I dazi, Trump e il suo “Make America great again”, la Brexit e un’Europa pervasa da spinte sovraniste e populiste. Non sembra un bel momento per parlare di un mondo sempre più aperto, ma a Davos il World Economic Forum rilancia mettendo proprio al centro della discussione proprio la globalizzazione e il suo rapporto con la quarta rivoluzione industriale.
La platea tradizionalmente globalista e da sempre a favore del multilateralismo si trova di fronte a nuovi uomini di governo a volte non esattamente in sintonia con questi concetti. Ma secondo il fondatore del Wef Klaus Schwab, che con il ceo di Microsoft ha partecipato a un dibattito intitolato Shaping Globalization 4.0, “La globalizzazione 4.0 si basa sul presupposto che la globalizzazione è una forza perpetua e inarrestabile e proseguirà grazie ai sistemi digitali e al relativo flusso di idee e servizi”.
Trump e chi la pensa come lui, in sintesi, passerà mentre il mondo diventerà sempre più aperto. Dando un’occhiata a come va il mondo non sembra che la faccenda sia così semplice, ma a Davos c’è grande fiducia nelle virtù salvifiche della tecnologia.
La scelta della globalizzazione 4.0 come tema di discussione, oltre al fatto che essendo argomento vasto permette di discutere di un po’ di tutto, si lega anche tesi schumpeteriana della “distruzione creativa” che dovrebbe caratterizzare l’avvento del digitale. L’idea è di mettere in risalto il ruolo delle trasformazioni tecnologiche che soprattutto oggi possono cambiare di parecchio le regole del gioco.
La crescita deve essere equa
La crescita deve essere equa. E’ quanto ha sostenuto il Ceo di Microsoft Satya Nadella secondo il quale la quarta rivoluzione industriale deve produrre risultati in termini di tecnologia e innovazione che siano poi in grado di stimolare la crescita economica.
Oltre a questo, però, il prossimo step deve garantire una crescita economica equa per tutti, in modo che non ci siano più luoghi con persone senza cibo e non ci siano rifugiati nei campi.
Rivolgendosi alla platea che assisteva alla una sessione su ‘Shaping Globalisation 4.0’, il Ceo di origine indiana ha spiegato che una reale necessità che tutti hanno oggi come comunità globale è di guidare la crescita economica che si è fermata.
Il dogma della globalizzazione è la parola guida di questa edizione del World Economic Forum, un po’ sotto tono viste le assenze di Trump, Macron e May, che rispetto ad altri anni non trova spesso una sponda nella politica.
Non ci sono particolari accenni critici o di revisione: il modello rimane quello degli anni scorsi e, anzi, afferma il Wef che ci potrebbero essere in qualche caso anche maggiori disuguaglianze. Senza parlare dei timori per lo sviluppo di intelligenza artificiale e robot e sul loro impatto sul mondo del lavoro.