Produzione industriale, raggiunti i livelli pre-crisi: effetti positivi anche sull’occupazione

Prosegue la ripresa della produzione industriale, con l’indice relativo al mese di luglio che registra un aumento dello 0,8% rispetto al mese precedente, tornando così ai livelli pre-crisi. La crescita si riflette positivamente anche sul mercato del lavoro, con un aumento, nel secondo trimestre, sia delle ore lavorate che delle unità di lavoro. L’allentamento delle restrizioni alla mobilità delle persone, congiuntamente alla stagione estiva, fa registrare un rimbalzo anche per il settore dei servizi.

Pubblicato il 10 Set 2021

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Anche a luglio prosegue la crescita della produzione industriale: come mostrano i dati Istat, infatti, l’indice destagionalizzato della produzione industriale registra a luglio un aumento dello 0,8% rispetto al mese di giugno, tornando così ai livelli pre-crisi.

L’indice mensile mostra un aumento congiunturale marcato per i beni strumentali (+1,9%) e per i beni intermedi (+1,4%), mentre la crescita è leggermente più contenuta per i beni di consumo (+0,9%).  Diminuisce, invece, nel comparto dell’energia (-1,5%).

Complessivamente, la media del periodo maggio-luglio si conferma positiva, con il livello della produzione che cresce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti.

Per quanto riguarda l’analisi tendenziale (quindi rispetto ai valori registrati a luglio 2020), sia l’indice generale che gli indici settoriali mostrano aumenti marcati (con alcune eccezioni). Nel dettaglio, corretto per gli effetti del calendario, a luglio l’indice complessivo aumenta in termini tendenziali del 7%.

Crescono in misura particolarmente marcata i beni intermedi (+11,9%), mentre meno intensa è la crescita dei beni strumentali (+7,0%) e di quelli di consumo (+5,1%). L’energia registra invece una lieve flessione, dello 0,6%.

Gli incrementi tendenziali riguardano tutti i principali settori di attività economica, ad esclusione delle attività estrattive, che rispetto ai valori di luglio 2020 registrano un decremento dello 0,3%.

Gli incrementi maggiori riguardano la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+12,5%), la metallurgia e la fabbricazione di prodotti in metallo (+11,9%) e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+9,8%).

La ripresa della mobilità traina il rimbalzo dei servizi

Ai dati positivi sulla produzione industriale si aggiungono altri indicatori che descrivono una ripresa dell’economia del nostro Paese più marcata rispetto ai nostri vicini europei.

Nel secondo trimestre, infatti, dopo il marginale aumento tra gennaio e marzo, il Pil ha segnato un incremento significativo (+2,7%) superiore a quello medio dell’area euro e di Francia e Germania.

La crescita acquisita per il 2021 è pari al 4,7%. Il risultato dell’ultimo trimestre riduce ulteriormente il divario rispetto al periodo pre-crisi: la variazione rispetto al livello registrato nell’ultimo trimestre del 2019 resta negativa (-3,8%, circa 16 miliardi), ma vicina a quella di Francia e Germania (-3,2% e -3,3%) e decisamente più contenuta di quella segnata dalla Spagna (-6,8%).

La crescita del Pil è sintesi di un aumento sia della domanda estera che di quella interna. Nello specifico, al netto delle scorte la domanda interna ha registrato un aumento del 3,1%, mentre l’aumento della domanda estera netta si è attestato allo 0,3%, sintesi di una maggiore vivacità delle esportazioni rispetto alle importazioni (le variazioni congiunturali sono  rispettivamente +3,2% e +2,3%).

Con riferimento al commercio di beni, negli ultimi mesi la vivacità delle vendite all’estero è stata diffusa tra i diversi comparti produttivi che, a eccezione della farmaceutica, hanno fornito tutti un contributo positivo alla crescita del valore dell’export italiano.

L’incremento congiunturale tra aprile e giugno è stato pari al 5%, in decisa accelerazione rispetto al +2,8% del primo trimestre. In particolare, hanno fornito un forte impulso i settori metalli di base e prodotti in metallo, macchinari e mezzi di trasporto, che spiegano complessivamente circa il 40% del valore delle nostre vendite all’estero.

