Ha toni a tratti apocalittici il Manifesto franco-tedesco per una politica industriale europea pronta a rispondere alle sfide del XXI secolo firmato ieri dal Ministero federale tedesco per l’economia e l’energia e dal ministero dell’economia e della finanza francese. L’analisi dello scenario attuale e della rilevanza dei processi di trasformazione in atto a livello globale è spietata e, ahimè, realistica.
“In un momento di cambiamenti sempre più rapidi a livello globale, l’Europa deve unire le sue forze ed essere più unita che mai”, esordisce il documento. La forza economica dell’Europa nei prossimi decenni, si spiega, dipenderà in larga misura dalla capacità del Vecchio Continente di rimanere una potenza manifatturiera e industriale in grado di affermarsi sullo scenario mondiale.
La digitalizzazione infatti sta “cambiando sotto i nostri occhi” il settore industriale. “Se l’Europa vuole ancora essere una potenza produttiva nel 2030, abbiamo bisogno di una vera politica industriale europea”.
Il documento prosegue con un’affermazione che – se non fosse tragicamente condivisibile – potremmo definire apocalittica. “La scelta è semplice se parliamo di politica industriale: unire le nostre forze o lasciare che la nostra base industriale e la nostra capacità scompaia gradualmente“.
Un’industria forte, infatti, è “al centro di una crescita sostenibile e inclusiva. E, soprattutto, è ciò che darà all’Europa la sua sovranità economica e la sua indipendenza”.
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Che cosa fare
Per avere successo, servono strategie. Molto più che in passato. Per questo motivo Francia e Germania chiedono, con questo manifesto, una strategia industriale europea più ambiziosa con obiettivi chiari per il 2030. Strategia che deve essere una priorità assoluta per la Commissione europea che prenderà corpo dopo le prossime elezioni europee.
I pilastri su cui deve poggiare la strategia sono tre: investimenti in innovazione, modifiche al quadro normativo e difesa di tecnologie, imprese e mercati.
Il ruolo dell’innovazione
“Avremo successo solo se saremo noi a creare, sviluppare e produrre nuove tecnologie”, spiega il documento, che poi elenca quello di cui c’è assoluto bisogno:
- Creare una strategia europea per finanziare le iniziative tecnologiche nell’ambito di InvestEU e con la partecipazione delle istituzioni UE (come il Fondo europeo per gli investimenti – FEI) che sia in grado di mobilitare il capitale privato per coprire il fabbisogno di capitale proprio delle imprese tecnologiche innovative e di nuova costituzione.
- Un forte impegno dell’UE a favore dell’innovazione disruptive nel quadro del Consiglio europeo dell’innovazione (EIC). L’obiettivo è quello di sostenere progetti tecnologici ad alto rischio a livello europeo, con un’ampia autonomia concessa ai responsabili di programma, consentendo loro di fare scommesse tecnologiche ad alto rischio facendo ricorso alle migliori competenze e tecnologie private, ad esempio nei settori della salute, dell’energia, del clima, della sicurezza e della tecnologia digitale.
- Diventare leader mondiali in materia di intelligenza artificiale: Francia e Germania intensificheranno la loro cooperazione in materia di intelligenza artificiale (AI) e daranno forma alle ambizioni dell’UE espresse nel suo piano coordinato sull’AI. “Conveniamo di promuovere la cooperazione franco-tedesca in materia di ricerca e sviluppo e di applicazione dell’intelligenza artificiale sostenendo strutturalmente il nostro partenariato con una rete comune di ricerca e innovazione. La rete riguarderà tra l’altro il trasferimento della ricerca alle imprese, anche nei settori della sanità, dei trasporti e della robotica”.
- Garantire la nostra capacità di produrre tecnologie innovative: ciò richiede il supporto dei progetti dalla ricerca fino alla prima applicazione industriale. “Lo facciamo con il primo IPCEI sulla microelettronica. E ora puntiamo a creare un secondo IPCEI per una nuova generazione di batterie“.
