Start-up innovative in crescita: oltre il 75% opera nei servizi alle imprese

Il numero delle start-up innovative presenti in Italia è cresciuto del 3,3% nel terzo trimestre del 2021. Oltre il 75% di esse opera nei servizi alle imprese, mentre il 16,4% nella manifattura. L’analisi di Mise, Infocamere e Unioncamere evidenzia una concentrazione delle start-up innovative nel Nord. Il gap Nord-Sud si avverte anche nell’accesso al Fondo di Garanzia.

Pubblicato il 15 Nov 2021

startup-3267505_1280


Cresce il numero delle start-up innovative presenti in Italia: secondo l’analisi realizzata da Ministero dello Sviluppo economico, Unioncamere e InfoCamere, nel terzo trimestre del 2021 il numero di start-up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 14.032, in aumento di 540 unità (+3,3%) rispetto al trimestre precedente.

Il fenomeno riguarda tutto il territorio nazionale, con la Lombardia che si conferma la regione d’Italia con una maggiore presenza di start-up innovative (il 26,8% del totale) e il Trentino Alto Adige che si aggiudica il primato di regione con la maggiore densità di imprese innovative.

Positivo il dato riguardante la presenza dei giovani under 35, che cresce del 4% rispetto alla precedente rilevazione (passando dal 15,1% al 18,5%), mentre ancora inferiore la percentuale di start-up innovative dove le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne rispetto all’incidenza osservata nelle neo-società di capitali (rispettivamente il 12,9% e il 20,9%).

Nello stesso periodo è cresciuto, di 174 unità, anche il numero di start-up innovative destinatarie del Fondo di Garanzia (FGPMI), il fondo pubblico che facilita l’accesso al credito delle PMI, attraverso la concessione di garanzie sui prestiti bancari.

Start-up innovative, oltre il 75% opera nei servizi alle imprese

Dal rapporto realizzato dal Mise, Unioncamere e da InfoCamere  emerge che a termine del terzo trimestre del 2021 il numero di start-up innovative – cioè quelle società di capitali costituite da meno di cinque anni, con fatturato annuo inferiore a cinque milioni di euro, non quotate, e in possesso di determinati indicatori relativi all’innovazione tecnologica previsti dalla normativa nazionale – presenti nel nostro Paese è di 14,032 unità, con una crescita del 3,3% rispetto al secondo trimestre.

Il rapporto evidenzia, inoltre, che tra le oltre 384 mila società di capitali costituite in Italia negli ultimi cinque anni e ancora in stato attivo, il 3,7% risultava registrata come start-up innovativa alla data della rilevazione.

Rispetto al primo trimestre del 2021, diminuisce il capitale sociale sottoscritto complessivamente dalle start-up (-15,9 milioni di euro, -1,7%), attestandosi ora a quota 913,6 milioni di euro. Il capitale medio è pari a 69,951 euro a impresa, in aumento (+9,9%) rispetto al dato del trimestre precedente.

Per quanto riguarda la distribuzione per settori di attività, il 75,2% delle start-up innovative fornisce servizi alle
imprese: in particolare, prevalgono la produzione di software e consulenza informatica, 37,9%, attività di R&S (14,2%) e attività dei servizi d’informazione, (8,6%).

Inoltre, il 16,4% opera nel manifatturiero, prevalentemente nella fabbricazione di macchinari (3,0%), nella fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici (2,3%), mentre il 3,1% opera nel commercio.

In alcuni settori economici l’incidenza delle start-up innovative sul totale delle nuove società di capitali appare rilevante. È
una start-up innovativa il 9,8% di tutte le nuove società che operano nel comparto dei servizi alle imprese, mentre nel manifatturiero, la percentuale corrispondente è 6,4%.

In alcuni settori, come definiti dalla classificazione Ateco 2007, la presenza di imprese innovative è particolarmente elevata: è una start-up innovativa il 41,2% delle nuove aziende con codice C 26 (fabbricazione di computer), il 37,9% di quelle con codice J 62 (produzione di software) e addirittura oltre il 71,7% di quelle con codice M 72 (ricerca e sviluppo).

Buono il dato sui giovani, minore la presenza di donne e stranieri

Guardando alla composizione delle compagini sociali, le start-up innovative con una prevalenza femminile – ossia quelle in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – sono 1,810, cioè il 12,9% del totale.

L’incidenza, dunque, è nettamente inferiore rispetto al 20,9% osservato prendendo in esame l’universo delle neo-società di capitali.

Le start-up innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 5,989, il 42,7% del totale: una quota anch’essa inferiore, seppur in minor misura, a quella fatta registrare dalle altre nuove società di capitali (45,2%).

In crescita, invece, il numero di start-up innovative a prevalenza giovanile (under 35). Nel terzo trimestre del 2021 se ne registrano  2,600, il 18,5% del totale. Si tratta di un dato di quattro punti percentuali superiore rispetto a quello riscontrato tra le nuove aziende non innovative (15,1%).

Ancora maggiore è la differenza se si considerano le aziende in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale: queste rappresentano il 41,8% delle start-up (5,870 in tutto), contro il 32,3% delle altre imprese.

