È ormai consolidato il contributo che gli incentivi a sostegno degli investimenti in tecnologie 4.0 hanno fornito alla digitalizzazione delle imprese.
Senza di questi – ci riferiamo, nello specifico, agli incentivi del Piano Transizione 4.0 – oltre il 60% delle imprese non sarebbe stato in grado di investire in quelle tecnologie in grado di abilitare efficienza e sostenibilità.
In attesa della nuova misura, il sistema produttivo negli ultimi mesi aveva tirato il freno a mano sugli investimenti.
“Un rallentamento che conferma la grande aspettativa riposta dalle imprese sul piano transizione 5.0, un’aspettativa che ha riguardato tutte le aziende e tutti i settori”, dice Piergiorgio Zuffi, Direttore Commerciale di Innova Finance, società bolognese specializzata in finanza agevolata che da oltre 15 anni accompagna le imprese nel percorso di accesso alle risorse pubbliche per sostenere i loro investimenti e il loro sviluppo economico, e che il 20 marzo scorso è stato tra i relatori della VII edizione di Industry 4.0 – 360 Summit, promossa da Innovation Post.
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Piano Transizione 5.0, opportunità e sfide per le imprese
Come sappiamo, l’attesa delle imprese è terminata il 2 marzo scorso con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge 19/2024, vale a dire il provvedimento che detta le disposizioni attuative del PNRR e contemporaneamente dà il via libera anche al nuovo credito d’imposta per gli investimenti effettuati nel biennio 2024-2025 in relazione al Piano transizione 5.0, piano che sostiene il processo di trasformazione digitale ed energetica delle imprese.
“Adesso, in attesa del decreto attuativo, le aziende sono entrate nella fase dello studio e dell’analisi della nuova misura, disciplinata dall’articolo 38 del decreto legge – spiega Zuffi. Il punto focale della norma è che l’efficientamento energetico si deve raggiungere con strumentazioni e macchinari 4.0. Ed è questo il grande tema sul quale si sta concentrando l’attenzione del mondo produttivo, in cerca di chiarimenti e precisazioni per far partire una nuova stagione di investimenti nella quale digitalizzazione e svolta green dovranno obbligatoriamente viaggiare insieme”.
Una grande occasione con alcune novità, come la necessità di prenotare le risorse a disposizione con una domanda ex ante.
“Ma parliamo di un provvedimento che presenta anche alcune complessità e che risente di un certo appesantimento burocratico, condizioni che potrebbero tagliare fuori dalla transizione soprattutto le aziende più piccole e meno strutturate. Anche perché qualsiasi investimento in ottica 5.0 richiede infatti, in via preliminare, una diagnosi energetica del proprio processo produttivo”, aggiunge Zuffi.
Transizione 5.0, cosa prevede la norma
Ma cosa prevede esattamente la norma? Va detto, prima di tutto, che il piano è sostenuto da un finanziamento complessivo, nel biennio, di 6,3 miliardi, divisi equamente tra il 2024 e il 2025.
Una dotazione destinata ad affiancare le aziende nel percorso di digitalizzazione in ottica green.
“Percorso non privo di difficoltà – prosegue Zuffi. Alcune aziende si sono già rese conto che la norma non è di facile applicazione e per questo è probabile che restino nell’alveo del piano Industria 4.0 anche se le agevolazioni previste sono più contenute”.
Resta il fatto che possono beneficiare del contributo tutte le imprese presenti in Italia, a prescindere dalla forma giuridica, dal settore economico, dalla dimensione e dal regime fiscale adottato per la determinazione del reddito d’impresa. Solo in alcuni casi, tra i quali lo stato di liquidazione volontaria o coatta dell’azienda, scatta l’esclusione dal beneficio.
Le agevolazioni sono riconosciute per i nuovi investimenti effettuati nel biennio in strutture produttive che si trovano nel territorio dello Stato, a patto che le innovazioni realizzate comportino una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva di almeno il 3%, che sale al 5% se calcolata sul processo programmato per l’investimento.
In questa condizione si possono considerare “investimenti trainati” quelli relativi a impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Inoltre, entro determinati limiti, il credito d’imposta viene riconosciuto anche per abbattere le spese sostenute per la formazione del personale necessaria all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per l’attuazione della transizione digitale ed energetica.
L’unica condizione posta dalla norma è che la formazione sia affidata a soggetti esterni all’impresa, individuati con apposito decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il decreto legge inoltre specifica che l’agevolazione è subordinata alla presentazione di certificazioni rilasciate da un ente indipendente.
I benefici previsti dalla norma e come usufruire del credito d’imposta 5.0
Ma vediamo quali sono e a quanto ammontano i benefici previsti. L’agevolazione è pari al 35% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, arriva fino al 15% della spesa per quelli superiori ma entro un tetto massimo di 10 milioni e si riduce al 5% per gli investimenti superiori a quest’ultimo limite di euro e fino a 50 milioni di costi ammissibili.
Tutto questo per anno per ciascuna impresa beneficiaria. Ma il taxcredit può aumentare e arrivare fino al 40% e 45% in caso di una riduzione dei consumi energetici superiore al 6% e al 10%.
Il risparmio è calcolato su base annua in relazione all’esercizio precedente e per le nuove imprese si tiene conto dei consumi energetici medi annui riferibili a uno scenario controfattuale.
Per accedere al credito d’imposta è necessario inviare la richiesta telematica utilizzando il modello standardizzato messo disposizione dal Gestore dei servizi energetici (Gse) e la documentazione prescritta dall’articolo 38 del decreto legge, insieme a una comunicazione riguardante la descrizione e il costo del progetto di investimento.
Sarà poi il Gse, una volta che ha verificato la correttezza formale di tutta la documentazione, a inviare al Ministero l’elenco delle imprese che possono fruire dell’agevolazione.
“In questo modo – osserva Zuffi – si prenota l’importo necessario a sostenere l’investimento. È molto probabile che sarà prevista una data dalla prenotazione entro la quale avviare gli investimenti, pena la decadenza della prenotazione stessa. Il credito d’imposta, successivamente, potrà essere utilizzato soltanto in compensazione tramite il modello F24 presentato attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle entrate, utilizzandone almeno una quota entro il 31/12/2025 pena decadenza del credito stesso”.
Eventuali importi residuali potranno essere utilizzati nei periodi d’imposta successivi in cinque quote annuali.
Adesso tutti attendono il decreto attuativo che sarà adottato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e previo parere del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Decreto che stabilirà le modalità di erogazione del credito d’imposta.