L’Industria 4.0 non rivoluziona soltanto il modo di produrre e di gestire le fabbriche, ma ha un forte impatto anche sul modo di progettare (i prodotti e i servizi). All’interno della cosiddetta quarta rivoluzione industriale c’è anche una rivoluzione progettuale, e molti ‘ingredienti’ dell’Industria 4.0 – dai big data, alla robotica, all’intelligenza artificiale – portano verso un nuovo modo di fare e sviluppare la progettazione.
È in questo quadro che il Politecnico di Milano inaugura i Leonardo Robotics Labs e Move Lab, per fare ricerca e innovazione sempre più integrate.
Un nuovo spazio, una nuova struttura, all’interno del Politecnico milanese, riunisce i diversi laboratori già esistenti da tempo e dedicati ad ambiti diversi, dalla robotica, all’intelligenza artificiale, all’automazione industriale, che l’evoluzione tecnologica rende sempre più integrati tra loro e interconnessi.
Le principali tecnologie che abilitano l’evoluzione in corso comprendono ad esempio IoT, AI e al machine learning, gestione dei flussi multimediali, tra cui spiccano augmented e virtual reality, e sono tutte adeguatamente rappresentate, e sviluppate, all’interno dei Leonardo Robotics Labs, che fanno capo al Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria dell’ateneo milanese di piazza Leonardo da Vinci.
Nell’antico edificio ‘Carlo Erba’, dopo diversi anni di attesa e di sviluppo dei lavori di ristrutturazione, “hanno trovato spazio per le proprie strumentazioni di ricerca il Move Lab, che focalizza la propria attività sulla progettazione di sistemi di controllo in ambito veicolistico e sulla mobilità intelligente, e il Leonardo Robotics Labs, che raggruppa i laboratori AirLab, Merlin e NearLab, che operano da anni nei campi dell’intelligenza artificiale, della robotica autonoma, della robotica industriale e della robotica medica”, rimarca Ferruccio Resta, rettore del Politecnico milanese.
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Sinergie da esperienze e competenze diverse
In questo modo, le diverse competenze multidisciplinari si sono riunite in un unico grande spazio aperto, per cogliere le sinergie che derivano da esperienze e competenze diversificate. E vengono anche concentrate in un’unica struttura diverse tecnologie disponibili su dispositivi sempre più piccoli, potenti e a basso consumo, mettendo in condivisione, e a fattor comune, il laboratorio operativo che interviene direttamente sui macchinari, per modifiche, integrazioni, nuovi sviluppi.
“La digitalizzazione progettuale si è estesa allo stesso oggetto fisico, trasformatosi in un elemento connesso e potenzialmente intelligente. L’uso combinato di IoT, cloud, data analytics sta creando un vero e proprio nuovo spazio per la progettazione e l’innovazione, che si trova a essere costantemente alimentata da dati e informazione provenienti direttamente dal campo applicativo”, sottolinea Stefano Tubaro, direttore del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria (Deib) dell’ateneo.
Fare smart innovation
E il professore di ingegneria elettronica osserva: “questa ulteriore evoluzione digitale, ultra-connessa, è oggi in grado di influenzare e cambiare radicalmente il modo stesso di innovare e di progettare prodotti e sistemi, creando un’innovazione più intelligente”, la cosiddetta smart innovation.
I dati possono essere utilizzati per le future progettazioni, in modo da migliorare i futuri prodotti, non solo attraverso la conoscenza sviluppata in fase di progettazione, ma anche grazie alla ‘conoscenza’ generata dai dati provenienti dall’utilizzo del prodotto. “Questi dispositivi sono inoltre provvisti di ambienti applicativi che gli danno la capacità di prendere decisioni autonome e collaborative senza dover necessariamente dipendere da entità gerarchicamente superiori”, fa notare Andrea Bonarini, coordinatore dell’AirLab, dedicato a intelligenza artificiale e robotica.
La ‘palestra’ per robot e veicoli intelligenti
Esoscheletri che sollevano oggetti. Sedie a rotelle che si muovono da sole. Peluche intelligenti che si emozionano per un abbraccio. Robot chirurgici che operano reni stampati in 3D. Sistemi per l’assistenza alla guida che studiano la pupilla del pilota. E ancora droni, visori per la realtà aumentata, robot collaborativi per l’industria. Tutto sotto lo stesso tetto. “È un sogno che si avvera”, sottolinea il prorettore dell’ateneo, Donatella Sciuto, ricordando la lunga gestazione e i lavori di ristrutturazione che hanno portato alla realizzazione di questo progetto nato nel 2013.
“Qui ora riuniamo fisicamente laboratori diversi, ma accomunati da competenze e tecnologie trasversali: unendo le forze avremo più efficienza, più capacità operativa e di impatto”, osserva Gianantonio Magnani, che insieme a Stefano Tubaro dirige il Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria dell’ateneo. Questa riunificazione, che porta esperti di settori diversi a lavorare fianco a fianco, “sta già dando risultati significativi in termini di collaborazione, interscambio e nuove attività di ricerca”, rileva Magnani.