Occupazione e welfare, ecco l’assegno di ricollocazione per i lavoratori in cassa integrazione

Pubblicato il 20 Ott 2017

lavoratore


Si muovono le acque – ed era ora – per cercare di adeguare gli strumenti di welfare nati ormai cinquant’anni fa alle (decisamente) mutate esigenze di un’economia in profonda e rapida trasformazione. Nel disegno di legge di bilancio – la cosiddetta manovra 2018 – sono infatti previste una serie di politiche attive volte a rendere meno pesante per il lavoratore la gestione dei momenti di crisi aziendale, grazie a diverse misure di sostegno. Vediamo quali.

Assegno anticipato

In tutte le situazioni di crisi nelle quali non sia espressamente previsto il completo recupero occupazionale, la norma proposta prevede la possibilità di un accordo che preveda un piano di ricollocazione, con l’indicazione degli ambiti aziendali e dei profili professionali a rischio di esubero. Le richieste potranno riguardare un numero di lavoratori non superiore al numero di esuberi previsti negli accordi.

I lavoratori che rientrino tra le figure a rischio potranno richiedere all’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), entro trenta giorni dalla data di sottoscrizione dell’accordo, l’attribuzione anticipata dell’assegno di ricollocazione.

La misura prevede che l’assegno possa essere ottenuto, per non meno di sei mesi, durante il trattamento straordinario di integrazione salariale al fine di ottenere un servizio intensivo di assistenza nella ricerca di un altro lavoro. Il servizio potrà essere prorogati di altri 12 mesi se, alla fine della cassa integrazione, le risorse spettanti non siano state fruite del tutto. Essendo una misura finalizzata alla formazione per un nuovo lavoro (magari migliore del primo), i lavoratori ammessi all’assegno di ricollocazione non hanno l’obbligo di accettazione di un’offerta di lavoro congrua.

Cosa succede se si trova un altro lavoro

Qualora il lavoratore accetti l’offerta di un contratto con altro datore di lavoro, potrà beneficiare dell’esenzione dal reddito imponibile ai fini IRPEF di un massimo di 9 mesi di retribuzione. Inoltre avrà diritto anche a percepire un contributo mensile pari al cinquanta per cento del trattamento straordinario di integrazione salariale che gli sarebbe stato altrimenti corrisposto.

I vantaggi per le imprese

Anche al datore di lavoro che assume il lavoratore che esce da una situazione di crisi sono riconosciuti dei benefici. In particolare, avrà diritto all’esonero dal versamento del 50 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro (esclusi quelli INAIL), fino a circa 4 mila euro annui. Questo beneficio durerà 18 mesi, in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato, e 12 mesi, in caso di assunzione con contratto a tempo determinato. Ma anche in quest’ultimo caso, se il contratto, nel corso della sua vigenza, viene trasformato da tempo determinato a tempo indeterminato, sarà possibile fruire degli ulteriori sei mesi per portare anche in questo caso il totale a 18 mesi.

La norma prevede inoltre il raddoppio del contributo di licenziamento, previsto per la cessazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, nel caso di licenziamenti collettivi effettuati dalle aziende tenute al versamento dei contributi per la cassa integrazione guadagni straordinaria.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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