Gestire l’innovazione nelle PMI e nelle Reti di imprese: in consultazione pubblica una nuova norma UNI

Sono in consultazione pubblica le linee guida per un sistema di gestione dell’innovazione nelle PMI e nelle Reti di Imprese proposte da Assinrete, Cluster Fabbrica Intelligente e Università Guglielmo Marconi: una guida per le imprese che vogliono collaborare in ottica di open innovation al fine di migliorare la propria competitività e creare un modello di innovazione lungo tutta la filiera produttiva incentrato su etica e sostenibilità.

Pubblicato il 02 Ago 2021

Innovation Manager


Indirizzare e supportare le PMI nei processi di gestione dell’innovazione, valorizzando il modello organizzativo delle reti di imprese: è questo l’obiettivo della normativa UNI – Ente italiano di normazione, in materia di innovazione nelle PMI e nelle Reti di Imprese in chiave 4.0.

Il documento è stato sviluppato da Assinrete (Associazione Nazionale Professionisti Reti d’Imprese), dal Cluster Fabbrica Intelligente e dall’Università Guglielmo Marconi e fa riferimento ai principi e definizioni della gestione dell’innovazione presenti nelle norme UNI EN ISO 56000:2021 e UNI EN ISO 56002:2021 e alle tecnologie del paradigma 4.0, intese come “tecnologie abilitanti”.

Linee guida di cui c’è bisogno, secondo il tavolo di lavoro, per prepararsi alla prossima fase evolutiva dell’industria, ossia la cosiddetta Industria 5.0. Il modello di Industry 5.0, secondo quanto proposto dalla Commissione Europea, è un modello di produzione che supera la visione dell’industria che punta all’efficienza e alla produttività come unici obiettivi e rafforza il ruolo e il contributo dell’industria alla società.

Un modello che mette il benessere del lavoratore al centro del processo produttivo e utilizza le nuove tecnologie per fornire prosperità al di là dell’occupazione e della crescita, nel rispetto dei limiti produttivi del pianeta. Così facendo, completa l’attuale approccio “Industria 4.0” mettendo specificamente la ricerca e l‘innovazione al servizio della transizione verso un’industria europea sostenibile, incentrata sull’uomo e resiliente.

In questo scenario, la volatilità, l’incertezza, la complessità e l’ambiguità dei mercati globalizzati e del paradigma 4.0 impongono un ulteriore salto di qualità al sistema delle PMI italiano in termini di gestione dell’innovazione.

La proposta per valorizzare le Reti di Imprese

Lo “storico” gap di cui spesso le PMI soffrono a livello internazionale può essere colmato, sostiene il tavolo di lavoro, con il modello organizzativo della Rete di Imprese (RdI), in base al quale le imprese, pur mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità, possono realizzare progetti e obiettivi condivisi, nell’ottica di incrementare la capacità innovativa, la competitività sul mercato e la sostenibilità duratura.

Per Rete di Imprese si intende un modello organizzativo che favorisce la collaborazione tra due o più imprese che si impegnano in modo strutturato al raggiungimento di obiettivi comuni e compatibili ai rispettivi oggetti sociali, allo scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato per generare valore sostenibile per tutti i componenti della rete, le parti interessate e la società.

Attraverso la condivisione di idee, risorse ed esperienze, le Reti di Imprese consentono alle aziende di piccole e medie dimensioni di migliorare la propria competitività e accedere a mercati tradizionalmente riservati alle sole grandi imprese, ampliando quindi l’offerta commerciale complessiva e partecipando in modo attivo agli ecosistemi

I vantaggi per le aziende che aderiscono a questo modello sono numerosi, tra cui:

  • miglioramento dell’efficacia delle PMI/RdI dovuto all’adozione di una leadership dedicata, con competenze utili al trasferimento delle tecnologie abilitanti del paradigma 4.0, alla gestione dell’innovazione e delle collaborazioni
  • miglioramento delle conoscenze, competenze e capacità collettive del personale dell’organizzazione verso l’applicazione delle tecnologie abilitanti del paradigma 4.0 e i principi della gestione dell’innovazione
  • integrazione di tecnologie abilitanti del paradigma 4.0 nell’rganizzazione
  • riconoscimento dell’organizzazione verso i principi di etica e sostenibilità
  • riduzione dell’incertezza di successo e aumento del valore generato connessa ai progetti di innovazione
  • maggiore competitività, anche in termini di un più facile accesso al credito
  • incremento del valore dei portafogli dell’innovazione
  • aumento della fidelizzazione del capitale umano
  • ritorno di immagine
  • patrimonializzazione e incremento del valore, utile nei rapporti con gli azionisti, e in caso di cessione totale o parziale d’azienda, fusione, joint venture
  • fornitori e partner funzionali ai processi di innovazione lungo tutta la catena del valore

Rete di Imprese, le linee guida per l’implementazione

Per essere efficace e funzionale all’innovazione, sottolinea il documento, il modello organizzativo delle Reti di Imprese  al processo di gestione dovrebbe tener conto degli otto principi della gestione dell’innovazione, definiti dalla UNI EN ISO 56000.

