INCENTIVI

Transizione 5.0, il Governo valuta un emendamento per chiedere alle imprese di confermare l’avvio degli investimenti

Raffaele Spallone, Dirigente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha anticipato durante l’Industry 4.0 360 Summit che il Governo sta valutando di presentare un emendamento alla normativa sul piano Transizione 5.0 per prevenire la prenotazione di fondi senza reale avvio degli investimenti. Le imprese, dopo aver ottenuto la prenotazione dell’investimento dal GSE, dovranno confermare l’effettivo avvio degli investimenti entro poche settimane. Il dirigente ha inoltre fornito ulteriori chiarimenti sulle attività formative ammissibili, il calcolo del risparmio energetico e i controlli del GSE.

Pubblicato il 20 Mar 2024

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Dopo aver prodotto la certificazione ex ante e ricevuto dal GSE l’OK che vale come “prenotazione” dell’investimento, le imprese avranno a disposizione un tempo limitato – qualche settimana – per confermare al Governo e al GSE l’effettivo avvio degli investimenti pianificati. Questa, in sintesi, l’idea alla base di un emendamento che il Governo sta valutando di proporre nel corso del processo di conversione in legge del decreto che istituisce il Piano Transizione 5.0. Lo ha anticipato Raffaele Spallone, Dirigente divisione digitalizzazione delle imprese e analisi dei settori produttivi, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nel corso della sessione “Finanziare l’innovazione al servizio della transizione digitale e green: le novità del piano Transizione 5.0” nell’edizione odierna dell’Industry 4.0 360 Summit.

La questione è di cruciale importanza e assolve a un duplice scopo. In primo luogo, serve per evitare che le imprese prenotino somme senza poi dare effettivamente avvio agli investimenti pianificati, sottraendoli così, in virtù della prenotazione, alla disponibilità delle altre imprese. Di qui la scelta del Governo di introdurre, tramite un emendamento che potrebbe essere presentato nel corso della conversione del decreto legge, l’obbligo di fornire una conferma dell’effettivo avvio degli investimenti pianificati.

Questa scelta ha poi un secondo effetto “collaterale” di non minore importanza: poiché ci sarà un tempo limitato tra l’invio della comunicazione ex ante e l’avvio degli investimenti (cioè l’effettuazione dell’ordine dei beni strumentali), le imprese avranno interesse a presentare il progetto solo quando saranno effettivamente pronte. Questo eliminerà il rischio che le domande si concentrino tutte nel primo giorno di operatività della piattaforma, con un effetto “click day” che il Governo vorrebbe assolutamente scongiurare.

La formazione

Nel corso della sessione di domande e risposte, Spallone ha anche offerto altri interessanti spunti e conferme. Il primo è relativo al perimetro delle attività di formazione che potranno essere presentate in aggiunta agli investimenti in beni strumentali. Il dirigente del Ministero ha infatti specificato che le attività formative dovranno riguardare il progetto di innovazione e quindi il processo interessato dagli investimenti. Se così fosse non sarebbe possibile, per esempio, fare formazione su beni strumentali che non sono oggetto dell’investimento o su altre aree di attività dell’azienda che non sono interessate dal progetto di innovazione finalizzata al risparmio energetico.

Le certificazioni

Un’ulteriore conferma arriva invece sulla questione della certificazione ex ante che, come sappiamo, dovrà produrre una stima del risparmio energetico generato dai beni strumentali 4.0 sul processo produttivo. La domanda era relativa al caso in cui un’azienda tessile proceda a rinnovare 25 dei 50 telai su cui si basa il proprio processo produttivo. Spallone ha confermato che il risparmio energetico va calcolato rispetto all’intero processo produttivo interessato dall’investimento (quindi i 50 telai) e non solo rispetto agli specifici beni oggetto della sostituzione.

Il dirigente del Ministero ha inoltre confermato che, benché la norma non imponga di dimostrare nella certificazione ex post il conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico, i controlli successivi del GSE potranno vertere anche su questo punto. Le aziende dunque saranno chiamate a raccogliere e conservare anche la documentazione relativa all’effettivo conseguimento del risparmio energetico in base al quale hanno avuto accesso all’incentivo.

Gli investimenti 2024

Spallone ha ribadito che, a causa di vincoli europei e in osservanza del principio di addizionalità che motiva gli incentivi, gli investimenti validi per il Piano Transizione 5.0 devono essere avviati dal 1 gennaio 2024. Non conterà quindi la data di effettuazione, ma quella di avvio degli investimenti: in altre parole, i beni già ordinati nel 2023 e non ancora consegnati sono esclusi.

Tempistiche del decreto e della piattaforma del GSE

Il dirigente ha inoltre confermato che il decreto attuativo potrebbe essere emanato nei termini previsti dalla legge o poco oltre – quindi a inizio aprile – anche se per quella data l’iter parlamentare di conversione del decreto legge non sarà ancora concluso.

Per quanto riguarda l’operatività della Piattaforma GSE ha rassicurato che diventerà operativa “in tempi brevi”, subito dopo l’emanazione del decreto attuativo, permettendo così alle imprese di iniziare a lavorare sui loro progetti.

I soggetti certificatori

Per quanto riguarda le certificazioni, Spallone ha detto che nel decreto potranno essere previste altre figure, oltre agli EGE e agli ESCO, abilitate al rilascio delle certificazioni, ma che il Governo sarà molto attento a scegliere categorie di soggetti che possano garantire la qualità delle certificazioni.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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