Non solo ricerca: il CNR è “chiave di competenza” per il sistema Paese e potrà aiutare le imprese nel loro percorso di transizione digitale ed ecologica. La neo presidente Maria Chiara Carrozza presenta il “suo” CNR e racconta le sfide che attendono il mondo della ricerca in Italia.
“La prossima settimana parteciperò a una missione che riguarda l’Ice Memory, il prelievo di ghiaccio, tramite carotaggio, dai ghiacciai che rischiano di sciogliersi e che contengono bolle d’aria dalle quali potremo avere informazioni sul nostro passato, è una cosa molto affascinante“. Carrozza, prima donna alla guida dell’ente dopo 98 anni e 22 presidenti uomini, inizia subito dalle mansioni operative e, dopo aver messo mano ai provvedimenti amministrativi necessari per avviare la nuova macchina, inizierà una missione sul territorio per visitare tutti i centri di ricerca.
L’anticipazione arriva al termine dell’intervista rilasciata al direttore di Class CNBC, Andrea Cabrini, per Italia 4.0, la trasmissione di Class CNBC in onda mercoledì 28 aprile alle 21:20 sul canale 507 di Sky e in streaming su video.milanofinanza.it. Una chiacchierata a 360 gradi nel corso della quale Carrozza, ricercatrice di livello internazionale, esperta di robotica, bioingegneria, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel 2013 ed ex rettore della Scuola Sant’Anna di Pisa, ha affrontato i temi strategici per il paese: dal ruolo della ricerca a quello della formazione, alle priorità del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
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Guardare avanti con i piedi nella tradizione
“Io sono innanzitutto una ricercatrice, mi considero un ‘primus inter pares’. Cercherò di mettermi a guardare con gli occhi dei ricercatori – spiega Carrozza – ma oggi è un momento molto complesso che la ricerca deve contribuire a superare. Credo che abbiamo di fronte tantissime sfide che richiedono sia la competenza tecnologica che la prospettiva umanistica, un’unità di saperi e conoscenza che può consentire di affrontare questa complessità nella maniera migliore. Occorre essere ottimisti e, affondando i piedi nella tradizione, guardare avanti”.
Una mission che ben si configura nel ruolo del CNR che può contare su una visione “universalistica”, ma anche su tante competenze specialistiche importanti.
“Ci sono molte pubblicazioni scientifiche che attestano chiaramente quello che sappiamo fare. Abbiamo una forte articolazione territoriale e una serie di programmi di collaborazione con le imprese, dalle grandi corporate alle PMI. Quello che dovremo fare è generare innovazione: quindi non solo essere consulenti per la ricerca sviluppata nelle imprese, ma anche crearne di nuove perché le startup sono la cinghia di trasmissione della ricerca tecnologica”.
Piano nazionale ripresa e resilienza: il CNR “chiave di competenza”
Un ruolo che non può non tenere conto del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, che porterà nei prossimi 5 anni oltre 30 miliardi di investimenti in istruzione e ricerca, 11,44 dei quali per la componente dedicata a ricerca e trasferimento tecnologico.
“Come CNR dobbiamo stare sicuramente nel piano sulla ricerca e, quindi, sviluppare l’eccellenza scientifica in generale e dare ai nostri ricercatori la possibilità di svolgere i loro programmi. Ma ci sono anche tutti gli altri temi che riguardano la transizione ecologica, la salute, la digitalizzazione, e noi saremo presenti anche in questi aspetti come chiave di competenza”.
La disintermediazione della formazione di alto livello, la nascita delle Academy per la formazione all’interno delle grandi aziende rischia di essere “una sconfitta per il mondo dell’Università”. Bisogna lavorare per recuperare su questo fronte e il CNR si candida a collaborare lavorando sulla formazione permanente degli insegnanti, altro pilastro della ricostruzione del nostro paese dei prossimi anni.
CNR partner delle imprese a sostegno della transizione digitale
Fondamentale, quindi, la transizione digitale delle grandi aziende ma, sopratutto, delle piccole e medie imprese che vivono questa convergenza tra rivoluzione digitale e manifattura tradizionale.
Per far arrivare l’innovazione digitale anche alle Pmi, sono stai messi in campo strumenti come i Digital Innovation Hub e i Competence Center. “Questi ultimi hanno avuto il merito di rappresentare l’alleanza pubblico-privato con un obiettivo, e per questo penso che debbano essere sempre tematici, sulla robotica, la manifattura, la stampa 3D. Sono stati esempi di successo, ma c’è ancora un aspetto che vedo problematico ed è quello del cambiamento organizzativo delle imprese. Nella transizione 4.0 sarà fondamentale non solo acquisire macchinari e competenze ma anche cambiare organizzazione, e questa cosa per adesso non l’ho vista. Essere digitali non vuole dire avere un dipartimento digitale all’interno: questo poteva valere negli anni 90… oggi bisogna cambiare il business, il marketing, essere pronti a trasformarsi”.
Il CNR – conclude Carrozza – “potrebbe essere un partner pubblico pronto ad allearsi con i privati per essere utile nella transizione organizzativa”.
“Portabilità della posizione in Europa” per i ricercatori
Tra i nodi da sciogliere, però, resta a anche quello dei ricercatori, alle prese con stipendi troppo bassi rispetto agli altri paesi e agli anni di formazione necessari per entrare in queste professioni.
“I salari di ricercatori e professori son o bassi e non attrattivi, rispetto a come sono pagati altrove e al lavoro che ci vuole per arrivare a ricoprire quelle posizioni”, spiega Carrozza. “Su questo bisogna capire come riuscire a promuovere un innalzamento. E poi bisogna garantire ai ricercatori più flessibilità, perché non tutti lavorano allo stesso modo”.
Il sogno – aggiunge – è “arrivare a un sistema di reclutamento europeo e alla portabilità della posizione in tutti i centri di ricerca europei”.
Anche perché nella sfida globale, che vede contrapposti Stati Uniti e Cina, l’Europa ha la possibilità di ritagliarsi un ruolo e recuperare il suo ritardo.
“Possiamo essere portatori di alcuni valori che contraddistinguono l’UE. Io sono fiera di essere europea perché l’Europa è la più grande agenzia di finanziamento di ricerca e sviluppo e ha, come uno dei pilastri, l’innovazione sociale che vuol dire non avere solo la leadership industriale ma anche la ricaduta sui cittadini. E uno dei temi su cui siamo molto avanti è quello di un uso etico e corretto dei dati, del rispetto della privacy, temi che anche a un pubblico americano stanno venendo a cuore”.