Non solo iperammortamento: Confindustria chiede l’iperdeducibilità dei servizi fruiti in cloud e voucher per i Temporary Digital Manager

Pubblicato il 26 Set 2018

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“Gli incentivi previsti dal piano impresa 4.0 saranno confermati”. Ce lo hanno ripetuto quest’estate il ministro dell’Economia Giovanni Tria e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che è anche il titolare di quel Ministero dello Sviluppo Economico da cui dipendono le scelte politiche in tema di incentivi alle imprese. Ma nessuno ha ancora spiegato come. Anzi: alcune frasi dette proprio da Di Maio e da altri esponenti governativi sulla necessità di migliorare e sburocratizzare questi strumenti e renderli più a misura di PMI hanno al contrario contribuito a trasformare in una certezza quello che finora era solo un dubbio:gli incentivi all’impresa 4.0 ci saranno, ma niente sarà come prima.

Nella convinzione che politica e imprese debbano remare nella stessa direzione, Confindustria sta lavorando a un documento sulla politica industriale che presenterà al Governo in vista della prossima legge di bilancio.

Un nuova vita per la Cabina di Regia?

La prima cosa da scongiurare, chiedono da Viale dell’Astronomia, è la scomparsa della Cabina di Regia per industria 4.0 (ribattezzata impresa 4.0 nel 2017): si tratta di un tavolo composto, oltre che dai rappresentanti dei ministeri dello sviluppo economico, del lavoro, dell’istruzione, dell’economia, delle politiche agricole e dell’ambiente, anche dalle rappresentanze di imprese e lavoratori e del mondo dell’Università e della Ricerca.

Era l’organo che negli ultimi due anni aveva coadiuvato il governo nella scelta degli strumenti da mettere al servizio della politica industriale. Del tradizionale incontro di settembre quest’anno non c’è traccia. Il Ministero vuole ascoltare tutti, ma evidentemente preferisce gestire i rapporti in maniera differenziata e non collettiva. Confindustria invece è convinta che un tavolo come quello della Cabina di Regia debba essere mantenuto e sviluppato.

La proposta sugli incentivi di Confindustria

Nell’incontro con il Governo Confindustria presenterà poi la sua proposta sugli incentivi, che terrà nel dovuto conto i punti di forza e gli aspetti critici dell’attuale quadro delle agevolazioni. Il messaggio sarà sostanzialmente di confermare e sviluppare le misure in essere, anche perché “non sono ancora disponibili dati utili a quantificare in termini economici quanto le misure di politica industriale adottate negli anni scorsi abbiano effettivamente contribuito ad innescare investimenti in tecnologie 4.0, né quale impatto abbiano avuto sulla competitività delle imprese italiane”, come è scritto nero su bianco nella nota rilasciata questa settimana dal Centro Studi di Confindustria.

Le direttrici degli interventi proposti spaziano dalla prosecuzione degli strumenti che hanno funzionato a nuove proposte pensate proprio per dare maggior spinta all’innovazione delle PMI. Vediamo che cosa prevede il pacchetto pensato da Confindustria, che – val la pena sottolinearlo – ragiona in un’ottica pluriennale.

Super, iper ammortamento e Nuova Sabatini

Primo punto, l’iperammortamento. È chiaro anche alle imprese che questo incentivo non potrà durare per sempre e il Governo non ha né risorse né intenzione di “drogare” il mercato. Per questo Confindustria chiederà al Governo una soft way out, una via d’uscita morbida: una proroga che duri un paio di anni e permetta alle imprese di portare a compimento i progetti di ammodernamento e trasformazione digitale in corso. Nel frattempo – sperano gli industriali – ci sarà il tempo di mettere mano ai coefficienti di ammortamento fermi a quanto fu stabilito nella preistoria del digitale, nel 1988.

Oltre a proporre un ulteriore ampliamento dei beni previsti negli allegati A e B, si cercherà di trovare un modo per rendere questa misura più attraente per le PMI. Esclusa l’ipotesi di restringere la misura alle sole PMI, non piace nemmeno l’idea di una differenziazione delle aliquote in base alla dimensione d’impresa (che pure esiste nel caso del Bonus Sud), perché sarebbe più un disincentivo alle grandi che un incentivo alle piccole imprese. Potrebbe però passare l’idea di un tetto massimo all’incentivo, magari proprio quei 500 mila euro a partire dai quali oggi scatta l’obbligo della certificazione, o forse una cifra leggermente superiore. Questo permetterebbe di risparmiare risorse assorbite dai grandi progetti per finanziare altre misure più a misura di PMI.

