L’innovazione tecnologica come soluzione per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita. Un concetto che accomuna due start up (ormai quasi ex, per fatturato ed età) italiane: entrambe green, improntate alla realizzazione di prodotti ecologici che puntano ad avere effetti positivi sulla salute delle persone. Si tratta di Airlite, con sedi a Milano, Londra e in Svizzera ma dall’anima nostrana, e della toscana Sfera Agricola.
La prima realizza una pittura “intelligente” da parete, la seconda coltiva pomodori nickel free. Il racconto del loro successo è stato tema di un incontro nell’ambito del convegno “Impresa 4.0 tra innovazione e sostenibilità”, organizzato da Unioncamere e Dintec alla Maker Faire di Roma.
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Una pittura per respirare bene
Il tunnel Umberto I a Roma fino all’inizio degli anni Duemila era uno dei posti più inquinati di Roma. Poi le sue arcate sono state pitturate con Airlite: in undici anni, le emissioni inquinanti registrate dentro alla galleria sono diminuite di oltre la metà rispetto ai valori inizialmente registrati.
Il co-fondatore di Airlite Massimo Bernardoni (l’altro è Antonio Cianci) ha raccontato questo esperimento per spiegare di che cosa è fatta e a cosa serve la pittura prodotta dalla sua azienda: “Abbiamo utilizzato una pittura come contenitore di tecnologia. Non ci sono derivati del petrolio, l’abbiamo dotata di caratteristiche innovative capaci di eliminare batteri, virus e muffe se applicata in casa, mentre all’esterno aiuta a ridurre il consumo di energia. Elimina anche i cattivi odori”, ha spiegato il manager.
“Facciamo economia circolare: il 38% del prodotto è recuperato dagli scarti di lavorazione, inoltre in azienda ci siamo dotati di un contratto di fornitura elettrica totalmente green”. La pittura Airlite di fatto è “un grande semiconduttore: se viene illuminata dalla luce cede un elettrone, il quale si combina con gli inquinanti e li trasforma in sali. L’aria così viene purificata. Nel giro di dodici ore, con 25 metri quadrati dipinti con Airlite, è come se avessimo degli alberi piantati sulla stessa superficie”.
L’idea è sorta cercando una soluzione all’inquinamento, che porta costi in termini di salute e soldi: “La Bocconi ha stimato che i costi annuali dell’inquinamento si aggirano tra i 43 e i 97 miliardi di euro. Sono soprattutto costi sanitari, dati anche dalle mancate ore di lavoro – ha spiegato Bernardoni -. Non sembra, ma il problema dell’inquinamento all’interno delle nostre abitazioni è peggiore che all’esterno. Dentro casa abbiamo emissioni continue che si sommano all’inquinamento esterno. Si pensava che i danni fossero solo a carico del sistema respiratorio, ma anche quello cardiocircolatorio e nervoso subiscono problemi”.
Così, avuta l’idea, è partita la caccia ai fondi per concretizzarla e trasformarla in business: “In Italia non abbiamo ottenuto nulla. Invece a Londra in sei mesi abbiamo trovato i fondi necessari. Ora abbiamo la sede lì, ma produciamo in Svizzera. Un mercato importante per noi? La Cina”.
Il pomodoro tecnologico
In Toscana ci sono tredici ettari di serra a corpo unico in cui si produce un pomodoro molto particolare. Un ortaggio “oltre il biologico: il nostro residuo chimico è pari a zero, non facciamo trattamenti”, ha spiegato l’amministratore delegato di Sfera Agricola, Luigi Galimberti. E il risultato è un pomodoro totalmente nichel free, adatto quindi anche a chi soffre di allergia al metallo pesante.
Per ottenere il risultato, l’azienda agricola di Galimberti basa tutte le proprie attività sulla sostenibilità ambientale: “Nella nostra serra in Maremma utilizziamo solo acqua piovana, il riscaldamento è dato dal cippato di legno ottenuto recuperando le potature di vigneti e frutteti. Seguiamo rigidi protocolli sanitari in modo da evitare di introdurre nella serra batteri o agenti nocivi”.
Galimberti ha avuto l’idea di metter su la sua azienda proprio frequentando la Maker Faire: “Sfera nasce come startup per rispondere all’emergenza mondiale di risorse e cibo. Nel 2050 saremo dieci miliardi e avremo bisogno del doppio di acqua e terra ma ne avremo solo la metà. Vogliamo creare un’agricoltura tecnologica”. L’azienda si prepara al balzo da startup a PMI innovativa: “Volevo cambiare la mia condizione economica e quella di altri. Ho raccolto 20 milioni di euro in Italia per realizzare la serra, 50% finanziati da fondi di investimento e il resto dalla banca. Nel 2018 abbiamo fatturato 3 milioni e 700.000 euro. Ora stiamo redigendo un piano di sviluppo”, ha anticipato l’AD.
La tecnologia usata da Sfera, quella della coltura idroponica era già disponibile ” ma noi ne abbiamo fatto un uso diverso innovando il modello di business. Siamo partiti vendendo la nostra produzione prima di piantare il primo palo e ora stiamo già vendendo la produzione del 2021″.