Nel 2022 per attività di ricerca e sviluppo (R&S) sono stati spesi circa 27,3 miliardi di euro, il 5% in più dell’anno precedente. La crescita è stata diffusa a livello territoriale, con incrementi più elevati nel Mezzogiorno (+11,2% nelle Isole e +6,1% nel Sud): è quanto evidenzia la ricerca Istat sulla spesa in R&S.
Secondo i dati, la spesa delle imprese è aumentata del 4% rispetto al 2021, sostenuta dalle medie e grandi imprese, rispettivamente +1,2% e +6,4%. In controtendenza le piccole imprese, dove la spesa ha registrato una diminuzione del 5,3%. In aumento anche la spesa degli altri settori: Università (+7,5%), istituzioni pubbliche (+5,2%) e istituzioni private non profit (+2,7%).
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R&S, la spesa aumenta in tutti i settori
Nel 2022 prosegue la ripresa delle attività di R&S dopo la contrazione determinata dalla crisi pandemica del 2020. La spesa complessiva in R&S intra-muros effettuata da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e Università, ammonta nel 2022 a circa 27,3 miliardi di euro, in aumento del 5% rispetto al 2021 e del 3,9% rispetto al 2019.
Dopo il modesto incremento della spesa delle imprese nel 2021 (+1,1%), si registra un netto aumento (+4,0%) nel 2022. L’aumento della spesa riguarda anche gli altri settori: le istituzioni pubbliche (+5,2%), le Università (+7,5%) e il non profit (+2,7%).
L’incidenza percentuale della spesa sul PIL risulta pari all’1,37%, in diminuzione rispetto all’anno precedente (1,41%). La spesa in R&S delle imprese sul PIL è pari allo 0,81%, sostanzialmente in linea con il 2021 (-0,04 punti percentuali).
Le imprese rappresentano quasi il 60% della spesa totale
Guardando agli attori dell’ecosistema della ricerca e sviluppo, il settore privato (imprese e non profit) continua a essere la principale componente della spesa in R&S intra-muros complessiva (61,4%). Le imprese hanno investito circa 16,3 miliardi di euro con un peso pari al 59,6% della spesa totale, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (-0,6 punti percentuali).
Le Università, che con il 24,6% della spesa complessiva rappresentano l’attore più importante della R&S dopo le imprese, partecipano alla spesa totale del 2022 con una quota in lieve aumento (+0,6 punti percentuali rispetto al 2021). Stabile il contributo del settore pubblico, responsabile del 14,0% della spesa totale.
Guardando alle fonti di finanziamento, le imprese si confermano i maggiori finanziatori con una spesa in R&S di 14,5 miliardi (53,2% dei finanziamenti complessivi). Seguono il settore delle istituzioni pubbliche (35,6%; 9,7 miliardi) e i finanziatori stranieri (9,4%; circa 2,6 miliardi). Rispetto al 2021, aumenta la spesa finanziata dal settore pubblico e dalle imprese che sale, rispettivamente, del 6,2% e del 3,6%. Cresce sensibilmente la componente finanziata dall’estero (+12,7%).
A eccezione del non profit e delle Università, l’autofinanziamento si conferma la fonte principale della spesa per R&S. In particolare, le istituzioni pubbliche finanziano l’89,1% del proprio settore e le imprese nazionali si autofinanziano per l’85,4% (rispettivamente +0,8 e -0,4 punti percentuali rispetto al 2021).
Diminuisce la spesa in R&S delle piccole imprese
In controtendenza le piccole imprese (con meno di 50 addetti) dove la spesa è diminuita del 5,3% rispetto al 2021, mentre si registra solo un lieve incremento riguarda le imprese di media dimensione (+1,2% rispetto all’anno precedente).
Soltanto le grandi imprese (con almeno 250 addetti) procedono nella ripresa delle attività di R&S: non solo si confermano il soggetto più importante nelle attività di R&S con circa 11,7 miliardi di spesa, ma aumentano sensibilmente le spese (+6,4%). Cresce pertanto il peso relativo delle grandi imprese nelle attività di R&S (71,8% della spesa totale e +1,6% rispetto al 2021), mentre si ridimensiona la quota delle piccole imprese (11,7% della spesa e -1,1%).
