Equilibrare le esigenze di protezione ambientale con quelle di competitività economica, in un momento politico delicato segnato dall’avvicinarsi delle elezioni europee. Questa la filosofia che ha guidato i ventisette membri dell’UE nelle decisioni prese ieri in merito al regolamento sugli imballaggi e alla due diligence.
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Imballaggi, passa la linea morbida
Per quanto riguarda gli imballaggi, gli obiettivi di riduzione della produzione di rifiuti da imballaggio prevedono una diminuzione, rispetto ai livelli del 2019, del 5% entro il 2030, del 10% per il 2035 e del 15% entro il 2040. Obiettivi che sono accompagnati da nuovi obiettivi in termini di riuso e riciclo, con l’intento di facilitare una transizione verso pratiche più sostenibili.
Resta invece confermata la contestatissima clausola-specchio, che prevede l’obbligo per le aziende di paesi terzi di rispettare gli standard europei nel riciclo della plastica.
Passa in ogni caso una linea “morbida”, che da un lato impone alle imprese una riflessione critica sulle proprie catene di produzione e sui materiali utilizzati, spingendo verso l’adozione di soluzioni più ecocompatibili, e dall’altro riconosce la necessaria flessibilità, permettendo agli Stati e agli operatori di scegliere le misure più adeguate (riuso o riciclo) per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Per Antonio D’Amato, presidente dell’Alleanza Europea per gli Imballaggi in carta, si tratta di “Un grande successo dell’Italia” che difende imprese che rappresentano il 30% del Pil italiano, considerando il mondo del packaging, la filiera agroalimentare e quella farmaceutica.
Due diligence solo sopra i mille addetti
Per quanto riguarda la direttiva sulla due diligence (dovere di diligenza), rimane l’impegno di rafforzare l’impegno delle imprese europee verso pratiche sostenibili – cioè il rispetto dei diritti sociali e ambientali – lungo l’intera catena di valore.
In questo caso, si è lavorato per alleggerire gli oneri a carico delle piccole imprese. Il compromesso trovato prevede che le regole si applicheranno alle imprese con più di 1.000 dipendenti e con un fatturato di almeno 450 milioni di euro (in precedenza le soglie erano 500 dipendenti e 150 milioni).
Con le nuove soglie, si stima che saranno impattate 5.400 aziende, rispetto alle 16.000 previste dall’accordo precedente.
Resta critica Business Europe, l’associazione degli imprenditori europei, che teme che le imprese europee saranno oggetto di numerose controversie nel mondo.