Da verificare comunque anche come questo incentivo andrebbe a “coordinarsi” con l’ipotesi del taglio dell’IRES dal 24% al 15% per le imprese che reinvestono gli utili in assunzioni a tempo indeterminato o proprio in acquisto di beni strumentali.

Per quanto riguarda il superammortamento, che vale per tutti i possessori di partita IVA e per tutti i beni strumentali (autoveicoli esclusi), se ne chiederà il rinnovo ma non con la stessa enfasi.

Con la stessa logica Confindustria chiederà il rinnovo anche della Nuova Sabatini, apprezzato strumento che dà il meglio di sé proprio quando accoppiato alla maggiorazione dell’ammortamento. Si tratta di un contributo in conto impianti che va ad alleggerire l’onere del finanziamento finalizzato all’acquisizione di beni strumentali, incentivo che è maggiorato nel caso di acquisto di beni 4.0.

La novità: iperdeducibilità per software e servizi fruiti in cloud o su piattaforme web

Uno dei maggiori difetti dell’attuale quadro degli incentivi è che taglia completamente fuori gli investimenti in software, sistemi e servizi IT la cui acquisizione però non avviene con l’acquisizione di un bene immateriale, ma con l’erogazione del servizio in cloud o via piattaforma web, cioè in modalità “as-a-service”, tramite abbonamento o subscription. Si tratta infatti di costi che rientrano nelle spese correnti e non in conto capitale e quindi completamente incompatibili con il modello di incentivo delle maggiorazioni degli ammortamenti.

Quello del pay-per-use è un modello di business figlio della servitizzazione, che si sta diffondendo sempre di più e che, già oggi, non riguarda più solo l’utilizzo di software, ma anche quello delle macchine, se è vero – come qualcuno si spinge a pensare – che un giorno le macchine non si pagheranno più, ma si pagherà un canone per il loro utilizzo.

Il punto è: come fare a incentivare l’acquisizione di software o servizi in abbonamento? Il meccanismo pensato da Confindustria è quello di una iperdeducibilità dei canoni. Una misura che sarebbe anche a portata di PMI, che a causa della loro struttura finanziaria hanno maggiore facilità a effettuare investimenti di questo tipo piuttosto che immobilizzazioni in conto capitale.

La formazione superiore

Sul tema formazione, Confindustria chiederà innanzitutto di proseguire con il finanziamento degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori che dovrebbero formare le maestranze di domani finalmente dotate delle competenze digitali tanto richieste. Anche introducendo forme di incentivi alle aziende private che daranno una mano. Una richiesta già esplicitamente contenuta nella già citata nota del Centro Studi, dove si legge che “serve avviare un progetto nazionale sull’orientamento professionale dei giovani, rafforzare il ruolo degli ITS (che nel 2017 in Italia contavano solo 9 mila studenti, contro i 760 mila della Germania e i 530 mila della Francia), integrare, in un percorso organico, le esperienze di alternanza scuola-lavoro e i diversi percorsi in apprendistato, che includano anche una tipologia dedicata alle tecnologie 4.0, nonché rafforzare i dottorati industriali”.

Lo sviluppo delle competenze: il Temporary Digital Manager

Sullo sviluppo delle competenze in azienda si chiederà poi il rinnovo del credito d’imposta per le spese delle aziende nella formazione 4.0, sottolineando poi la necessità di introdurre misure che consentano alle aziende di avvalersi della consulenza di un “Temporary Digital Manager”, un super-manager 4.0 che abbia il compito di accompagnare l’azienda nel processo di digital transformation, sulla stregua di quanto già accade con i Temporary Export Manager.

Per favorire le PMI, infine, sarà proposto un incentivo che vada a coprire i costi della docenza, esclusi dal meccanismo del credito d’imposta, magari sotto forma di voucher di importo variabile in base alle dimensioni dell’azienda.

Per coprire inoltre la mancanza di personale giovane e qualificato, Confindustria proporrà inoltre una iperdecontribuzione rivolta alle sole PMI che assumano diplomati degli ITS e laureati con competenze specifiche sulle tecnologie 4.0.

Confindustria infine chiederà di non abbandonare il supporto ai Competence Center come luogo nel quale concretizzare progetti di sviluppo anche a misura di piccola e media impresa.

Guarda anche l’intervista a Fabrizio Scovenna, presidente di ANIE Automazione, su questi stessi temi

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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