Il primo di questi obiettivi è la realizzazione del valore. In questo ambito le RdI devono individuare le attività ad alto valore aggiunto più coerenti con le proprie capacità di tipo strutturale e intangibile, esercitando una funzione di filtro che permetta una corretta allocazione di risorse umane, fisiche, economiche e finanziarie, migliorando la loro efficienza.

Sarà attraverso la differenziazione delle attività e promozione delle attività a maggior valore che le imprese appartenenti a una Rete potranno aumentare la loro competitività sul mercato.

Il secondo principio riguarda i leader delle organizzazioni che andranno a far parte delle Reti di Imprese. Questi “devono essere in grado di comunicare vision e finalità dell’innovazione 4.0”. A questo si collegano i successivi principi dell’innovazione, orientamento strategico e cultura di impresa.

Al fine della creazione di un modello funzionale, le organizzazioni che partecipano alla Rete devono comprendere l’importanza dell’innovazione e implementare una cultura aziendale che punti a diffondere la cultura dell’innovazione in ogni ambito dell’organizzazione.

Vi è poi il principio di insight, secondo cui il modello della Rete di Impresa deve permettere di intercettare e inquadrare in una cornice di riferimento le diverse iniziative, sia interne che esterne all’organizzazione, soprattutto anche instillando un linguaggio comune tra tutti i membri dell’organizzazione stessa.

Importante è la gestione dell’incertezza. Secondo questo principio, il modello per essere funzionale deve trasformare l’incertezza in rischio codificato attraverso una valutazione della probabilità di successo delle attività dell’organizzazione. Pertanto, l’approccio proposto non è quello di tentare di azzerare la fisiologica presenza di incertezza che caratterizza le attività di PMI/RdI, ma di configurarla in una forma gestibile.

Il modello proposto permetterebbe all’impresa e alla Rete di Imprese di aiutare le singole organizzazioni a incrementare notevolmente la propria capacità di adattabilità, aiutandole a gestire e governare in modo proattivo i cambiamenti del mercato, siano essi relativi a prodotti, servizi, processi, modelli di business, settore, tecnologia, stato sociale e regolamentazione.

Questo consentirebbe alle singole imprese di ampliare la propria offerta, favorendo l’estensione delle attività in essere a nuovi settori di attività, tenendo conto anche della maturità organizzativa e dei cicli di vita dell’innovazione.

Il tutto deve essere coordinato secondo un approccio sistemico volto a gestire il processo di innovazione in modo efficiente e funzionale.

In accordanza con questi principi, la Rete di Imprese stabilisce una propria vision, una guida per effettuare le scelte strategiche che funga da quadro di riferimento per stabilire la politica, gli obiettivi per l’innovazione e la strategia per raggiungerli. La vision suggerisce il documento, deve essere ambiziosa, condivisa e basata sul principio di open innovation. Inoltre, deve costituire un documento di riferimento pre promuovere una cultura dell’innovazione basata su etica e sostenibilità lungo tutta la filiera.

Anche in base alla vision, la Rete di Impresa stabilisce la sua politica e gli obiettivi, che devono essere in linea con il modello della RdI, la normativa vigente e con le risorse finanziarie di cui dispone.

Al fine, inoltre, di assicurare che si tratti di obiettivi ambiziosi ma concretamente realizzabili, il valore dell’innovazione generato da questi obiettivi deve essere misurabile e devono essere individuati preventivamente i responsabili e la timeframe di implementazione del progetto.

Il ruolo del trasferimento tecnologico e delle infrastrutture

Il trasferimento tecnologico gioca un ruolo fondamentale in un’ottica di implementazione di modello organizzativo funzionale al processo di gestione dell’innovazione in ambito 4.0.

A questo scopo, la RdI dovrebbe identificare quali tecnologie abilitanti del paradigma 4.0 siano necessarie all’implementazione delle iniziative e dei progetti di innovazione e i gap di competenza che esistono al suo interno rispetto alle tecnologie abilitanti del paradigma 4.0 da implementare.

