Anche a settembre prosegue la crescita della produzione industriale italiana. I dati diffusi dall’Istat mostrano un aumento dell’indice destagionalizzato della produzione dello 0,1%.
Il dato di settembre porta l’indice destagionalizzato a superare dell’1,5% il valore di febbraio 2020, mese antecedente l’inizio dell’emergenza sanitaria. Nella media del terzo trimestre, il livello della produzione cresce dell’1,0% rispetto al periodo aprile-giugno.
Nel trimestre si registra anche un’ulteriore crescita del Pil, che accorcia le distanze con i livelli pre-crisi, con una variazione acquisita per il 2021 del +6,1%.
Segnali positivi anche sul fronte occupazione, con il mercato del lavoro che a settembre è tornato a registrare segnali di miglioramento, con un incremento degli occupati e una riduzione di disoccupati e inattivi, trainata soprattutto dalla componente femminile. Tuttavia, a fronte di questo aumento, le imprese manifatturiere riportano una maggiore difficoltà a trovare manodopera.
La prosecuzione della ripresa internazionale e i livelli elevati di fiducia di famiglie e imprese indicano che la fase di recupero dei ritmi produttivi continua, con la possibilità di chiudere il gap rispetto ai livelli pre-crisi nei prossimi mesi.
Tuttavia, il proseguimento della fase di aumento dei prezzi dei prodotti energetici potrebbe costituire un freno per la produzione mondiale nei prossimi mesi.
Indice degli argomenti
La situazione delle imprese
Nel terzo trimestre, il Pil italiano ha segnato, in base alla stima preliminare, un deciso aumento (+2,6% la variazione congiunturale) che rafforza la fase di ripresa dei ritmi produttivi manifestatasi nel secondo trimestre. La dinamicità in corso d’anno (+6,1% la variazione acquisita) ha permesso una ulteriore riduzione del gap pre-crisi che è dell’1,4% rispetto al quarto trimestre 2019.
La domanda nazionale (al lordo delle scorte), così come la componente estera netta, hanno fornito un contributo positivo. La crescita è stata la sintesi di una forte espansione del settore dei servizi di mercato, in ripresa dopo la crisi dovuta alla pandemia, e di un progresso dell’industria.
Industria che, anche a settembre, registra un aumento della produzione industriale dello 0,1%, trainato dai beni di consumo (che registrano un aumento congiunturale del +3,3%) e, in forma minore, dall’energia (+1,3%) e dai beni intermedi (+0,9%). Viceversa, i beni strumentali registrano un calo dell’1%.
Su base annua, a netto degli effetti del calendario, la produzione aumenta del 4,4%. L’analisi tendenziale, quindi in confronto ai valori registrati a settembre 2020, evidenzia incrementi marcati per i beni intermedi (+7,1%), i beni strumentali (+4,9%) e quelli di consumo (+4,5%), mentre diminuisce il comparto dell’energia, che registra una flessione del 4,2%.
I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+13,3%), la fabbricazione di macchinari (+11,4%) e la metallurgia e la fabbricazione di prodotti in metallo (+9,6%).
Flessioni tendenziali si registrano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-11,7%), nelle attività estrattive (-6,3%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e acqua (-5,0%) e nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (-0,3%).
Dinamica positiva per gli scambi commerciali
Nel periodo giugno-agosto, gli scambi commerciali con l’estero hanno continuato a mostrare un andamento positivo, con le esportazioni che sono cresciute complessivamente del 3,4% rispetto ai tre mesi precedenti e le importazioni del 5,8%, con incrementi sia sui mercati Ue sia su quelli extra Ue.
La dinamica dell’export è stata sostenuta in particolare dai beni intermedi e da quelli strumentali, aumentati nel periodo considerato rispettivamente del 6,2% e 4,0%, mentre le esportazioni di beni di consumo non durevoli hanno segnato un calo (-1,0%) dopo l’incremento registrato ad agosto.
Nonostante la flessione di settembre, l’andamento delle vendite verso i mercati al di fuori dell’Unione europea si è confermato nel complesso positivo (+2,3% la variazione congiunturale del terzo trimestre).
Per quanto riguarda gli scambi con Stati Uniti e Cina, la dinamica dell’export è legata alla situazione interna nei due Paesi. Il Pil cinese nel terzo trimestre, infatti, ha segnato un deciso rallentamento congiunturale (+0,2%, a fronte di +1,5% dei tre mesi precedenti), dovuto al rialzo dei prezzi dei prodotti energetici, ai problemi del settore immobiliare e alle nuove misure di lockdown dovute ai focolai della variante Delta del Covid-19. L’attività manifatturiera e quella del settore dei servizi, tuttavia, sono attese espandersi in chiusura d’anno.
Anche la stima preliminare del Pil del terzo trimestre negli Stati Uniti ha evidenziato una crescita modesta e in netta decelerazione (+0,5% congiunturale da +1,6%), principalmente imputabile alla frenata dei consumi e degli investimenti fissi non residenziali.
Le condizioni del mercato del lavoro mantengono, tuttavia, un orientamento positivo. A ottobre la stima dei nuovi occupati non agricoli privati ha mostrato un deciso aumento, in presenza del proseguimento della fase di riduzione delle nuove richieste di sussidi di disoccupazione che, nell’ultima settimana di ottobre, si sono avvicinati ai livelli antecedenti la pandemia. Inoltre, dopo tre mesi, la fiducia dei consumatori di ottobre è tornata a segnare miglioramenti sia delle condizioni correnti sia di quelle attese nonostante le preoccupazioni per l’inflazione, ai massimi degli ultimi tredici anni.