- Garantire che i nostri mercati finanziari sostengano l’innovazione nell’industria: per questo motivo “dobbiamo completare l’Unione dei mercati dei capitali e dare alla nostra industria la possibilità di finanziarsi più facilmente, soprattutto quando crescono di scala”.
Cambiare le regole del gioco
Il secondo punto fa riferimento al quadro normativo. Qui il riferimento, nemmeno troppo velato, è al blocco dell’operazione Siemens-Alstom. “Avremo successo solo se le imprese europee saranno in grado di competere sulla scena mondiale. Le regole sulla concorrenza sono essenziali, ma devono essere riviste per poter tenere adeguatamente conto di considerazioni di politica industriale, al fine di consentire alle imprese europee di competere con successo sulla scena mondiale. Oggi, tra le prime 40 imprese più grandi del mondo, solo 5 sono europee”.
Poiché non c’è parità di condizioni normative a livello globale, le imprese europee rischiano di trovarsi in una “situazione di enorme svantaggio. Quando alcuni paesi sovvenzionano pesantemente le proprie aziende, come possono le aziende che operano principalmente in Europa competere lealmente?”.
La risposta è politically correct, solo nella forma: “Naturalmente, dobbiamo continuare a sostenere la necessità di condizioni di concorrenza più eque ed efficaci a livello globale, ma nel frattempo dobbiamo garantire che le nostre imprese possano effettivamente crescere e competere“.
Ma quali sono le modifiche alle regole che Francia e Germania chiedono? Eccole qui:
- Tenere in maggiore considerazione il controllo statale e i sussidi nell’ambito delle operazioni di acquisizione.
- Aggiornare gli attuali orientamenti in materia antitrust per tenere maggiormente conto della concorrenza a livello mondiale, della concorrenza potenziale futura e dei tempi previsti per lo sviluppo della concorrenza, in modo da consentire alla Commissione europea una maggiore flessibilità nella valutazione dei cosiddetti “mercati rilevanti”.
- Valutare l’ipotesi di concedere un diritto di ricorso al Consiglio, che potrebbe in ultima analisi prevalere sulle decisioni della Commissione.
- Far sì che sia più facile avviare progetti ICPEI, tenendo conto dell’obiettivo di sviluppare una capacità industriale innovativa in Europa.
La difesa
“Avremo successo solo se saremo in grado di difendere le nostre tecnologie, le nostre imprese e i nostri mercati”. Ecco che cosa occorre fare, secondo il manifesto:
- Garantire la piena attuazione del quadro europeo di monitoraggio degli investimenti esteri per proteggere le tecnologie strategiche e gli asset critici dell’Europa. La Francia e la Germania invitano tutti gli Stati membri a sviluppare meccanismi di screening in quanto “possiamo proteggere i nostri interessi solo collettivamente”.
- Un efficace meccanismo di reciprocità per gli appalti pubblici con i paesi terzi. “La reciprocità è forse uno dei modi più efficaci per progredire verso condizioni di parità a livello mondiale. Per quanto riguarda gli appalti pubblici, dobbiamo sfruttare meglio la flessibilità che già esiste oggi nelle norme sugli appalti pubblici e che consente chiaramente di tener conto di fattori diversi dal prezzo”.
- La difesa del multilateralismo, l’apertura dei mercati e la promozione di un’ambiziosa politica commerciale dell’Unione europea, che sono “fondamentali, in particolare per garantire la competitività internazionale, la creazione di posti di lavoro, gli investimenti e l’innovazione e per resistere a tutte le forme di protezionismo”.
- Monitorare e adattare, se necessario, la politica commerciale europea per “difendere la nostra autonomia strategica”. Occorre inoltre aggiornare il regolamento dell’Organizzazione mondiale del commercio per “migliorare la trasparenza e combattere più efficacemente le pratiche di distorsione degli scambi, comprese le sovvenzioni eccessive all’industria”