Le 10 richieste delle aziende metalmeccaniche per un’Europa migliore

Federmeccanica e CEEMET lanciano le loro proposte in vista delle europee. 10 punti per la crescita, tra innovazione e sociale

Pubblicato il 01 Mar 2019

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Un piano in 10 punti per offrire una piattaforma di idee, elaborate dal mondo produttivo, che siano in grado di trasformare le sfide dell’Europa in opportunità. È stato questo il tema al centro dell’incontro organizzato da Federmeccanica e CNEL, nella sede del “Parlamentino”, in vista delle elezioni per il Parlamento Europeo di fine maggio. Un momento di dibattito per stimolare una discussione su come rendere l’Unione Europea “a prova di futuro”, attraverso il forte legame con un’industria che deve essere competitiva a livello internazionale.

All’incontro, nel quale sono intervenute il capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Beatrice Covassi e la Presidente della X Commissione – Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei Deputat, Barbara Saltamartini, hanno partecipato parlamentari europei ed italiani, rappresentanti dei sindacati e del mondo del lavoro oltre a imprenditori del mondo della metalmeccanica.

Dal Poz: “Italia ed Europa approdi sicuri”

“Da tempo navighiamo nel mare aperto le cui correnti sono costituite dal mercato globale e dalla rivoluzione digitale – ha ricordato Alberto Dal Poz, Presidente Federmeccanica – elementi la cui energia dissolve ogni certezza. Gli unici approdi sicuri sui quali possiamo contare sono l’Italia e l’Europa. Dalla prima ci aspettiamo politiche capaci di sostenere la trasformazione e la competitività delle nostre aziende e del Paese. Dalla seconda attendiamo stabilità e un vero progetto continentale, da costruirsi giorno dopo giorno, capace di confermare quel primato di cultura, civiltà e tecnologia che da millenni è la cifra che ci distingue nel mondo”.

Treu: “Dobbiamo investire nel sociale e nell’innovazione”

“La priorità in questo momento dovrebbe essere quella di rafforzare gli investimenti nei settori economici e produttivi del futuro ha sottolineato Tiziano Treu, presidente CNEL – a cominciare dalle tecnologie digitali, in grado di metterci in linea con l’ambizione da tempo enunciata di fare dell’Europa l’area più competitiva nel contesto della società e dell’economia globale. Occorre un unico progetto europeo con risorse e strumenti comuni come è stato con Industria 4.0.

“Al contempo, però, dobbiamo rendere più ambizioso e cogente il Pilastro Sociale Europeo. Le due misure, rafforzamento di investimenti sociali e di investimenti nell’innovazione, vanno tenute insieme. Perché senza un forte impulso alla crescita nessun sistema di Welfare può far fronte alla progressiva crescita delle diseguaglianze e l’aumento della povertà. Un modello di crescita che non sia inclusivo e sostenibile anche sul piano sociale rischia di alimentare sentimenti antieuropei e le spinte centrifughe che si nutrono delle paure sociali”.

Ecco i dieci punti per l’Europa

Ad illustrare Il documento “10 Point Plan” è stato Diego Andreis, Vice Presidente di Federmeccanica e Presidente CEEMET, l’associazione che in Europa rappresenta 200mila aziende metalmeccaniche, per un totale di 17 milioni di posti di lavoro diretti e 35 milioni di indiretti, a cui aderisce Federmeccanica. “La Cultura 4.0 rappresenta oggi, prima ancora delle tecnologie – ha spiegato – il vero fattore abilitante per i nuovi modelli di business e le nuove frontiere competitive. Per questo serve un approccio di sistema, non solo italiano bensì europeo”. Da qui l’elaborazione dei 10 punti:

Il futuro dell’Europa Il futuro della ricchezza europea dipende dall’esito della fase di transizione verso una industria digitalizzata e una società sempre più esperta nel digitale, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Se l’UE vuole avere successo, molto del dibattito e delle azioni dovrebbero essere focalizzati sulla creazione di un Mercato Unico Europeo (Digitale).

Una migliore regolamentazione Le istituzioni dell’UE devono alleggerire gli adempimenti burocratici che disincentivano gli investimenti da parte delle imprese e frenano la competitività e la creazione di nuovi posti di lavoro. In particolare ciò vale per le PMI che sono notevolmente vulnerabili di fronte a vincoli normativi troppo onerosi e questo ostacola anche la nascita di nuove imprese in Europa. Regolamentazione migliore = renderla semplice ma rigorosa.

