Promuovere il rilancio del Paese puntando su giovani, scuola, formazione e lavoro, valorizzando l’innovazione, la sostenibilità e lo sviluppo delle infrastrutture attraverso l’uso oculato dei fondi europei e nazionali a disposizione. È quanto evidenziato da Riccardo Di Stefano, vicepresidente di Confindustria e presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, che è intervenuto in occasione del trentacinquesimo convegno nazionale dei Giovani imprenditori “Futuri”.
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L’analisi del contesto attuale
Che il coronavirus abbia portato crisi, è evidente e lo dicono i numeri: “Il paziente zero di questa pandemia è stata la globalizzazione. Dal quel momento le regole si sono incrinate, forse in maniera definitiva. Abbiamo scoperto che davanti al dolore e al coraggio della ripartenza siamo tutti uguali, senza distinzione di religione, lingua o nazione. La pandemia ci ha infatti dimostrato che il sovranismo non è la soluzione: senza cooperazione tra Stati non ci possiamo salvare. Né come esseri umani, né come cittadini, né come imprenditori”, ha evidenziato Di Stefano. Il presidente ha citato i dati delle previsioni sul commercio internazionale che rappresentano una sfida: -7,0% secondo il Centro Studi Confindustria, -9,5% per l’OCSE e -10,6% per il Fondo Monetario.
Questi numeri sembrano anticipare scenari pessimistici anche per il manifatturiero italiano. Tuttavia, la soluzione non è tornare indietro e invertire il processo di globalizzazione. Al contrario, afferma Di Stefano, questo va ridisegnato “con nuove logiche e più equità, a partire da un rafforzamento di quelle stesse catene europee del valore. Dobbiamo essere più resilienti agli shock, emanciparci dalla dipendenza del just in time e dalle logiche del massimo ribasso, ricordandoci che nell’ultimo decennio l’export ha salvato il Paese. Nel 2020 le esportazioni diminuiranno circa del 14% e si prevede una risalita dell’11% nel 2021, ma non basterà”.
La proposta: il passaporto delle catene globali del valore
La soluzione è cercare nuovi partner commerciali in Europa e nel bacino del Mediterraneo: “Il B20 ha fatto una proposta: lanciare il passaporto per le catene globali del valore, ovvero consentire ad una impresa di ottenere un’impronta digitale finanziaria per fare business, con procedure chiare ma semplificate, con tutti i paesi all’interno delle filiere. Ecco, noi vorremmo che i Governi del G20 la approvassero questa proposta. Nel 2021, per la prima volta, l’Italia sarà alla guida del G20, Confindustria al timone del B20, con Emma Marcegaglia. Abbiamo, anche come Giovani Imprenditori un appuntamento con la storia e dobbiamo essere all’altezza di costruire nuovi futuri, migliori per tutti”.
Un’altra iniziativa degna di interesse come leva per il rilancio per Di Stefano è il MES sanitario, utile per “rafforzare il nostro sistema di risposta alla pandemia e a prevenire quelle future. Dire no, significa impedire ai territori più fragili di prendersi cura dei propri cittadini, avere più a cuore feticci elettorali anacronistici rispetto al nostro Paese. Quindi: sì al MES sanitario subito, all’utilizzo di quei 36 miliardi per costruire infrastrutture sanitarie e fare prevenzione”. Ovviamente, viene accolto con favore anche il piano Next Generation UE: “Proviamo ad assegnare questi fondi in base a un “punteggio”: più un progetto crea e assicura futuro, più merita di essere finanziato. Il primo KPI di ogni progetto deve essere il tasso di conversione euro/futuro. Sentiremo domani che ne pensa il Ministro Amendola, pèartendo da quattro punti cardine: giovani e donne, transizione energetica ed ecologica, connessioni, inclusione territoriale”.