Anche le vendite di prodotti del tessile, abbigliamento e calzature hanno complessivamente mostrato una ripresa nel secondo trimestre, anche se ancora su livelli inferiori a quelli pre-crisi.

In crescita anche i consumi, che registrano un aumento del +3,4% rispetto al trimestre precedente, trainata soprattutto dalla spesa delle famiglie, che ha registrato un aumento per tutti i tipi di acquisti. Particolarmente positivo il dato per la spesa delle famiglie per i servizi, che registra un aumento del 9,4%, conseguenza di una maggiore mobilità delle persone.

L’allentamento delle restrizioni alle interazioni sociali e alla mobilità ha infatti fatto registrare un rimbalzo dell’8,3% di commercio, trasporto, alloggio e ristorazione. Complice anche la stagione estiva, il fatturato dei servizi di alloggio e ristorazione ha registrato una crescita del 34,6%, anche se si attesta ancora al di sotto dei livelli pre-crisi, con una differenza del -43,6% rispetto al quarto trimestre del 2019.

In peggioramento, in cambio, la fiducia delle imprese e dei consumatori che ad agosto ha registrato un calo diffuso a tutti i settori, a eccezione di quello del commercio al dettaglio. Nell’industria manifatturiera sono peggiorati sia i giudizi sugli ordini sia le aspettative sulla produzione e le scorte sono giudicate in accumulo. In particolare, la flessione dell’indice del clima di fiducia delle imprese appare attribuibile a una parziale correzione rispetto ai livelli elevati particolarmente segnati nei mesi precedenti.

Il recupero della produzione ha avuto effetti positivi sul mercato del lavoro

Il recupero dei ritmi produttivi si è accompagnato a miglioramenti sul mercato del lavoro. Nel secondo trimestre, sia le ore lavorate sia le unità di lavoro hanno segnato un aumento più ampio di quello del Pil (rispettivamente +3,9% e +3,2%), soprattutto nel comparto dei servizi (rispettivamente +4,4% e +3,4%).

A luglio si sono manifestati alcuni segnali di stabilizzazione rispetto ai progressi degli ultimi mesi. Il tasso di attività ha evidenziato una marginale riduzione (64,5%, -0,1 punti percentuali rispetto a giugno), mentre il tasso di occupazione è rimasto invariato (58,4%) e il tasso di disoccupazione si è ulteriormente ridotto (9,3%, -0,1% rispetto a giugno) ed è tornato ad aumentare marginalmente il tasso di inattività (35,5% ,+0,1%).

Confrontando i dati con i livelli di febbraio 2020, si nota che il miglioramento ha interessato soprattutto i lavoratori con contratto a termine (+79mila), mentre i numeri dei lavoratori con contratto permanente sono ancora inferiori (-50mila unità).

Inoltre, la ripresa ha interessato in misura maggiore gli over 50 (saliti di 114 mila unità), mentre si registra una riduzione dei lavoratori di età compresa tra i 35 e i 49 anni. Per questi, il confronto tra i dati di luglio 2021 e quelli di febbraio 2020 mostra una perdita di 341 mila unità.

Ad agosto aumenta anche l’inflazione

Ad agosto, è proseguita la crescita dell’inflazione, spinta dalla componente energetica. In base alla stima preliminare, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha registrato un incremento tendenziale del 2,1% (2 decimi di punto al di sopra del mese precedente).

Gli aumenti degli ultimi 8 mesi portano l’inflazione acquisita nel 2021 a un valore del +1,8%.  La crescita dei prezzi continua a essere influenzata dall’andamento di quelli dei beni energetici, che ad agosto hanno registrato un’accelerazione tendenziale (+19,8% rispetto a +18,6% di luglio). Un aumento che riflette l’ampia variazione delle quotazioni del petrolio rispetto all’anno precedente.

La crescita è stata decisamente sostenuta per i prezzi dei beni regolamentati (+34,4%), che hanno incorporato gli effetti del rincaro delle tariffe di luce e gas avvenuto a luglio, mentre più contenuta è la dinamica dei prezzi dei beni non regolamentati (+12,8%).

Tra le componenti in rialzo anche i prezzi dei beni alimentari, aumentati dello 0,8% su luglio, mentre i prezzi dei servizi diminuiscono, fatta eccezione per i servizi ricreativi e culturali, che mostrano un ulteriore aumento.