Più eterogenea, invece, la dinamica della fiducia dei consumatori nel nostro Paese, il cui andamento differisce tra settori economici.
L’indice del clima di fiducia delle imprese ha evidenziato un aumento trainato dal settore manifatturiero e dalle costruzioni. Sia nella manifattura sia nelle costruzioni, tutte le componenti dell’indice di fiducia sono risultate in miglioramento. I settori del commercio al dettaglio e dei servizi di mercato, al contrario, hanno manifestato un peggioramento.
Inoltre, è continuata ad aumentare la quota di imprese manifatturiere che hanno segnalato la presenza di ostacoli alla produzione. In particolare, l’insufficienza degli impianti e/o di materiali rappresenta il principale ostacolo alla produzione (l’incidenza è aumentata dal 14,5% registrata a luglio al 17,8%).
In aumento anche la quota di imprese delle costruzioni che hanno segnalato la carenza di materiali come un freno all’attività, che è salita dal 9,7% di settembre al 10,8% di ottobre.
Famiglie e mercato del lavoro
A settembre il mercato del lavoro è tornato a mostrare segnali positivi con un aumento degli occupati (+0,3% rispetto ad agosto, pari a +59mila unità) e una diminuzione dei disoccupati (-1,2%, pari a – 28mila unità) e degli inattivi (-0,3%, -46mila unità).
Il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,2% (-0,1%). L’aumento dell’occupazione è stato guidato dalla componente femminile (+0,5%, +46 mila unità) rispetto a quello maschile, che ha registrato un aumento dello 0,1%, equivalente a +13 mila unità.
Il lento recupero del mercato del lavoro si è accompagnato a un ulteriore aumento della percentuale di imprese del settore manifatturiero che hanno dichiarato scarsità di manodopera.
Questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro potrebbe implicare un mismatch tra le competenze richieste dalle imprese e quelle disponibili sul mercato.
L’attuale fase inflativa (+1,8% il valore acquisito a ottobre) implica una distanza con le retribuzioni contrattuali (+0,6% la proiezione media per l’anno 2021 a settembre). L’andamento tendenziale complessivo di settembre delle retribuzioni contrattuali sintetizza una dinamica più accentuata per la manifattura (+1,2%) rispetto ai servizi privati (+0,8%).
Nello stesso mese, i segnali provenienti dalle vendite al dettaglio (+0,6% la variazione congiunturale in volume), sostenute dagli acquisti di beni non alimentari (+0,8%), sembrano compatibili con il proseguimento della fase di ripresa dei consumi.
Ad ottobre si registra una lieve flessione della fiducia dei consumatori, che ha interessato tutte le componenti, fatta eccezione di quella sul clima futuro. Tuttavia, i livelli dell’indice si mantengono comunque su livelli storicamente elevati.
La dinamica dei prezzi
In base alla stima preliminare, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha segnato a ottobre un incremento tendenziale del 2,9%, 0,4 punti percentuali in più rispetto al mese precedente. Dopo dieci mesi di progressivo rialzo, l’inflazione acquisita per il 2021 è pari all’1,8%.
Anche ad ottobre, si registra un’accelerazione tendenziale dei prezzi dei beni energetici (+22,9%, dal +20,2% di settembre), caratterizzata da aumenti sia dei prezzi dei beni regolamentati (+37%, a causa delle nuove tariffe di gas e luce), sia dei beni non regolamentati come i combustibili (+15%).
Anche i prezzi dei beni alimentari lavorati (+1,4% da +1,0% di settembre), spinti dall’aumento delle quotazioni delle materie prime agricole, e quelli dei trasporti (+2,4% da +2,0%) hanno registrato un rialzo tendenziale, rafforzando il segnale del mese precedente.
La crescita delle componenti meno volatili si è riflessa sull’inflazione di fondo, nell’accezione che esclude gli energetici e gli alimentari freschi, che a ottobre è salita all’1,2% (da 1,0% di settembre), evidenziando segnali di diffusione del fenomeno inflativo.
A ottobre, il divario con l’inflazione dell’area euro ha toccato il suo massimo nell’anno. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo IPCA è aumentato del 3,1% su base tendenziale, in accelerazione rispetto al mese precedente, riportando il differenziale inflazionistico con l’area euro all’1%.
La dinamica dell’indice è legata al forte differenziale negativo che si è creato per la componente dei beni industriali non energetici (-1,1%) e dei servizi (-0,8%).
La prolungata fase di aumento dei prezzi di petrolio e metalli e dei costi di spedizione delle merci si riflette sulle quotazioni dei beni importati. Ad agosto, la crescita tendenziale dei prezzi all’importazione è stata del 12,0% sostenuta, oltre che dalla componente energia (+66,2% nei paesi extra-Ue), anche dai prezzi dei beni intermedi all’interno dell’area (+16,4%).
Il rialzo dei prezzi all’importazione si accompagna a un analogo andamento di quelli dei prodotti industriali venduti sul mercato interno che, a settembre, hanno evidenziato una netta accelerazione tendenziale (+15,6% da +13,8% di agosto), sostenuta dai prezzi dei beni energetici (+37,0%) e di quelli intermedi (+14,4%). Anche per i prezzi dei prodotti industriali destinati al consumo nel mercato interno si è manifestato un ulteriore incremento (+3% di settembre da +2,8%).
A ottobre i consumatori hanno rivisto al rialzo le loro attese sui prezzi. Nella manifattura i giudizi al rialzo dei listini, necessari per trasferire i rincari dei costi di produzione, sono ampiamente diffusi tra i produttori di beni di consumo, con il prevalere nel breve periodo delle intenzioni di aumento dei prezzi.