Giovani e donne
Di Stefano ha constatato che “per ogni euro speso in educazione, l’Italia ne spende 3 e mezzo in pensioni, per ogni euro speso in università, 44 vanno in pensioni. Rovesciamo il trend di un paese che invecchia: Next Generation EU deve avere come assoluta priorità la next Generation dell’Italia. Mentre l’età dei piccoli imprenditori si è innalzata negli ultimi 10 anni, quelli tra i 30 e i 49 anni sono diminuiti di 400 mila unità. Costruiamo allora una Next Generation di imprese”. E ha raccontato: “Da tre anni i Giovani Imprenditori portano il progetto STEAMiamoci in giro per l’Italia al Salone dello Studente, per raccontare alle ragazze quanto è importante il loro contributo in questo campo”.
Transizione energetica ed ecologica
Il Green New Deal della Commissione Europea prevede di raggiungere la neutralità climatica nei prossimi 30 anni, tuttavia “essere il primo continente a emissioni zero significa anche avere un paradigma economico modellato sulle politiche climatiche. L’approccio punitivo, come quello della plastic tax, non aiuta la transizione e scoraggia gli investimenti. Non ci restituisce certo il mare senza plastica, tutt’al più, nel breve, riempie le casse dello stato, con il rischio di tagliare posti di lavoro. L’industria verde possiamo farla meglio coi Progetti di Interesse Comune Europeo”.
Per migliorare la sostenibilità, per Di Stefano il segreto è rifinanziare Industria 4.0 raffirzando la cedibilità del credito: “Centro Studi Confindustria e Dipartimento delle Finanze del MEF hanno dimostrato che l’iper-ammortamento, nel 2017, ha prodotto più di 10 miliardi di euro di investimenti, mentre la stima per il 2018 è più di 15. Parliamo di incrementi del 50%. Ma ancora più importante è che quasi l’85% delle imprese che ha beneficiato di questa misura lo faceva per la prima volta. E questo è un esempio di come una scelta di politica industriale azzeccata possa trasformare, in breve tempo, il volto delle imprese. Parliamo di occupazione? Gli investimenti in tecnologie 4.0 hanno generato in due anni, nelle imprese che li hanno usati, un aumento di circa 7 punti percentuali. Dentro questo aumento ci sono soprattutto giovani, operai specializzati e tutto il nostro Paese, senza distinzione tra nord e sud”.
Infrastrutture: il progetto Gaia X
Investire in infrastrutture, materiali ed immateriali è un driver per lo sviluppo: “Il futuro è in progetti come Gaia X, il progetto di cloud federato europeo, capaci di alleare Paesi, imprese e strategie per la creazione di campioni europei del digitale. Per questo i player italiani non possono restare fuori da questa partita. E poi chiediamoci, se l’Italia domani si riempisse di infrastrutture digitali, arriverà presto il 5G, gli italiani (e le nostre aziende), saranno pronti ad usarli? No. E non lo diciamo noi ma ce lo dice l’indice DESI, che da anni ci colloca terzultimi in classifica, condannati alla bassa alfabetizzazione digitale”, ritiene Di Stefano.
Inclusione territoriale
Non bisogna trascurare il Mezzogiorno: “C’è una misura efficace da poco che prevede una flat tax al 7% per dieci anni ai pensionati esteri che porteranno la residenza fiscale nel Mezzogiorno. Ma se al posto di nuovi pensionati potessimo attirare nuove imprese, non sarebbe meglio per il Mezzogiorno? La riduzione del carico contributivo del 30% dal primo ottobre al 31 dicembre è una misura emergenziale, ma affronta solo un segmento della grande questione Meridionale”, commenta Di Stefano.
