Robotica, intelligenza artificiale, elettronica, security: il made in Italy ad alta intensità tecnologica sarà tutelato dal golden power. Il Governo, cioè, potrà avocare a sé il controllo delle società high-tech considerate di interesse strategico nazionale che rischino di finire nelle mani di società extra UE. È una delle misure presenti nelle pieghe del decreto fiscale presentato ieri a Palazzo Chigi ed è una notizia di grande importanza per tutto il settore dell’high-tech italiano, che mira a frenare il depauperamento della proprietà intellettuale del sistema-Italia, spesso soggetto a “scorrerie” da parte di capitali provenienti da altri continenti, interessati, più che allo sviluppo delle attività, ad appropriarsi del loro know-how strategico.
Le società high-tech, insomma, vengono equiparate a quelle che operano nel settore della difesa, delle telecomunicazioni e delle public utilities.
A chi si applica?
Con appositi regolamenti, spiega la Presidenza del Consiglio, saranno individuati ai fini della verifica in ordine alla sussistenza di un pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico, i settori ad alta intensità tecnologica oggetto della nuova disciplina, quali, ad esempio, le infrastrutture critiche o sensibili, tra cui immagazzinamento e gestione dati e le tecnologie critiche, compresa l’intelligenza artificiale, la robotica, i semiconduttori, le tecnologie con potenziali applicazioni a doppio uso, la sicurezza in rete, la tecnologia spaziale o nucleare, ecc.
“I provvedimenti relativi alle grandi imprese in crisi, al rafforzamento del golden power e alla norma ‘antiscorrerie’ approvati nel decreto fiscale – ha commentato il Ministro Carlo Calenda – rispondono all’esigenza fondamentale e urgente, anche visto l’approssimarsi di una stagione elettorale, di varare regole e strumenti che mettano in sicurezza gli asset strategici del Paese, sia quelli in amministrazione straordinaria, alcuni dei quali sono interessati da processi di cessione da realizzarsi a condizioni eque per aziende, lavoratori e creditori, sia quelli che rappresentano eccellenze industriali e che potrebbero diventare obiettivo di acquisizioni predatorie tese a depauperare il nostro patrimonio produttivo e di know how. L’Italia è un paese aperto agli investimenti internazionali ma pretende il rispetto delle regole da parte degli investitori e tutela l’interesse nazionale come fanno tutti le grandi economie mondiali”.