficientando i processi e riducendo i costi. L’innovazione, poi, è fondamentale per migliorare la reputazione dell’azienda, che oggi è un elemento sempre più considerato dagli stakeholder. La reputazione non è legata solo a quello che l’azienda ha fatto in passato ma anche alla credibilità delle sue visioni e strategie future». E proprio gli approcci di manifattura connessa hanno permesso alle aziende del comparto di abbracciare modelli di business più moderni e stabili. Modelli legati alla servitizzazione, particolarmente apprezzati dagli stakeholder, che si fondano sulla miglior conoscenza, l’ingaggio e la fidelizzazione dei clienti e sulla ricorsività del fatturato. Modelli che richiedono cambiamenti organizzativi e di management sostanziali, competenze digitali specifiche ma, soprattutto, soft skill che molti dei soggetti interpellati trovano difficili da reperire. Rimane aperto, infatti, il tema chiave delle competenze legate agli approcci di Industria 4.0. «Dalla nostra ricerca – sottolinea Fabio Fattori, Principal di Boston Consulting Group – emerge come la quasi totalità, ben il 98% degli intervistati, ritiene che sia richiesto all’azienda un potenziamento delle competenze specifiche sulla manifattura digitalizzata».
Mancano le competenze
Molte aziende considerano l’Industry 4.0 un passaggio da gestire, almeno inizialmente, con risorse di provenienza IT: risorse tecniche specializzate, non sistemiche. Le competenze che le aziende reputano più difficili da reperire sono, però, quelle di problem solving e creative thinking più che quelle strettamente tecniche. Per ovviare alle carenze identificate, oltre la metà (54%) delle aziende del campione ha in programma di offrire corsi di formazione continua sulle tematiche del digitale, il 33% intende assumere figure professionali già formate e il 13% preferisce acquisire nuovo personale da formare internamente.
I 5 consigli di BCG per l’Industry 4.0
Gli esperti di BCG, forti delle evidenze della ricerca, hanno individuato cinque semplici consigli che potrebbero agevolare l’introduzione in azienda dei modelli di Industria 4.0. Eccoli
- Non concentrarsi sulla tecnologia ma sulla soluzione dei problemi
- Identificare e prioritizzare gli use case valutando attentamente i business case
- Implementare i progetti pilota in modalità “agile” prevedendo aggiornamenti incrementali della roadmap e dell’architettura tecnologica
- Affrontare i progetti come iniziative di innovazione, gestendo anche i possibili fallimenti
- Riprendere i concetti Lean e Kaizen, perché la tecnologia non è un sostituto dei fondamentali (con cui convive perfettamente)