Industry 4.0 Design Magazine è una pubblicazione di Quine Business Publishers. L’editoriale del numero di settembre 2019, firmato dal direttore tecnico Franco Canna, si intitola “Industria 4.0: il valore non monetario degli incentivi”. Ve lo riportiamo qui di seguito. In fondo potete sfogliare l’intera rivista.
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Industria 4.0: il valore non monetario degli incentivi
Che cosa ne sarà nel 2020 del piano Industria 4.0 poi ribattezzato Impresa 4.0? Nella legge di bilancio per il 2019 abbiamo visto come, dopo un iniziale tentennamento e la sostanziale interruzione del dialogo con le parti sociali, la politica sia tornata sui propri passi riconfermando grosso modo tutti gli strumenti principali di incentivo: rifinanziata la Nuova Sabatini, prorogato con i nuovi scaglioni l’iperammortamento, prorogato il credito d’imposta per la Formazione 4.0, introdotto il voucher per l’Innovation Manager. All’appello delle misure confermate andrebbe aggiunto il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo, che però è stato pesantemente ridimensionato, mentre manca il superammortamento, l’incentivo “piccolo e per tutti” che si è ritenuto di non voler rinnovare. Una scelta poco illuminata sulla quale c’è poi stato un tardivo dietrofront con il Decreto Crescita, che lo ha reintrodotto a partire dal 1 aprile 2019.
Nel frattempo, complici le gravi incertezze sui mercati internazionali e una domanda interna a cui sembra mancare il fiato, dopo una corsa durata 5 anni, investimenti (e soprattutto ordini) sono nuovamente in contrazione.
Secondo i tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico esiste un nesso di causa-effetto tra un piano di incentivi che avrebbe esaurito la sua funzione di “shock” positivo sulla domanda di beni strumentali e la riduzione degli investimenti privati. Che sia vero o meno questo nesso, di qui nasce l’idea positiva di ripensare il piano di incentivi superandone alcuni limiti e rendendolo strutturale e strutturato.
L’idea, in estrema sintesi, è ampliare il bacino delle imprese che possano fruire degli incentivi, coinvolgendo maggiormente micro e piccole imprese e le aziende del Sud; evitare gli abusi (anche involontari) che si stanno registrando su alcuni strumenti; cercare di spostarsi da una logica di macchina a una logica di impianto se non di filiera; dare supporto alla formazione delle competenze; passare da una logica di interventi straordinari a una logica strutturata, su un orizzonte di almeno 2-3 anni, per consentire alle imprese di pianificare gli investimenti.
Intervenire in una logica strutturale significa invece lavorare a rafforzare alcune “basi” che ancora sono deboli: le infrastrutture (banda larga, per esempio), il sistema del trasferimento tecnologico (Competence Center e Digital Innovation Hub), la formazione e le competenze.
Fin qui le intenzioni. Ma come si tradurranno in pratica? Al momento è impossibile dirlo. Appare chiaro che il vero arbitro della situazione saranno le casse dello Stato, sulle quali già grava la necessità di sterilizzare l’aumento dell’IVA e sostenere altre spese inderogabili. Le risorse, insomma, non saranno certamente tali da consentire di “aumentare” il peso complessivo degli incentivi, portandoli per giunta su un orizzonte temporale più lungo.
E poi c’è un altro nodo da sciogliere: preferire misure il più possibile chirurgiche, in grado di affrontare i nodi emersi (ma di conseguenza complesse), o misure più semplici e automatiche?
A nostro avviso il successo del superammortamento e dell’iperammortamento – le due misure che, insieme alla Sabatini, hanno oggettivamente dato una marcia in più alla ripresa degli investimenti privati – sta proprio nel meccanismo di fruizione automatico (o quasi).
Non bisogna dimenticare che gli incentivi hanno un’efficacia che va al di là del loro effettivo valore monetario. Con l’iperammortamento, che comunque nel solo 2017 ha movimentato 13,3 miliardi di investimenti, è passato il messaggio che siamo entrati nella quarta rivoluzione industriale, anche se non tutti gli “aventi diritto” hanno poi effettivamente sfruttato l’incentivo. I vantaggi economici di avere in casa macchinari flessibili, moderni e interconnessi si sentiranno quando sarà il momento di vincere la prossima commessa.
Il credito d’imposta per la Formazione 4.0 doveva avere lo stesso scopo sul versante delle competenze e il Voucher per l’innovation manager, che a distanza di 9 mesi dalla sua introduzione Lo sfogliabile