Per questo è importante che la Rete di Impresa:

  • attivi collaborazioni con università, enti di ricerca
  • si avvalga dei servizi offerti da agenzie esterne per l’innovazione quali, ad es., cluster tecnologici, Competence center, Digital Innovation Hub, Reti di Imprese, Associazioni di categoria, enti di normazione, consulenti dell’innovazione e tecnici, specialisti e manager dell’innovazione
  • conosca  le opportunità di finanza o fiscalità agevolata presenti a livello nazionale e comunitario per il trasferimento tecnologico in un’ottica di implementazione di un modello organizzativo funzionale alla gestione dell’innovazione in ambito 4.0
  • pianifichi e controlli  il tempo necessario al trasferimento delle tecnologie abilitanti del paradigma 4.0 utili all’organizzazione

La Rete deve, inoltre, rendere disponibili le infrastrutture necessarie per l’implementazione dei processi di innovazione.

Con infrastrutture si fa riferimento sia a quelle fisiche – quindi spazi di co-working e laboratori di sperimentazione, ricerca e sviluppo – che quelle virtuali, come sistemi in cloud per agevolare il lavoro da remoto, laboratori virtuali, software per la raccolta di dati, sistemi di data intelligence, apparecchiature per la simulazione e la creazione (Digital Twin) della copia in digitale di un  prodotto e molto altro.

I portafogli di innovazione e le linee guida per individuare le risorse

A seconda della dimensione, della sua capacità di innovazione e della propensione al rischio, una PMI/RdI può essere caratterizzata da poche o da molteplici iniziative di innovazione che necessitano di essere sviluppate in modo parallelo.

Per l’implementazione e la gestione efficace di tali iniziative, l’organizzazione dovrebbe raggrupparle in uno o più portafogli di innovazione che dovranno essere sempre allineati con gli obiettivi di innovazione e la strategia per raggiungerli definita dall’organizzazione.

Il portafoglio per l’innovazione è dunque uno strumento utile a trasformare gli obiettivi strategici in attività innovative basate su progetti che ha due scopi principali: permette alla PMI o alla RdI di affrontare l’incertezza del cambiamento e consente di ridurre i rischi, sia quelli derivanti dal processo di innovazione che quelli legati alla struttura della stessa organizzazione.

Si possono distinguere tre principali categorie di innovazione su cui strutturare un portafoglio. Il portafoglio per l’innovazione incrementale ha l’obiettivo di ottimizzare i prodotti e le soluzioni esistenti per i clienti dell’organizzazione. Il portafoglio per l’innovazione adiacente/sostenibile, ha invece l’obiettivo di espandere i prodotti e i servizi esistenti verso nuovi utilizzatori e consumatori, rimanendo relativamente vicino alle attività correnti.

Infine, il portafoglio per l’innovazione radicale o disruptive persegue obiettivi di innovazione visionari volti a creare dei prodotti o servizi assolutamente nuovi e dirompenti nel contesto di attività che non vengono attualmente svolte dall’organizzazione ma che sono comunque ritenute necessarie da sviluppare nel medio-lungo termine.

Il portafoglio deve essere periodicamente valutato, anche in funzione dell’allineamento con gli obiettivi e la strategia dell’organizzazione o della RdI, i potenziali rischi e in virtù delle risorse a disposizione.

La rete si occupa di determinare come procurare le risorse finanziarie tenendo conto di:

  • rischi e vincoli finanziari associati alle attività di innovazione
  • come accedere a risorse esterne messe a disposizioni da investitori privati e pubblici
  • come bilanciare le risorse finanziarie in riferimento a diversi orizzonti temporali, diversi livelli di rischio, diversi tipi di innovazione ( incrementale o radicale)
  •  come assicurare che il finanziamento copra tutte le attività necessarie e le attività di supporto
  • come utilizzare incentivi fiscali o di altra natura per il finanziamento.

Ogni portafoglio di innovazione deve essere misurato con metriche di input (come numeri di progetti avviati e percentuale di spesa in ricerca e sviluppo di un progetto di innovazione) e metriche di output, come i ricavi ottenuti da un nuovo prodotto lanciato sul mercato e il ROI (return of investment) proveniente da un progetto di innovazione.

Il documento

Di seguito la bozza disponibile per la consultazione pubblica che terminerà il 15 settembre. Entro quella data è possibile scaricare il documento ed inviare – tramite l’apposito modulo – eventuali commenti.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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