Da Wasp una mascherina e un casco stampati in 3D per lavorare in sicurezza

Un casco e una mascherina per lavorare in completa sicurezza e avvicinarsi ai pazienti potenzialmente infetti: Wasp ha sviluppato due soluzioni pronte per la stampa 3D utili nell’emergenza coronavirus.

Pubblicato il 21 Mar 2020

Protection helmet with ventilation and integrated filter MY SPACE WASP


Ancora un esempio di azienda di additive manufacturing in campo per aiutare nell’emergenza coronavirus. L’utilità del settore è stata rimarcata anche dalla Commissione europea, che ha coinvolto Cecimo in una call per cercare idee innovative. Ma oltre a ciò, numerosi sono gli esempi di imprese che si stanno impegnando per la salute pubblica. Tra queste Wasp, che ha accantonato temporaneamente i progetti che il settore R&S sta portando avanti nei vari campi di applicazione e da alcuni giorni sta studiando strumenti, sviluppati tramite stampa 3D, per garantire la salute sui luoghi di lavoro. Ora l’azienda ha presentato i risultati: una mascherina e un casco particolari.

Mascherina con filtro “My Face Mask”

Wasp ha sviluppato un processo che, partendo dalla scansione 3D del volto, consente di realizzare e personalizzare una mascherina su misura per ogni operatore. Il materiale utilizzato è PCL (policaprolactone), un biomateriale che può rimanere a contatto con la pelle.

“Le mascherine sono state stampate con Delta Wasp 4070. Dopo aver disegnato un modello base che segue i lineamenti come una seconda pelle, il nostro obiettivo era rendere la mascherina perfettamente ergonomica, risultato che abbiamo ottenuto con Blender. La mascherina può essere disinfettata e utilizzata più volte, mentre nella parte centrale va inserito un filtro intercambiabile. Occorrono circa quattro ore di stampa per realizzare una mascherina aderente al volto, evitando così le irritazioni e i disturbi causati dal lungo utilizzo”, spiega l’azienda.

Wasp rilascia il progetto in open source. Sul sito aziendale sono disponibili le istruzioni e i file .stl per il download: “Abbiamo scelto di pubblicare la fotogrammetria come metodo di scansione poiché è il più semplice e può essere eseguito con un cellulare. Eventualmente può essere utilizzato anche uno scanner manuale”.

Casco di protezione da microgocce “My space”

Uno spazio climatizzato, areato e al riparo da qualsiasi virus, un casco protettivo a pressione positiva. Questo è My Space, il risultato di pochi giorni di sperimentazione che ha consentito a Wasp di passare, grazie alla fabbricazione digitale, dal prototipo alla prima produzione per uso interno. Potersi avvicinare senza il timore di essere contagiati è uno dei bisogni più impellenti in questo periodo.

Il casco è realizzato in materiale plastico leggero e trasparente, è facile da indossare e crea uno spazio personale protetto. Naso, bocca, occhi, orecchie, tutto è racchiuso in un involucro pressurizzato e all’interno si prova una sensazione di protezione, senza la limitazione della capacità respiratoria provocata dalle mascherine.

L’aria fresca e pulita viene dall’alto, mentre in corrispondenza delle orecchie piccoli fori consentono l’ingresso del suono. I fori sono protetti da un flusso d’aria in uscita e volendo possono essere chiusi. Una batteria alimenta la ventola per diverse ore. Attualmente i primi cinque caschi sono pronti. Si tratta di dispositivi non certificati che Wasp testerà internamente per valutarne pregi e difetti e darli successivamente in prova a chi opera in prima linea. Anche in questo caso le istruzioni per la produzione in serie saranno a disposizione sul sito.

Call per lo sviluppo

Sono bastati tre giorni di lavoro per passare dall’idea alla produzione delle mascherine e dei caschi per uso interno. Naturalmente il lavoro non si ferma qui. La ricerca prosegue e Wasp comunica di volersi mettere al servizio di centri di ricerca, università, enti pubblici e privati, per condividere sapere ed esperienza.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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