TRANSIZIONE GREEN

Transizione 5.0, Meloni apre all’ipotesi di una proroga, Urso più prudente

Al Forum Ambrosetti di Cernobbio Emma Marcegaglia chiede al Governo di intervenire per prorogare e semplificare Transizione 5.0, una misura utile, ma complessa e partita in ritardo. La premier Giorgia Meloni si è detta “totalmente a disposizione” per valutare se ci sono delle cose che si possono migliorare e i termini di eventuali proroghe. Ma il Ministro Adolfo Urso getta acqua sul fuoco, spiegando che le modifiche alla misura vanno concordate con la Commissione Europea.

Pubblicato il 08 Set 2024

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Transizione 5.0 è una delle iniziative a cui il Governo non è riuscita a dare “adeguata visibilità”, ma può rivelarsi uno strumento “molto utile perché oltre all’innovazione agevola anche i costi per la formazione del personale”. E più la misura funzionerà bene, “più avremo interesse a mandarla avanti”. A parlare a Cernobbio, in occasione del Forum Ambrosetti, è la premier Giorgia Meloni, che con queste parole risponde a una domanda dell’imprenditrice Emma Marcegaglia su una possibile proroga e una semplificazione del piano di incentivi volto ad agevolare gli investimenti in tecnologie digitali e green.

“Se ci sono delle cose che si possono migliorare, sono totalmente a disposizione”, ha detto la premier. Che poi ha aggiunto: “Sono disponibile anche a valutare i termini di eventuali proroghe, perché le misure si mettono in campo, si valuta come funzionano e poi si decide come muoversi”.

Marcegaglia: “Una misura complessa partita in ritardo”

Transizione 5.0 – lo ricordiamo – è operativo solo da un mese. Inserito all’interno del Decreto PNRR n. 19 del 2 marzo 2024, il piano è finanziato con le risorse del programma europeo RePower EU. Il decreto attuativo, che avrebbe dovuto essere emanato entro trenta giorni, è stato pubblicato solo nella gazzetta ufficiale del 6 agosto. La piattaforma per inviare le domande è stata aperta il 7 agosto e la circolare operativa è arrivata solo il 16 agosto.

La misura sarà operativa fino al 31/12/2025 e c’è tempo fino a fine febbraio solo per depositare la comunicazione di chiusura degli investimenti. È inoltre caratterizzata da un iter procedurale piuttosto complesso, con la necessità di presentare tre comunicazioni (ex ante, di conferma ed ex post), due certificazioni sul progetto, una perizia asseverata sull’interconnessione dei beni e una certificazione contabile.

Complessità e tempi ristretti hanno quindi spinto Emma Marcegaglia a rivolgere al Presidente del Consiglio una domanda proprio sul piano Transizione 5.0.

“Sono convinta che quella sull’Industria 5.0 è una buona legge, così come come è stato Industria 4.0 che ha portato il sistema industriale italiano ad essere più automatizzato, più forte. Ci sono 6 miliardi di euro da spendere: è interessante, va sul digitale, sulla transizione energetica, sul risparmio energetico”, ha detto Marcegaglia.

“Dal nostro punto di vista la legge è interessante, ma l’accesso è un po’ burocratico, un po’ macchinoso, ci sono varie richieste da fare quindi questo potrebbe un po’ penalizzare soprattutto le piccole imprese. Secondo, visto che è partito con un po’ di mesi di ritardo, è partito ad agosto invece che a gennaio, la data di fine lavoro del 2025 rischia di essere penalizzante: oggi se tu ordini un impianto probabilmente ti arriva già oltre la  fine del 2025. Quindi se è possibile avere una proroga su questo tema”.

Meloni: “Più la misura funzionerà bene, più avremo interesse a mandarla avanti”

La risposta di Meloni: “Industria 5.0 – grazie per averlo ricordato – forse è una delle cose fatte da questo Governo alle quali non sono riuscita a dare adeguata visibilità, però come lei ricordava correttamente parliamo di 6,3 miliardi di euro che sono a disposizione delle imprese, particolarmente proprio per efficientare sul piano energetico e digitale il loro lavoro, si aggiunge a Industria 4.0 sul quale il Governo con la Legge bilancio del 2024 aveva investito ulteriori 6,4 miliardi di euro. Quindi parliamo di 12 miliardi che sono stati destinati all’innovazione delle nostre imprese: non sarebbe stato possibile se non avessimo fatto la famosa revisione del PNRR di cui parlavo prima”.

L’incentivo – rimarca Meloni – può essere “uno strumento molto utile anche perché, oltre agli investimenti, rientrano nelle spese che sono agevolabili anche i costi per la formazione personale. E questo aiuta la grande industria, ma aiuta soprattutto la piccola e media impresa, le micro imprese, anche a stare al passo con i tempi nella transizione energetica”.

E alle due domande risponde così: “È una misura automatica, quindi non è soggetta ai tempi di istruttoria del valutatore e io ritenevo che questo potesse essere già un segnale importante dal punto di vista burocratico, ma se ci sono delle cose che si possono migliorare sono assolutamente e totalmente a disposizione, così come per valutare i termini di eventuali proroghe, perché secondo me le misure si mettono in campo, si valuta come funzionano, e poi si decide come muovere”. Quindi – conclude – “più la misura funzionerà bene, più chiaramente noi avremo interesse a mandarla avanti”.

Urso frena: “Serve l’accordo con la Commissione Europea”

Sul tema, viste le dichiarazione della premier, è stato interrogato anche il Ministro delle Imprese e del Made In Italy Adolfo Urso. Che in primo luogo sottolinea l’importanza e l’unicità della misura.

“Transizione 5.0 è la misura più importante e più innovativa che in questi mesi hanno messo in campo i paesi europei. Lo ha fatto l’Italia perché l’unica misura che mette insieme l’innovazione Digitale, come con l’industria 4.0, e l’innovazione e l’efficientamento tecnologico Green attraverso appunto le risorse del PNRR e del RePower EU. In tutto le due misure coniugate insieme ammontano a 12,7 miliardi di euro. Il 10% delle quali (in realtà è il 10% dei 6,3 miliardi del Transizione 5.0, ndr) possono essere impiegate dalle imprese anche per la formazione del personale, quindi è una misura che mette insieme – unica in Europa – l’innovazione Digitale e l’innovazione Green con la formazione”.

Venendo al tema della proroga, Urso spiega: “Essendo parte delle risorse derivanti dal PNRR attraverso il capitolo RePower EU, le risorse vanno assolutamente impiegate entro il prossimo anno 2025 per essere rendicontate entro il giugno del 2026. Per questo l’eventuale proroga di questa misura va ovviamente contrattata in sede europea”.

Stesso dicasi per la semplificazione. “Qualunque modifica alla misura va comunque comunicata alla Commissione Europea perché la misura noi l’abbiamo dovuta contrattare con la Commissione Europea, essendo risorse del PNRR”.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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