Quasi tutta la spesa in R&S delle imprese è autofinanziata dalle stesse unità che la realizzano. Differenti sono le altre modalità di finanziamento: per le piccole imprese si assiste ad una combinazione di finanziamenti pubblici ed esteri (rispettivamente 6,5% e 7,6%), mentre per le grandi imprese risulta importante il contributo fornito dai soggetti stranieri (10,7%) e resta marginale quello dei finanziamenti pubblici (soltanto il 3,6%).
Produzione di macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto rappresentano un terzo della spesa
La situazione è eterogenea che guardando ai settori: l’aumento ha interessato le costruzioni (+6,6%), l’industria manifatturiera (+3,7%) e il commercio (+3,1%).
Tuttavia, sussistono vistose differenze tra i vari comparti: le industrie estrattive, le attività di fornitura di energia elettrica e acqua, alcuni servizi di informazione e comunicazione riducono la spesa per oltre il 25% rispetto al 2021. Altri settori pesantemente colpiti sono l’agricoltura, le telecomunicazioni e nella manifattura le industrie del legno, carta e stampa, nonché la metallurgia e la fabbricazione di prodotti in metallo.
All’opposto, si segnala un importante superamento della crisi nel settore della R&S (+17,2%), nei servizi alle persone – complessivamente istruzione, sanità, e attività artistiche e ricreative +9,5% – e in alcuni comparti dell’elettronica come la fabbricazione di apparecchiature per le telecomunicazioni con un +16,2%.
Le imprese che investono di più in R&S sono concentrate nei settori della produzione di macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto: i tre settori insieme rappresentano oltre un terzo della spesa complessiva. Seguono il comparto della Ricerca, l’elettronica, l’informatica e la farmaceutica con quote superiori al 5%. Tutti questi settori, ad eccezione dei macchinari, registrano importanti aumenti rispetto al 2021.
R&S, si investe di più a Nord, ma la spesa aumenta maggiormente nelle Regioni del Mezzogiorno
Nel 2022, tre quarti della spesa totale in R&S, pari a 20,3 miliardi di euro, sono stati sostenuti da sei Regioni del Centro-nord. Le principali contributrici sono Lombardia (19,6%), Lazio (14,7%), Emilia-Romagna (13,1%) e Piemonte (11,4%). Altre Regioni con una spesa superiore al miliardo di euro sono Veneto (8,3%), Toscana (7,2%) e Campania (5,7%).
Le Regioni del Mezzogiorno contribuiscono complessivamente con il 15,6% della spesa totale. Proprio in queste regioni si è registrato l’aumento di spesa più significativo (11,2% nelle Isole e +6,1% nel Sud), mentre nel Nord-ovest la spesa è aumentata del 5,2%.
Le migliori performance sono registrate in Basilicata (+25,4%) e Sardegna (+15,2%), con risultati molto buoni anche in Piemonte, Marche e Sicilia (+10% circa).
In termini di composizione della spesa per tipologia di soggetto esecutore, si confermano grandi differenze territoriali. Nel Nord prevale la spesa privata che, in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e nella Provincia Autonoma di Bolzano rappresenta almeno tre quarti del totale regionale. Al Sud la spesa in R&S è sostenuta principalmente dal settore pubblico e dalle Università. Questi due attori rappresentano più dei due terzi della spesa nelle Isole (80% in Sardegna) e oltre la metà nel Sud, con quote importanti in Calabria (78,5%) e Basilicata (72,8%).
Le Regioni del Centro hanno una composizione della spesa più equilibrata. Nel Lazio e in Umbria, la R&S è sostenuta principalmente dal settore pubblico (42,3% nel Lazio) e dalle Università (48,3% in Umbria), mentre in Toscana e Marche prevale la spesa privata (rispettivamente, 58,0% e 56,0%).
In termini di incidenza della spesa per R&S sul Pil, le migliori performance sono registrate in Piemonte (2,13%), Emilia-Romagna (2,02%) e Lazio (1,89%). Al contrario, Regioni come Lombardia (1,21%) e Veneto (1,26%), storicamente leader in R&S, si posizionano sotto la media nazionale. Le ultime Regioni in termini di performance sono Basilicata e Calabria (0,59% entrambe) e Valle d’Aosta (0,51%).
