Cresce la spesa per ricerca e sviluppo, a trainarla sono le imprese e le regioni del Centro-Nord

Secondo l’Istat la crescita delle spese per Ricerca e Sviluppo nel 2017 rispetto al 2016 è del 2,7%. A trainare la crescita è stato il settore privato. Le regioni del Nord e del Centro investono di più. In aumento anche gli occupati. Ci sono più donne impegnate in R&S, ma restano meno numerose degli uomini

Pubblicato il 10 Set 2019

Report Istat R&S 2017-19

In Italia aumentano gli investimenti in ricerca e sviluppo: nel 2017 sono stati investiti quasi 23,8 miliardi di euro, con un incremento del 2,7% sull’anno precedente che è andato a incidere dell’1,38% sul Pil.

A trainare la crescita, secondo l’Istat, è stato il settore privato, imprese e istituzioni non profit, che ha contribuito per il 55,2% (13,1 miliardi di euro). A guidare la corsa alla ricerca si confermano le regioni del Nord e del Centro: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto, che rappresentano il 68,1% della spesa totale e il 75% in riferimento al settore delle imprese.

È questo, in breve, il quadro della situazione fornito dall’Istat che ha reso noti i risultati del report R&S negli anni 2017-2019. Molti i dati resi noti dall’Istituto di Statistica che ha tracciato un quadro completo della situazione. Scorrendo i numeri, quindi, si notano anche altri dati interessanti.

La principale voce di investimento è la ricerca applicata (10 miliardi di euro, pari al 42,1% della spesa complessiva). Cresce di oltre il 10% il personale impegnato in attività di R&S, che supera le 482 mila unità, e aumentano anche le donne a 156.044 unità (+7,2%), anche se resta forte il gap di genere che ere la componente femminile minoritaria, circa un terzo rispetto agli uomini.

Tutti i numeri della Ricerca e Sviluppo, le previsioni per il 2018-19

Il settore privato (imprese e istituzioni non profit) spende per la R&S intra-muros 15,2 miliardi di euro, di cui la quasi totalità (14,8 miliardi) è sostenuta dalle imprese. Le università spendono 5,6 miliardi di euro, mentre le istituzioni pubbliche 2,9 miliardi.

Per il 2018, i dati preliminari indicano un aumento della spesa complessiva del 6,2% per le istituzioni private non profit, del 6,0% per le istituzioni pubbliche e del 2,8% per le imprese. Le previsioni fornite da imprese e istituzioni confermano per il 2019 un ulteriore aumento della spesa in R&S intra-muros sul 2018: istituzioni private non profit +5,7%, istituzioni pubbliche +2,7% e imprese +0,8%.

La ricerca applicata principale voce di investimento

Nel 2017 la ricerca applicata si conferma la principale voce di investimento (10 miliardi di euro, pari al 42,1% della spesa complessiva). Seguono le attività di sviluppo sperimentale con una spesa pari a 8,5 miliardi di euro (35,7% del totale) e, infine, la ricerca di base con circa 5,3 miliardi di euro (22,2%) (Figura 2). Diversa la situazione nelle imprese, dove oltre la metà della spesa in R&S è composta dalla componente dello sviluppo sperimentale (7,7 miliardi, pari al 51,7% della spesa totale).

L’aumento della spesa si concentra interamente nelle attività di sviluppo sperimentale (+2,3 punti percentuali rispetto al 2016), a scapito della ricerca pura e di quella applicata per le quali si rileva una diminuzione, rispettivamente -1,0 e -1,2 punti percentuali. Lo stesso andamento è confermato dal settore delle imprese, dove si registra un analogo incremento delle attività di sviluppo sperimentale mentre si riducono le quote relative a ricerca di base e ricerca applicata. Nel settore delle istituzioni pubbliche si osserva, invece, un aumento del peso della spesa destinata allo sviluppo sperimentale e alla ricerca di base, rispettivamente +0,5 e+0,2 punti percentuali rispetto al precedente anno.

Le imprese trainano la crescita della spesa in R&S intra-muros

Rispetto al 2016, spiega l’Istat, aumenta sensibilmente la spesa intra muros delle imprese (+5,3%). Incremento che dipende, in larga parte, dall’aumento del numero di imprese che hanno svolto attività di R&S nel corso del 2017 e, solo in misura contenuta, dall’aumento della spesa sostenuta dalle imprese storicamente attive in questo campo. In particolare, l’investimento in R&S di ‘nuovi’ soggetti nel 2017 ha contribuito al 6,8% della spesa complessiva.

Aumenta lievemente la spesa sostenuta dalle istituzioni pubbliche (+0,9%) e dalle università (+0,2%), mentre diminuisce quella delle istituzioni private non profit (-29,3%). La spesa del settore privato costituisce la principale componente della spesa totale (64,1%), in crescita rispetto al 2016 (+0,8 punti percentuali). Il settore delle imprese contribuisce per il 62,4% alla spesa complessiva (+1,6 punti percentuali rispetto all’anno precedente), mentre il 23,6% della spesa è sostenuto dalle università e il 12,3% dalle istituzioni pubbliche.