Nel suo discorso, ha sottolineato come la Campania sia “la prima Regione Ue a rischio di povertà, con un tasso del 41 % circa, a fronte di una media europea del 17. Dati che non fanno onore all’intero Paese, che non chiedono l’ennesima misura tampone, ma pretendono un progetto strutturale”. La soluzione può arrivare da “un buon utilizzo dei fondi europei, dovrebbe consentire al Ministero dell’Economia, Ministero dello sviluppo economico e Agenzia per la coesione territoriale di intervenire sulle regioni che non hanno ancora impegnato almeno il 40% dei fondi. Si tratta di un atteggiamento prudenziale, soprattutto ora che il Recovery Fund potrebbe mettere a disposizione delle regioni del sud oltre 70 di quei 209 miliardi previsti. Il sud ha bisogno di grandi poli di ricerca e innovazione: al Sud più ancora che al nord, serve massa critica di risorse Stato-privato”. Importante concentrarsi su pochi importanti Hub: “Tra i progetti bandiera del Piano Sud, c’è Food for Life, dedicato alla ricerca e al trasferimento tecnologico nella filiera agroindustriale. Va fatto sul serio, coinvolgendo l’intera filiera produttiva, si otterrebbero risultati positivi anche per il lavoro degli stagionali in agricoltura”.
Il rilancio del Made in Italy
Per ripartire, per Di Stefano bisogna puntare sui settori del Made in Italy “che stanno pagando il prezzo più alto della crisi. Tra questi, turismo, moda, cultura. Consentitemelo: il bonus vacanze è uno degli esempi di dadaismo economico di questo Governo; 2,4 miliardi allocati ma utilizzati in minima parte. Il turismo vale il 13% del PIL ed è stato gravemente colpito. I bonus non bastano, perché ci aspettano ulteriori cali del 50% del fatturato. Un Governo attento dovrebbe ora investire per trasformare il turismo estivo sulle coste italiane in un dato strutturale. Altro capitolo è la crisi del tessile, che durerà purtroppo ancora a lungo e di certo il prossimo bonus, magari per lo shopping tricolore, non sarà sufficiente a contrastare la flessione del 20% dell’export. Infine, le industrie culturali e creative, più del 6% del PIL e 1 milione e mezzo di occupati. Durante il lockdown i musei hanno perso circa 80 milioni di euro; il cinema quasi 120, gli spettacoli musicali 350”.
I bonus, ha spiegato, non servono: “Con un calo del PIL del 10% quest’anno e un recupero parziale del 4,8% l’anno prossimo, non facciamoci illusioni: torniamo indietro di 23 anni. Perderemo 410mila occupati nel 2020 e 230 mila nel 2021. Sono numeri preoccupanti, che chiedono al Governo di lavorare con le imprese per garantire una ripresa rapida e facilitare le nuove assunzioni. E qui arriviamo a un tema centrale: il lavoro, che, dall’inizio della pandemia, è stato al centro di molte trasformazioni”.
Lavoro e formazione
Pensare alla ripresa nello scenario futuro, significa sottolineare l’importanza del rapporto tra scuola e lavoro: “Lo diciamo alla nostra Ministra dell’Istruzione: cara Ministra, iniziamo a fare cultura d’impresa nelle scuole oggi. Diamo ai nostri studenti gli strumenti per entrare nel mondo del lavoro di domani. È necessario costruire partnership stabili tra scuole e imprese, e garantire agli ITS sostenibilità economica e dialogo con le università per recuperare potenziali drop-out. Ne siamo convinti, perché chi esce da un ITS ha un tasso di occupazione, dopo 1 anno, di circa l’83%. Il piano industria 4.0 sarà sempre incompleto senza competenze 4.0”
La volontà è quella di avere “ITS capaci di dare formazione di qualità a molti più studenti e siamo disposti a farci un esame di coscienza. Non perché non abbiamo insistito abbastanza, ma perché ancora il sistema paese non ha raggiunto l’obiettivo. In particolare, l’obiettivo culturale. Noi lo sappiamo che il lavoro si impara anche a scuola. Come facciamo a dirlo agli studenti?”