Più risorse alla ricerca di base e applicata e meno allo sviluppo sperimentale
Nel 2022 si conferma una chiara tendenza alla crescita della spesa nelle componenti della ricerca di base e applicata. La spesa per la ricerca di base è aumentata dell’8,8% rispetto al 2021, raggiungendo i 6,7 miliardi di euro, mentre la ricerca applicata – principale voce di investimento con oltre 11 miliardi di euro –, ha registrato un incremento del 6,6%.
Lo sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e processi ha visto solo un lieve aumento dello 0,7%.
In termini di composizione della spesa, la quota destinata alla ricerca di base e applicata è aumentata dal 63,9% del 2021 al 65,4% del 2022, mentre la spesa per lo sviluppo sperimentale è scesa dal 36,1% al 34,6%.
Le istituzioni pubbliche e private non profit investono maggiormente nella ricerca applicata – rispettivamente il 65,4% e il 48,7% del totale –, mentre oltre la metà della spesa in R&S delle Università è destinata alla ricerca di base.
Nelle imprese, oltre la metà della spesa in R&S (8,4 miliardi) è destinata allo sviluppo sperimentale, ma si registra un netto aumento della spesa per la ricerca di base (+13,9%) e applicata (+7,0%), con una stabilità nella spesa per lo sviluppo sperimentale (+0,2%).
Nel settore pubblico, rispetto al 2021, si osserva un incremento superiore al 5% sia nella spesa per la ricerca di base (+5,8%) che per quella applicata (+5,6%), mentre la spesa per lo sviluppo sperimentale è in lieve diminuzione (-0,9%).
Si mantiene stabile il personale, ma aumentano i ricercatori a tempo pieno
Nel 2022 il personale addetto alla R&S è rimasto stabile in termini di persone (circa 503mila unità, +0,4% rispetto al 2021), ma è aumentato in termini di unità equivalenti a tempo pieno (Etp), raggiungendo 338mila (+1,5%).
Si è registrato un lieve calo degli addetti nel settore delle imprese (-1,5% in termini di persone), mentre negli altri settori l’occupazione è cresciuta.
I ricercatori in Etp sono circa 167.000, rappresentando il 49,3% del totale degli addetti alla R&S, con un aumento del 4,9% rispetto al 2021.
Le donne impegnate in R&S sono 174.000, pari al 34,6% del totale, con una crescita del 2,4% rispetto all’anno precedente. In termini di Etp, le donne raggiungono le 115.000 unità (+3,2%).
La presenza femminile cresce sensibilmente nel settore non profit (+7,2% in unità e +6,1% in Etp), nelle Università (+3,8% e +4,6% in Etp) e nelle istituzioni pubbliche (+2,9% in unità e +2,4% in Etp), mentre nelle imprese la crescita è più moderata (+0,2% in unità e +1,9% in Etp).
Nelle imprese le donne rappresentano ancora una minoranza (22,7% del totale degli addetti alla R&S), mentre sono prevalenti nel non profit (58,8%) e costituiscono circa la metà degli addetti nelle istituzioni pubbliche (51,6%) e nelle Università (49,4%).
Le ricercatrici sono 82.000 in numero e circa 61.000 in Etp, in aumento rispettivamente del 4,5% e del 5,6% rispetto al 2021. Le ricercatrici crescono in tutti i settori: nel non profit (+5,9% in unità e +6,3% in Etp), nel pubblico (+5,7% e +6,0%), nelle Università (+4,7% e +5,6%) e nelle imprese (+3,0% e +5,2%). Complessivamente, l’incidenza delle ricercatrici sul personale femminile impegnato in R&S è superiore a quella dei ricercatori (47,1% contro il 44,8%).
Le prospettive per il 2023 e il 2024
Per il 2023 i dati preliminari indicano una battuta d’arresto della spesa in R&S delle imprese (-0,3% rispetto al 2022), mentre per il 2024 si prevede una buona ripresa in grado di superare i valori di spesa del 2021: secondo le indicazioni fornite dalle imprese la spesa aumenterà, raggiungendo il valore di circa 17 miliardi di euro (+4,6% rispetto al 2023).
Nel settore delle istituzioni pubbliche i dati preliminari 2023 evidenziano un aumento della spesa in R&S intra-muros (+7,5% rispetto al 2022) che prosegue nel 2024 (con una previsione del +7,4% rispetto all’anno precedente). Anche per le istituzioni private non profit si prevede un aumento della spesa sia nel 2023 (+4,5%) che nel 2024 (+1,9%).