Tecnico, specialista e manager: l’UNI definisce i nuovi professionisti dell’innovazione (e voi potete dire la vostra)

L’Ente italiano di normazione UNI ha avviato la fase di inchiesta pubblica finale sulle figure dell’Innovation Management. Un mix di competenze che prevedono conoscenze, abilità, autonomia e responsabilità. Ora cittadini, imprese e associazioni hanno tempo fino al 7/12/2020 per contribuire a definire queste figure professionali.

Pubblicato il 03 Nov 2020

Innovation Manager


Il procedimento per definire le figure professionali legate all’innovazione si avvia alla stretta conclusiva: l’UNI, Ente italiano di normazione, ha infatti avviato la fase di inchiesta pubblica finale del progetto di norma sulle figure professionali dell’Innovation Management. Ora cittadini, imprese, associazioni professionali ed anche il legislatore hanno tempo fino al 7/12/2020 per fornire indicazioni, proposte, suggerimenti.

Dopo una ulteriore valutazione la norma verrà pubblicata nel catalogo nazionale dell’UNI e per i prossimi cinque anni fornirà agli interessati le indicazioni per definirsi “professionisti dell’innovazione” e alle aziende la possibilità di riconoscere dalla qualificazione ottenuta queste figure professionali.

L’Ente Italiano di Normazione – UNI è un’associazione privata fondata nel 1921 e riconosciuta dallo Stato e dall’Unione Europea: studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario (tranne nei settori elettrico ed elettrotecnico), e dal 2011 sviluppa anche norme riguardanti le professioni non regolamentate, e quindi di professionisti non iscritti ad albi, ordini o collegi. Non si tratta di norme giuridiche, ma di indicazioni il cui utilizzo è volontario: per definirle UNI mette insieme le parti interessate e i maggiori esperti del settore; quando questi giungono a una soluzione l’ente sottopone queste regole a un’inchiesta pubblica, poi la ufficializza come “stato dell’arte”, soggetta a nuove possibili definizioni.

Così per le professioni legate all’innovazione, che nel nostro paese interessano oggi alcune migliaia di professionisti: chiedendo ed ottenendo la certificazione UNI i professionisti si qualificano al mondo delle imprese. Un riconoscimento che ha una forte rilevanza dal punto di vista socio economico, in quanto assicura il livello di professionalità raggiunto e il suo riconoscimento da parte del mercato.

Le tre figure professionali dell’innovazione

Le norme proposte da UNI riguardanti l’innovation management nel progetto di norma UNI1606887 prevedono la definizione di tre distinti livelli professionali: il tecnico dell’innovazione (Innovation Technician), lo specialista dell’innovazione (Innovation Specialist), il Manager dell’innovazione (Innovation Manager) definite attraverso i criteri di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità associate all’attività professionale.

“Si tratta di figure professionali che dovrebbero favorire l’adozione in azienda delle prassi contemporanee dell’Innovation management”, spiega Marco Cibien, segretario della cabina di regia di professioni UNI. “Queste tre figure (il tecnico dell’innovazione, lo specialista dell’innovazione, il manager dell’innovazione) sono appunto pensate per radicare in azienda una nuova cultura dell’innovazione basate sulle migliori prassi (ISO) della gestione dell’innovazione”.

“Oggi – prosegue Cibien – l’innovazione è considerata un’estensione naturale della qualità: le nostre aziende hanno un disperato bisogno di innovare per essere competitive sul mercato. Un miglioramento continuo che deve nutrirsi anche di apprendimento e capacità di innovare. Di qui l’importanza di queste figure professionali di cui la norma UNI ha disegnato il profilo dal punto di vista della formazione, delle abilità, dei compiti e anche dell’etica”.

In Italia, ad esempio, non esistono percorsi accademici specifici per diventare “manager dell’innovazione”. La norma elaborata da UNI prevede che queste figure abbiamo una formazione e una attitudine alla interdisciplinarità, siano dotate di competenze non solo tecniche, ma anche relazionali, e siano capaci di una visione “olistico-adattiva”, siano cioè in grado di sviluppare una visione d’insieme dell’azienda e dell’organizzazione in cui questa è inserita.

“Le norme UNI, le linee guida sviluppate dal nostro gruppo di lavoro – spiega ancora Marco Cibien – stabiliscono come si raggiunge questa formazione: serve un percorso accademico ma non solo, le competenze e le abilità si acquisiscono anche attraverso percorsi di apprendimento non formale: alcuni organizzati dalle stesse università, e poi attraverso master, corsi di perfezionamento ed altro. Ci sono un insieme di percorsi strutturati che possono portare ad ottenere questo mix di conoscenze ed abilità che poi può essere riconosciuto e certificato”.

Per le professioni non regolamentate si tratta di un riconoscimento non formale, senza valore legale, ma valutato positivamente dalle aziende. Per le imprese italiane si tratta di un vantaggio anche dal punto di vista economico: nel 2016 l’IRS, Istituto per la ricerca sociale, ha pubblicato tre studi settoriali secondo i quali le imprese che nella loro strategia scelgono di utilizzare sistematicamente le norme UNI possono aumentare il fatturato fino al 14,1%.

Il progetto di norma

Per scaricare il progetto di norma occorre visitare fino al 7/12/2020 questa pagina del sito dell’UNI e, nel campo “Codice progetto” inserire UNI1606887, quindi “cerca” e, nella pagina seguente “download”.

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Diego Buonocore

Laureato in Giurisprudenza, giornalista professionista dal 1996. E’ stato per molti anni caporedattore di importanti emittenti televisive del NordEst d’Italia. Inviato, collaboratore di televisioni nazionali, autore di documentari e reportage. Collaboratore di molte testate giornalistiche, tra cui “NordEst Europa”, “Il Sole 24 Ore”, “Pagina 99”, è consulente in materia di welfare aziendale e di incentivi ed agevolazioni per enti ed imprese.

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