Non importa per Di Stefano “da quale aula si esce, è il talento che apre le porte a chi guiderà il paese e le sue aziende. Ce lo conferma anche il progetto del Ministro Manfredi sui dottorati industriali, per favorire il match tra la domanda di innovazione delle imprese e l’offerta di conoscenza del mondo accademico e della ricerca. Dal 2018 ad oggi Confindustria ha raccolto più di 425 domande di aziende interessate a dottorati di ricerca triennali. CNR e imprese hanno finanziato 77 borse di dottorato industriale. Insomma, come ci ha ricordato Mario Draghi, ai giovani bisogna dare di più”.
Per ripartire e superare la crisi “bisogna mettere insieme due fattori: propensione al rischio da un lato, grandi capacità innovative dall’altro. Caratteristiche difficili da trovare insieme, perché la prima ce l’hanno le grandi imprese, le seconde le start up. Agevoliamo allora la creazione di spin off che li mettano insieme, Ministra Pisano, chiedendo a tutti di mettersi in gioco: al Governo, alle multinazionali e alle grandi imprese del nostro Paese, agli investitori che hanno la capacità di creare fiducia, ai giovani imprenditori come noi , ai ricercatori che promuovono idee ad alto potenziale innovativo”.
Riguardo alla formazione, Di Stefano ha sottolineato come il fondo nuove competenze metta “430 milioni di euro per il 2020 e ulteriori 300 milioni di euro per l’anno 2021 per la formazione dei lavoratori, ma sembra più orientato a riduzioni di orario a parità di salario. Noi crediamo invece che le risorse pubbliche debbano essere utilizzate per i lavoratori disoccupati o che stanno per perdere il posto di lavoro”. Sull’istruzione, la proposta è guardare “al sistema tedesco della legge federale di assistenza allo studio, che offre prestiti federali con condizioni di restituzione molto vantaggiose, a cittadini tedeschi e stranieri che arrivano in Germania. Questi fondi vanno in base al merito, e la loro restituzione in proporzione alla retribuzione conseguita”. Per il lavoro la proposta è lanciare una “Quota giovani: le riforme delle pensioni non si devono più fare pensando a chi esce dal mercato del lavoro, ma a chi ci entra. Basta con le riforme, le finestre, gli scaloni per andare in pensione prima. Proponiamo una modifica del sistema di contribuzione INPS “a scaloni”, questa volta non per uscire dal mercato del lavoro, ma per entrarci. Prevediamo step contribuitivi crescenti che restino a zero per un biennio, e che poi aumentino gradualmente, con sgravi assicurati per almeno un quinquennio”.
L’appello agli imprenditori
Di Stefano ha sottolineato che la sua associazione ha aderito al Patto per l’Italia lanciato dal Presidente Bonomi: “Lo facciamo perché sappiamo che gli imprenditori del futuro non ci perdonerebbero di aver rinunciato a salvare il nostro e il loro paese. Le lancette economiche dell’Italia sono tornate indietro di 23 anni, lo abbiamo detto. Ora bisogna riscrivere questa storia, senza lasciare indietro nessuno. Quello che vediamo, però, è il racconto di un Paese che vorrebbe correre, ma rimane ancora impantanato col bonus bici. Una storia che scriveranno i nostri connazionali, quando riusciremo a farli tornare qui a fare impresa e carriera. E con loro i talenti del mondo, che sceglieranno l’Italia come paese adottivo”.
E ha lanciato un appello ai colleghi del futuro: ” Imprenditori di domani, noi oggi ci impegniamo perché possiate veramente aprire l’azienda in un giorno, non perdere tempo con le scartoffie e pagare le tasse in maniera semplice, essere parte di un paese che crede in voi e non vi considera colpevoli prima ancora di aver formulato l’accusa. Cari imprenditori futuri, che oggi siete tra i banchi di scuola, noi ci impegniamo a ricostruire un patto generazionale per ridare alle giovani generazioni la possibilità di rafforzarsi, crescere e dare al Paese l’energia necessaria”.