Crescono gli addetti alla R&S intra-muros nelle imprese

Cresce nel 2017 il personale impegnato in attività di R&S, conteggiato sia in unità sia in termini di unità equivalenti a tempo pieno (Etp). In particolare, il personale impegnato in attività di R&S ammonta a 482.703 unità, in forte aumento rispetto al 2016 (+10,9%). La stessa tendenza si registra per il personale addetto alla R&S espresso in termini di unità Etp, che aumenta del 9,5% (da 290.039,5 nel 2016 a 317.628,3 nel 2017). L’aumento è attribuibile soprattutto al settore delle imprese (+20,5% in numero e +16,7% in Etp) ed è determinato prevalentemente dall’aumento del numero di imprese che hanno svolto attività di R&S intra-muros nel 2017. Di minore entità (+0,7%) è la crescita del personale nel settore pubblico sia in numero sia in unità Etp.

I ricercatori aumentano del 5,2% in termini di unità (da 185.916 del 2016 a 195.560 nel 2017) e del 5,0% in termini di Etp (da 133.705,7 a 140.378,2). L’incremento dei ricercatori riguarda prevalentemente il settore delle imprese (+13,4% in termini di unità e +11,2% in Etp), meno quello delle istituzioni pubbliche (+2,4% e +1,9%). I ricercatori (espressi in Etp) rappresentano complessivamente il 44,2% del totale degli addetti alla R&S, in calo di 1,9 punti percentuali rispetto al 2016 (Figura 3). Nelle istituzioni non profit si rileva l’incidenza maggiore (67,4%), seguono le università (63,9%), le istituzioni pubbliche (57,1%) e, infine, le imprese, con circa un terzo del totale degli addetti in Etp alla R&S.

Le imprese confermano autofinanziamento e aumentano i capitali esteri

Con riferimento alle fonti di finanziamento, nel 2017 la spesa in R&S è finanziata prevalentemente dal settore privato (imprese e istituzioni non profit), che contribuisce per il 55,2% (quota pari a 13,1 miliardi). Seguono il settore delle istituzioni pubbliche con il 32,3% della spesa (circa 7,7 miliardi) e i finanziatori stranieri (imprese, istituzioni pubbliche o università estere), che partecipano all’11,7% della spesa (circa 2,8 miliardi). Rispetto al 2016, nel complesso aumenta la componente di finanziamento delle imprese nazionali e quella degli investitori stranieri (rispettivamente di 1,6 e di 2 punti percentuali) mentre diminuisce il peso delle altre fonti di finanziamento.

Nella spesa delle imprese si riducono i finanziamenti sostenuti da imprese italiane, compensati da un aumento dei finanziamenti esteri che passano da 1,7 miliardi di euro nel 2016 (12,2% della spesa complessiva) a 2 miliardi (13,6%) nel 2017. L’autofinanziamento si conferma la modalità di finanziamento più importante nelle imprese e nelle istituzioni pubbliche. In particolare, nel settore delle imprese la quota di autofinanziamento risulta pari all’82,7% del totale della spesa mentre il settore pubblico si autofinanzia per l’85,8%.

In aumento le donne impegnate in R&S, ma restano meno degli uomini

Nel 2017, le donne impegnate in attività di R&S ammontano a 156.044, pari a 101.907,0 unità in Etp (rispettivamente +7,2% e +6,3% rispetto al 2016). Tuttavia, il personale maschile cresce di più sia come unità (+12,7%) sia come Etp (+11,1%). L’incremento della componente femminile degli addetti alla R&S è particolarmente elevato nelle imprese (+20,8% in termini di unità e +17,0 in termini di Etp). Le ricercatrici risultano pari a 67.131 (48.637,2 unità espresse in Etp), in crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente (+2,4% in Etp). Anche tra le ricercatrici l’aumento più significativo si osserva nelle imprese (+8,6% in Etp), mentre risulta pari all’1,3% e all’1,0%, rispettivamente, nelle università e nelle istituzioni pubbliche.

Nonostante l’aumento generale della componente femminile nella R&S, aumenta il gap di genere: nel 2017 le donne rappresentano circa un terzo degli addetti complessivamente impegnati nella R&S (sia in unità che in Etp), con una caduta di un punto percentuale rispetto al 2016. La quota di ricercatrici sul totale dei ricercatori (espressa sia in unità sia in Etp) è leggermente più alta rispetto alla quota del personale femminile addetto alla R&S, ma anch’essa è in lieve flessione (-0,9 punti percentuali) rispetto all’anno precedente.

A livello intersettoriale, si conferma una grande variabilità della presenza femminile nelle attività di R&S. La quota percentuale di donne, infatti, è notevolmente inferiore nelle imprese (21,1% degli addetti espressi in Etp e 21,6% dei ricercatori in Etp) mentre negli altri settori la partecipazione femminile è nettamente più ampia e raggiunge oltre la metà degli addetti e ricercatori nelle istituzioni private non profit.

Crescono i fondi R&S di Amministrazioni centrali, Regioni e Province Autonome

Nel 2018 gli stanziamenti per R&S delle Amministrazioni Centrali, Regioni e Province autonome salgono del 16,8%, passando da 8.791,9 milioni di euro del 2017 (previsioni di spesa assestate) a circa 10.272,2 milioni di euro del 2018 (previsioni di spesa iniziali).

Per quanto riguarda la distribuzione dei finanziamenti fra gli obiettivi socio-economici, quelli destinati alle università sotto forma di Fondo di finanziamento ordinario (FFO, cap. 12 della classificazione NABS), continuano a costituire la quota più rilevante (37,0% del totale). Il resto degli stanziamenti è orientato in misura maggiore verso le produzioni e le tecnologie industriali (22,0%), l’esplorazione e utilizzazione dello spazio (9,1%), la protezione e promozione della salute umana (8,8%).

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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