L’Europa è “investita in pieno da una crisi profonda dell’intero Occidente”, a cui deve reagire occupandosi delle profonde trasformazioni che la società sta attraversando. E al centro dei piani va messo “un New Deal per l’uomo nell’era digitale“. È questo uno dei messaggi-chiave contenuti nel Manifesto “Siamo Europei” promosso dall’ex ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e firmato già da numerose personalità (tra cui anche imprenditori come Alberto Baban, Alberto Bombassei, Andrea Illy, Paolo Merloni e Flavio Radice): un documento che si propone di chiamare a raccolta le forze della società civile per costituire una lista unica delle forze politiche e civiche europeiste alle elezioni europee.
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Disuguaglianze frutto di una trasformazione troppo veloce
L’aumento delle disuguaglianze e l’impoverimento relativo della classe media sono stati generati dalla “velocità del cambiamento innescato dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica, e parallelamente gli scarsi investimenti in capitale umano e sociale”, che invece di ricomporre le lacerazioni tra progresso e società, “tra tecnica e uomo”, hanno peggiorato le cose, incrinando la fiducia dei cittadini nel futuro.
Di qui la necessità di un “New Deal” che metta l’uomo al centro dello sviluppo nell’era digitale. “Non esiste un’equa distribuzione della ricchezza senza un’equa distribuzione della conoscenza“, è scritto nel manifesto. “Va quindi combattuto senza quartiere l’analfabetismo funzionale, che sta minando le democrazie persino più delle diseguaglianze economiche, destinando una quota più rilevante dei fondi strutturali all’istruzione, alla formazione e alla cultura”.
Formazione e Welfare 4.0 europeo contro il populismo
L’analisi socioeconomica prosegue spiegando che la gestione di quanto generato “dalla globalizzazione e dall’innovazione non può essere più lasciata interamente al mercato. Dovranno essere finanziati a livello europeo strumenti per la formazione permanente dei lavoratori”.
È inoltre “urgente e indispensabile” la creazione di un sistema di welfare 4.0 perché “laddove esistono alti tassi di conoscenza diffusa e un welfare efficace il populismo non attecchisce”.
Una politica industriale comune
L’Europa deve agire per governare fenomeni che altrimenti la vedrebbero succube. Per farlo deve dotarsi di istituzioni e strumenti titolati a lavorare anche sul piano fiscale. Tra i compiti delle istituzioni europee c’è l’eliminazione delle “distorsioni provocate dal dumping fiscale, sociale e ambientale interno ed esterno all’Unione” e l’istituzione di una “corporate tax” armonizzata per i paesi dell’Unione.
Deve inoltre essere varata “una incisiva politica industriale comune che supporti gli investimenti produttivi tecnologici e scientifici”
Lavorare a una leadership scientifica europea
“La rivoluzione digitale, i cambiamenti climatici, la necessità di energia sostenibile, gli straordinari progressi della medicina, a costi però sempre più alti, rappresentano sfide che non possiamo perdere”, scrivono gli autori del Manifesto.
Altri paesi, come Stati Uniti, Cina e Giappone, “stanno investendo in questa direzione importanti risorse economiche. Se l’Europa non si adegua in fretta perderà opportunità di sviluppo e occasioni di crescita per i suoi giovani talenti”.
Nonostante gli sforzi degli ultimi anni per incrementare la ricerca scientifica europea, il divario con gli altri grandi paesi si va comunque allargando. Per questo il Manifesto intende promuovere il “rafforzamento della collaborazione tra università e centri di ricerca degli Stati membri e l’aumento del bilancio europeo destinato a progetti comuni è un obiettivo fondamentale per affrontare il XXI secolo”.