Gli industriali scrivono a Di Maio: 5 punti per far ripartire Industria 4.0

Pubblicato il 07 Giu 2018

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Evitare di ridurre il piano Industria 4.0 a una semplice leva fiscale, puntando invece l’attenzione sull’integrazione tra Competence center e digital innovation Hub, sulle Pmi e sul coinvolgimento dei giovani “con una strategia condivisa per evitare sprechi”. È questo l’appello che Gianni Potti, presidente di CNCT – Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, lancia al nuovo ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. 

Una lettera aperta in 5 punti, pubblicata da Agenda Digitale, per stimolare un dibattito fondamentale per il futuro del paese visto che, scrive Potti, “l’Italia è partita in ritardo su Industria 4.0 e non c’è, pertanto, altro tempo da perdere. Bisogna tenere le cose buone, come l’iperammortamento e la dissemination sull’argomento e cambiare rotta – presto e bene – su quanto c’è da fare”. 

L’iperammortamento funziona, ma non basta

Gianni Potti

Il Presidente di CNCT parte proprio dall’iperammortamento al 250% per il cambio di macchinari e software che è stato uno degli strumenti che più hanno funzionato nel piano Industria 4.0. Un provvedimento che ha portato, nel 2017, a una crescita del  del 10% nelle vendite di macchine utensili e che ha permesso di rigenerare il parco macchine del Paese.  “Ma Industria 4.0 non può essere e non è solo una leva fiscale, – spiega Potti – ma è molto di più”. La prima questione da risolvere, quindi, è come stimolare, “anche con incentivi e voucher la parte del processo produttivo, della consulenza, del cloud, della sensoristica, dei social, del marketing, degli analitycs e big data, della cyber security e così via”.

Una rete tra Competence center e Digital Innovation Hub

Il secondo nodo che Potti mette all’attenzione del Ministro riguarda il rapporto tra competence center e Digital Innovation Hub. A preoccupare gli industriali, infatti, è il bando del MISE del 30 gennaio, dedicato ai Centri di Competenza ad alta specializzazione, che vede un nuovo ruolo dei DIH. Un ruolo fortemente ridimensionato rispetto a quello consolidato a livello comunitario, che era stato il riferimento per l’ultimo anno e mezzo.  “L’obiettivo – sottolinea Potti – è di di rendere coerenti i Competence Center, con i Digital Innovation Hub, luoghi diffusi nei territori dove si incontra la PMI con il mondo universitario e del digitale. I DIH devono diventare il contatto delle PMI con Industria 4.0 altrimenti non ci porteremo appresso il vero cuore produttivo dell’Italia”.

Condivisione tra istituzioni

“Costituire una cabina di regia del Governo con la Conferenza delle Regioni e le Camere di Commercio, per una strategia condivisa e soprattutto per evitare sovrapposizioni e sprechi“. È questo il terzo obiettivo chiesto al governo per fornire una maggiore integrazione tra il piano Industria 4.0 e le istituzioni, dall’Unione Europea, alle Regioni, fino alle Camere di Commercio.  “Sto pensando sia ai nuovi punti di innovazione digitale delle Camere di Commercio – scrive – sia alla fitta rete di competenze sovrapposte rappresentate dalle singole Regioni, destinatarie dei veri grandi (in senso monetario) finanziamenti europei POR, FESR etc. Regioni che a mio avviso sono attori importantissimi nei territori, perché a diretto contatto delle imprese e delle partite dei fondi comunitari su innovazione e ricerca”.

Sulle PMI seguiamo l’esempio del Giappone

La quarta questione riguarda i modelli economici da seguire e l’esempio di paesi, come il Giappone che, rispetto a nazioni come la Germania, hanno un tessuto “più simile al nostro manifatturiero fatto di PMI – spiega – guardando al modello human technology oriented che rimette la tecnologia al servizio della persona”. Le PMI sono lo strumento per raggiungere la crescita sostenibile di medio e lungo termine necessaria all’Italia, spiega Potti e, come dice il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, sono la chiave per diffondere la quarta Rivoluzione Industriale. “Promuoveremo e supporteremo l’introduzione di IT e robot – sottolinea – adatti ai bisogni di aziende di medie e piccole dimensioni in base alle condizioni aziendali di ogni impresa. Si punta chiaramente ad una tecnologia dedicata alle persone e a vivere meglio le nostre città”.

Coinvolgere i giovani

“Mescolare la naturale predisposizione dei giovani per il digitale con il profondo sapere che da sempre abbiamo nelle nostre imprese”. È questa la risposta di Potta alla quinta questione, quella che riguarda una nuova cultura dell’impresa. “Noi siamo tra quelli che ci credono e non mollano – dice – convinti che spetta a noi imprenditori il vero cambio di passo, e questo sta avvenendo. Noi per primi siamo coscienti della rivoluzione contenuta nell’Industria 4.0. La prima rivoluzione digitale deve avvenire nelle teste di noi imprenditori e nelle competenze, con skill diversi e più elevati, con l’elemento umano al centro dell’Industria 4.0, e in questo processo – conclude – diventa decisivo il coinvolgimento dei giovani“.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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