Competitività internazionale L’Ue, prima di introdurre ulteriori regolamentazioni, dovrebbe tenere in considerazione il contesto globalizzato in cui operano le nostre imprese, puntando all’Europa come luogo in cui fare business. Ricchezza e nuovi posti di lavoro saranno creati solamente attraverso un’industria competitiva a livello internazionale.

L’era della industria digitale La trasformazione digitale può essere trasformata in opportunità solamente se affrontata a livello europeo. L’Europa deve accelerare i suoi sforzi per razionalizzare le sue politiche e le attività di digitalizzazione di tutte le regioni dell’UE, della società e dell’industria. La digitalizzazione vedrà, allo stesso tempo, la scomparsa di posti di lavoro e la creazione di nuovi.

Skills, skills, skills È necessario colmare il deficit di competenze sia a livello nazionale che europeo ed è fondamentale che vengano stanziati fondi per aiutare i sistemi di istruzione e formazione ad adeguarsi al cambiamento tecnologico:

  • Investire per rendere l’istruzione e la formazione professionale più attrattiva;
  • Promuovere l’apprendimento delle materie STEM fin dalla più tenera età per affrontare la digitalizzazione dell’industria;
  • Rafforzare la cooperazione tra l’industria e gli istituti di formazione e garantire che essi condividano le migliori pratiche realizzate.

Mercati del lavoro agili Con la digitalizzazione in corso, il lavoro diventa sempre più lontano dall’idea di un luogo di lavoro fisso e un orario di lavoro definito. Questo porta a nuove forme di organizzazione del lavoro e il superamento dei modelli di lavoro precedenti. Serve:

  • Promuovere riforme a livello nazionale per un mercato del lavoro agile;
  • Sperimentare nuove tipologie di lavoro e nuovi modelli di organizzazione del lavoro;
  • Prendere atto che una regolamentazione rigida tende ad avere ripercussioni negative sulla creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della digitalizzazione nell’industria.

Le parti sociali fanno la differenza Le relazioni industriali si sono evolute differentemente nei diversi contesti economici, politici, sociali nazionali. Non può esistere un modello unico valido a livello europeo. I sistemi di contrattazione collettiva giocano un ruolo di primo piano nel determinare le condizioni di lavoro e di occupazione, retribuzione compresa. Le parti sociali sono più vicine all’industria e sono quindi in grado, in modo autonomo e sulla base di un solido mandato, di agire per trovare soluzioni idonee, sia a livello aziendale che nazionale di settore. L’UE deve evitare di interferire nelle questioni che sono di esclusiva competenza delle parti sociali.

Investimenti in tecnologia e industria L’UE, gli Stati Membri e le istituzioni finanziarie devono facilitare l’accesso ai fondi. È importante sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai fondi EU e provare a rendere più agevoli l’accesso e il meccanismo di funzionamento. L’innovazione «Made in Europe» dovrebbe essere prodotta in Europa. Per raggiungere questo obiettivo bisogna creare uno sportello unico per i finanziamenti europei che sia pienamente operativo e incrementare gli investimenti in R&S, in cui l’UE registra un ritardo rispetto alle economie più sviluppate del mondo.

Commercio mondiale e Brexit Il libero scambio e i mercati aperti sono stati i principali fattori trainanti della prosperità dell’UE. In un contesto di crescente nazionalismo e protezionismo, l’UE deve continuare a battersi per nuovi accordi commerciali internazionali, proteggendo nel contempo le relazioni commerciali esistenti. L’Europa – come maggiore blocco commerciale – deve parlare con una sola voce, per istituire in modo equilibrato nei confronti degli Stati Uniti, Cina e altri partner commerciali nuovi accordi commerciali internazionali. Inoltre, i negoziatori sul tema Brexit devono produrre accordi commerciali sullo status quo tra l’UE27 e il Regno Unito per le imprese tecnologiche e industriali. ll non accordo riguardo alla Brexit non è un’opzione ammissibile.

Consultare l’industria La consultazione con il mondo dell’industria dovrebbe diventare da parte dei politici una fase naturale dell’iter legislativo e dovrebbe servire come un mezzo per trovare soluzioni ai problemi dell’economia reale e delle sue imprese. CEEMET e le sue associazioni aderenti – come Federmeccanica – sono in grado di fornire tale supporto. Con più di 200.000 imprese, di cui la maggior parte di piccole e medie dimensioni, Ceemet e i suoi membri costituiscono l’interfaccia ideale per la condivisione di informazioni concrete e giuridicamente fondate riguardo al mondo dell’industria.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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