“Un grande piano per rafforzare le competenze e la formazione scolastica e che consenta di potenziare l’uomo come finora è stato fatto fatto con la tecnica”. È la ricetta che l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha illustrato nel corso di un’intervista andata in onda durante uno speciale di Partita Doppia, trasmissione di Class CNBC.
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Capire la paura e ritrovare il coraggio
Autore del libro Orizzonti Selvaggi, da qualche settimana in libreria, Calenda ritiene che in questa stagione occorra “capire la paura e ritrovare il coraggio”.
La paura è quella delle persone comuni, che il precedente governo – ammette Calenda – non ha saputo leggere. “Populismo e sovranismo sono stati scelti come rifugio”, spiega. “Gli ultimi governi hanno gestito bene il Paese, ma non hanno capito le fratture su cui andava cambiato tutto, in primo luogo la scuola. E poi siamo stati arroganti: dal 2015-2016 dicevamo che la crisi era alle spalle, mentre non era questo quello che veniva percepito nel Paese”.
Per il futuro Calenda è al lavoro per un Fronte repubblicano, progressista e democratico “che vada oltre il PD”. Di fronte ai “sovranisti che vogliono una democrazia illiberale, le forze popolari, liberali e socialdemocratiche devono trovare una piattaforma comune che tenga l’Italia saldamente ancorata all’Europa e all’Occidente, dando forza a un pensiero progressista che sappia comprendere le paure e offrire risposte razionali e serie”.
Industria 4.0, scuola e formazione
La manovra del Governo “non è espansiva, c’è troppo poco per gli investimenti”. In Europa stiamo andando “contro un muro” perché il Governo “ha truccato la stima sulla crescita: si può aumentare il deficit, ma non si possono raccontare balle”.
Ma soprattutto – spiega Calenda – ha “smontato metà Industria 4.0” proprio nel momento in cui “l’industria ha fatto segnare un primo stop, quando venivamo da 3 anni di crescita consecutiva ed è stato un peccato che questo abbrivio si sia fermato”.
Particolarmente grave lo stop al credito d’imposta sulla formazione 4.0: “Nei prossimi 20 anni dal 20% al 50% dei ruoli scompariranno o cambieranno radicalmente. O si creerà una frattura generazionale, tra chi vince e chi perde, o si gestisce questo momento. Per farlo bisogna partire dalle competenze e dalla formazione: vanno aumentati i fondi agli ITS e incentivare la formazione dei lavoratori da riqualificare”.
Il modello post 1989, spiega Calenda, “è diventato ideologico. La globalizzazione ha creato fratture e disuguaglianze. C’è un grande analfabetismo funzionale, sopratutto nel nostro Paese. Lo Stato deve mettere insieme crescita economica e sviluppo della società”.
Quello che serve – dice Calenda – è “un piano monstre sulle competenze e la scolarizzazione e un programma nel quale la redistribuzione accompagni la crescita e non la segua”.