Le start-up innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 501, il 3,6% del totale, una quota tuttavia inferiore a quella osservata tra le altre nuove società di capitali (9,7%). Per contro, le start-up innovative in cui è presente almeno un cittadino non italiano sono il 14,4% (2,017), proporzione abbastanza più simile a quella riscontrata tra le società di capitali (15,7%).

Lombardia e Lazio guidano la classifica

Per quanto riguarda la distribuzione geografica del fenomeno, la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di start-up innovative: 3,755, pari al 26,8% del totale nazionale. Seguono il Lazio (1,633, l’11,6% del totale), la Campania con 1,245 start-up (8,9%), il Veneto (1,112, il 7,9% del totale nazionale), l’Emilia Romagna, con 1,094 start-up (7,8%) e il Piemonte, con 780 (5,6%).

In coda figurano la Basilicata con 138 (1,0%), il Molise con 79 (0,6%) e la Valle d’Aosta con 19 (0,1%) start-up innovative.

Il Trentino-Alto Adige è la regione con la più elevata incidenza di start-up innovative in rapporto al totale delle società di capitali con meno di cinque anni e cinque milioni di fatturato annuo: circa il 5,9% è una start-up innovativa. Seguono in
graduatoria il Friuli-Venezia Giulia (5,2%) e la Lombardia (5,1%). Chiudono la classifica la Sicilia, la Campania e la Puglia (tutte con poco più del 2,5%) e la Sardegna con il 2,4%.

La provincia dove si concentra il maggior numero di start-up innovative è quella di Milano (18,81% del totale), seguita da Roma (10,48%), Napoli (4,45%) e Torino (3,61%) e Bologna ( 2,6%). La top-10 è completata da Bari, Padova, Brescia, Salerno e Bergamo.

In ciascuna delle prime 20 province in graduatoria sono localizzate più di 160 start-up. Al contrario, per contro, le ultime
nove province della classifica presentano meno di 15 start-up. Il record negativo spetta a Vibo Valentia e Vercelli, dove sono localizzate solo 5 start-up innovative.

Se si considera il numero di start-up innovative in rapporto al numero di nuove società di capitali attive nella provincia, al primo posto si posiziona Trento (circa l’8,4%), seguita da Milano (6,5%), Pordenone (5,7%) e Bologna (5,6%).

Nella parte alta della graduatoria si posizionino anche Ascoli Piceno, al 5° posto (5,6%) e Cuneo, al 6°, dove quasi il 5,5% delle società di capitali avviate negli ultimi cinque anni e con meno di cinque milioni di fatturato è una start-up innovativa. All’estremo opposto, la provincia con la minore incidenza di start-up sul totale delle nuove società di capitali è Agrigento (poco meno dello 0,7%).

L’attività del Fondo di Garanzia nel terzo trimestre del 2021

Insieme al numero di start-up innovative, è cresciuta anche la platea di aziende aventi diritto alle agevolazioni del Fondo di Garanzia (FGPMI), il fondo istituito nel 2012 che facilita l’accesso al credito delle PMI attraverso la concessione di garanzie sui prestiti bancari.

Il decreto legge “Liquidità” (in seguito convertito in Legge 5 giugno 2020), al fine di rafforzare ulteriormente l’azione di sostegno per l’accesso al credito delle imprese per far fronte alla crisi introdotta dalla pandemia, ha introdotto delle deroghe all’ordinario funzionamento del fondo, innalzando la copertura dall’80% al 90% e l’importo massimo garantito da 2,5 a 5 milioni di euro.

Nel terzo trimestre, il Fondo ha gestito 701 operazioni verso start-up innovative, con il numero di start-up beneficiarie in aumento di 174 unità rispetto al trimestre precedente.

Il totale dei finanziamenti potenzialmente mobilitati in detto trimestre si attesta intorno ai 100 milioni di euro. La maggior parte di questo ammontare (56 milioni di euro) risulta essere già stata erogata, mentre per la restante parte l’accordo tra l’istituto di credito e la start-up innovativa è ancora in via di perfezionamento o l’operazione non è stata perfezionata.

L’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI da parte delle start-up innovative presenta evidenti squilibri sul piano della ripartizione territoriale: la performance, infatti, varia notevolmente da regione a regione.

Questa disomogeneità, si precisa nel rapporto relativo alle attività del FGPMI, non può essere ricondotta soltanto al numero assoluto di start-up innovative presenti: anche il rapporto tra le imprese iscritte alla sezione speciale del Registro e quelle, tra esse, che hanno utilizzato lo strumento, mostra significative variazioni a livello territoriale.

Questa rappresentazione riflette un notevole gap Nord-Sud nell’accesso allo strumento: in linea generale, le regioni più popolose del Nord superano la media nazionale (589), mentre quelle del Centro, con l’eccezione del Lazio, e del Mezzogiorno, e ad esclusione della Campania, sono collocate o in prossimità o nettamente al di sotto di essa.

Valuta la qualità di questo articolo

C
Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 3