I forti rincari delle quotazioni delle materie prime e la ripresa dell’industria hanno continuato a riflettersi nella crescita dei prezzi dei beni importati che, a giugno, hanno segnato un incremento positivo nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente (+9,5% da +9,0% di maggio), sostenuti dalla dinamica ancora vivace della componente energia (+50,0%).

L’aumento dei prezzi all’importazione si è riflesso anche nei movimenti al rialzo dei prezzi dei prodotti industriali venduti sul mercato interno, che a luglio hanno registrato un’ulteriore crescita (+12,3% da +11,0% in termini tendenziali), a cui ha contribuito la spinta dei prezzi dei beni energetici, al netto dei quali il rialzo dei prezzi è pari al 6,1% su base annua.

Dalle aspettative di inflazione degli operatori economici ad agosto sono emerse indicazioni di nuovi incrementi dei prezzi per i prossimi mesi. È salita la percentuale dei consumatori che si attendono un forte aumento dei prezzi, mentre tra le imprese si manifestano attese di rincari nel settore delle costruzioni e per i beni del comparto manifatturiero destinati al consumo.

Lo scenario internazionale

Dopo la forte ripresa nella prima parte dell’anno legata alla progressiva rimozione delle misure di distanziamento, l’economia mondiale ha iniziato a decelerare, condizionata principalmente dal rallentamento del settore industriale.

A giugno, il commercio internazionale di merci in volume ha segnato una crescita modesta dopo il calo congiunturale di maggio (rispettivamente +0,5% da -0,7%, secondo i dati del Central planning bureau), con una attenuazione della fase di robusta espansione degli scambi.

La domanda mondiale di beni permane su livelli superiori a quelli pre-crisi. Inoltre,  il PMI (Purchase Manager Index) globale composito sui nuovi ordinativi all’export di agosto, sebbene in calo per il terzo mese consecutivo, è rimasto sopra la soglia di espansione, suggerendo un proseguimento della fase di crescita del commercio internazionale.

In Cina, nonostante l’economia continui a mostrare un accentuato dinamismo e siano attesi nuovi interventi di stimolo da parte del governo, sono emersi alcuni segnali di raffreddamento della ripresa economica. L’attività manifatturiera è attesa rallentare e il settore dei servizi contrarsi, come segnalato dai relativi indicatori PMI di agosto.

Negli Stati Uniti, invece, prosegue la fase espansiva. A luglio, la produzione industriale ha accelerato, con un incremento congiunturale dello 0,9% (+0,2% a giugno).

Sul fronte del mercato del lavoro, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione a fine agosto si sono collocate sui minimi da marzo 2020 e il tasso di disoccupazione è sceso a 5,2% (5,4% a luglio), un dato che rassicura sui possibili effetti dell’esaurimento di alcune delle misure emergenziali a sostegno dei redditi.

Nell’area euro si conferma la fase di consolidamento della ripresa dell’economia: il tasso di crescita del Pil nel secondo trimestre è stato rivisto al rialzo (+2,2% da +2,0% in termini congiunturali). A luglio, il tasso di disoccupazione è sceso a 7,6% (due decimi in meno di giugno) e la flessione è stata diffusa alle quattro principali economie euro.

Ad agosto, coerentemente con il rafforzamento della ripresa economica, nell’area si è registrata una decisa accelerazione dell’inflazione (3,0% da 2,2%), trainata dalla componente energetica.

Le prospettive nel complesso restano favorevoli e caratterizzate dal proseguimento dei segnali positivi nell’industria e dalla intensità della ripresa dei servizi. Ad agosto, l’Economic Sentiment Indicator (ESI), rilevato dalla Commissione europea, ha evidenziato un lieve calo della fiducia per industria e servizi e un miglioramento per le costruzioni. 

A livello nazionale, l’ESI ha segnato una flessione nelle principali economie, più accentuata in Francia (-4,5 punti percentuali rispetto al mese precedente) rispetto a Italia (-1,9%) e Spagna (-1,2%) mentre in Germania il livello dell’indice è risultato vicino ai valori del mese precedente (-0,3 %).

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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